Marco Travaglio contro Mario Draghi, amico del popolo contro figlio di papà, fra massoni e servizi segreti

di Pino Nicotri
Pubblicato il 28 Luglio 2021 - 20:23 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio contro Mario Draghi, amico del popolo contro figlio di papà, fra massoni e servizi segreti

Marco Travaglio contro Mario Draghi, amico del popolo contro figlio di papà, fra massoni e servizi segreti

Marco Travaglio a Bologna, sorprende che delle infelici frasi del suo discorso contro Mario Draghi nessuno si sia accorto dell’enorme fesseria declamata sotto il sole cocente, della quale parleremo più avanti. E che tutti abbiano invece puntato il dito scandalizzati contro l’affermazione che l’attuale premier è stato un figlio di papà.

A detta degli scandalizzati lo scandalo deriva dal fatto che Mario Draghi è rimasto orfano del padre, cioè del papà, a soli 15 anni  “e l’anno dopo” (in realtà quattro anni dopo) anche della madre.

Come i libri di Storia insegnano, si può essere figli e figlie di papà anche se orfani di entrambi i genitori fin dalla più tenera età.

Come dimostra la lunga serie di teste coronate diventate tali già da bambini per morte del genitore titolare del trono o di grandi ricchezze e annesso potere.

Il padovano Carlo Draghi, padre di Mario,  non era un re, ma un dirigente della Banca d’Italia, proprio quella dove poi regnerà suo figlio. Oltre che in seguito un dirigente dell’IRI e della Banca Nazionale del Lavoro. Posizione sociale, professionale ed economica più che solida quella del papà Carlo. Già di per se capace di assicurare al figlio – anzi ai tre figli – una ottima educazione e formazione non solo scolastica. Di quelle che un po’ per invidia si definiscono da figlio di papà. Anche se il papà di questo tipo passa a miglior vita quando il figlio è 15enne, questi non resterà certo sul lastrico. 

La madre di Mario Draghi, Gilda Mancini, era una farmacista titolare della  farmacia di famiglia a Monteverde, posseduta dal nonno e dal padre. Anche la mamma quindi, che scompare quando il figlio ha 19 anni, ha una ottima posizione economica e non lascia certo i figli sul lastrico. Tant’è che la figlia Andreina, diplomata al famoso liceo Tasso a Roma, ha potuto diventare una storica dell’arte e il figlio minore, Marcello, un imprenditore. Sia Marcello che Mario hanno frequentato a Roma il liceo classico dell’Istituto Massimiliano Massimo, retto dai gesuiti e mai frequentato da indigenti.

A scuola al Massimo, con tanti figli di papà

Tutte scuole più da figli di ricchi, o come si suol dire da “figli di papà”, e papà membro della classe dirigente, che da figli di proletari. Tant’è che al Massimiliano Massimo il nostro futuro premier si è trovato nella stessa classe di Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, altri due bei figli di papà.  E in ogni caso a Monteverde molti ricordano le riunioni di famiglia dei Draghi per dividersi le non irrilevanti proprietà lasciate in eredità da genitori e nonni.

Come si vede, assolutamente fuori luogo dare addosso a Travaglio per avere definito Mario Draghi “figlio di papà”. Anche se ha purtroppo usato un linguaggio piuttosto volgare e tranciato giudizi per emettere i quali Travaglio  non ha nessun titolo.

Ma si sa, il successo, la comproprietà di un giornale ed esserne il direttore  possono anche insuperbire e portare a dire cose che magari non si pensano nemmeno. Così come può dare alla testa stare seduto e parlare sotto un sole boia al parco Cevenini di  Bologna, dove domenica scorsa alla festa nazionale di Articolo Uno Travaglio ha presentato il suo ultimo libro:  “I segreti del Conticidio”. 

Marco Travaglio spiega perché Conte è caduto

La tesi del libro è che il Governo Conte è stato ucciso da un complotto ordito dai poteri massonici, con alla testa Draghi. E gestito dal Quirinale con il supporto operativo della Cia e di servizi segreti, ovviamente deviati. Complotto che ha armato la mano del killer Matteo Renzi fattosi assassino del governo Conte Due. Proprio quando, amato da tutti in Italia ed Europa, stava facendo cose meravigliose.

Veniamo ora all’enorme errore declamato dal direttore del Fatto Quotidiano e passata stranamente inosservata. Nel suo applaudito discorsetto seduto in poltrona  sotto un sole cocente Travaglio riferendosi al secondo governo di Giuseppe Conte ha tra l’altro detto:

“E il problema è che quel governo era popolare per estrazione ma era popolare anche per la popolarità che aveva. Il presidente del consiglio era il presidente del consiglio più popolare degli ultimi venticinque anni (come risultava dai sondaggi fatti da Repubblica). E i ministri come Speranza erano ai primi posti della graduatoria della popolarità. E quindi voi capite per quale motivo invece di dire “sono popolari” si dice “sono populisti”. Perché “popolare” è un pregio, “populista” è un difetto (l’”ismo” è sempre deteriore, no?).

Marco Travaglio e i suffissi

Stando quindi a Travaglio, il suffisso “ismo” è tipico delle parole con le quali si vogliono indicare cose deteriori, spregevoli. E nell’applauso partito freneticamente nessuno si è accorto – come nessuno se n’è accorto neppure nei giorni successivi – che finisce in “ismo” anche la parola “giornalismo”, quella cioè indicante la professione dello stesso Travaglio. 

Per l’esattezza, come indica la Treccani, “ismo” è il suffisso di molti vocaboli astratti, taluni derivati dal greco,  utilizzati per indicare dottrine e movimenti religiosi, sociali, filosofici, letterarî, artistici, politica  (per es.: manicheismo, islamismo, socialismo, empirismo, …). Per un totale di parole tra le 1537  e le 1552.