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Berlusconi: 11 senatori in più per non farlo de-cadere, “Popolari per Silvio”

di Alberto Francavilla |18 Ottobre 2013 15:57

Monti, Mauro e Casini attorno a Berlusconi (foto Lapresse)

ROMA – Il casus belli ufficiale, il pomo ufficiale della discordia è la legge di stabilità, quasi perfetta e indiscutibile per metà di quella che fu Scelta Civica e invece il minimo “sindacale” per l’altra metà, anche meno, che è rimasta con Mario Monti.

Ma le ragioni della rottura sono anche altre e più antiche e la conseguenza più clamorosa potrebbe essere, probabilmente sarà l’arrivo di un “aiutino” per Silvio Berlusconi sotto forma di 11 voti contrari alla decadenza del Cavaliere in Senato.

La rottura è quella interna a Scelta Civica, con il fondatore-segretario Mario Monti che se n’è andato sbattendo la porta, spinto all’uscita da una fronda capeggiata dal ministro Mario Mauro. Il titolare della Difesa, insieme a Pier Ferdinando Casini e all’ala cattolico-moderata, si sta muovendo per dar vita, a Roma, ad una versione italica del partito popolare europeo che, secondo Monti, più che dei popolari per l’Europa prenderebbe la forma e la sostanza dei “popolari per Berlusconi”.

“Mi avete sfilato il partito, certo – avrebbe detto Monti secondo quello che racconta Tommaso Ciriaco su Repubblica al ministro Mauro -. Se vuoi andare con Berlusconi e Alfano, con Fratelli d’Italia e la Lega, fai pure. Io con la destra non ci vado. Né aderisco ai Popolari per Berlusconi…”. La definizione “popolari per Berlusconi” sarebbe quella che l’ex premier avrebbe coniato in occasione dell’incontro di ieri (17 ottobre) con il titolare della Difesa. Un incontro arrivato in contemporanea alla diffusione del comunicato con cui il Professore annunciava la sua uscita da Scelta Civica e l’ingresso nel gruppo misto di palazzo Madama. Poco o nulla da chiarire quindi fra i due, ma solo il riconoscimento di una frattura che è ormai insanabile.

Era da almeno un mese che il professor Monti scrutava con sospetto le mosse del ‘ciellino’ Mario Mauro – racconta Fabio Martini su La Stampa – (…). Certo, già in estate, il Professore aveva capito che dentro il suo partito l’area cattolico-moderata raccolta attorno a Pier Ferdinando Casini puntava a mettersi in proprio. A fine luglio si era svolto un convegno a porte chiuse di questa area e proprio il ministro Mauro si era segnalato con un gesto significativo: impegnato in Corea, aveva mandato un video. Nell’ultimo mese l’area Mauro-Casini è uscita allo scoperto. Soprattutto dopo lo strappo di Angelino Alfano e dell’ala ‘ministeriale’ dal resto del Pdl. Non avendo messo in pratica una scissione, da due settimane si è aperto un cantiere, si sono intensificati i rapporti tra gli ‘alfaniani’ e Casini-Mauro. Per fare una Dc bonsai, concorrenziale con Forza Italia? O per diventare la plancia di comando di una futura sezione italiana del Ppe, con Berlusconi padre nobile?

Nell’incertezza Mauro è uscito allo scoperto. Il 16 ottobre il ministro si è visto a pranzo con Silvio Berlusconi (sempre al ministero della Difesa, dove Monti forse con intenzione è andato ieri sera) e tra i tanti boatos smentiti, uno non lo è stato: si sarebbe parlato anche della ipotesi che, nel prossimo, decisivo voto a palazzo Madama sulla decadenza del senatore Berlusconi, il gruppo Mauro-Casini (che conta su 14 unità) possa votare nel segreto per salvare il Cavaliere.

Un progetto che potrebbe diventare la prima mission del nuovo gruppo parlamentare destinato a nascere la prossima settimana dalla confluenza di Mauro-Casini con gli ex Pdl che non entreranno in Forza Italia, a cominciare da Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni”.

Prima “mission”, come la definisce Martini, che potrebbe portare a risultati clamorosi. Gli 11 o 14 voti contro la decadenza che i “popolari per Berlusconi” potrebbero portare in Senato non sono, con ogni probabilità, sufficienti a salvare il Cavaliere. Ma se la decadenza di Berlusconi dovesse alla fine essere decisa attraverso il voto segreto, e se dietro questo dovesse maturare qualche scherzo, o qualche discutibile e sommersa strategia grillina per gridare allo scandalo del Berlusconi salvato, o qualche eccesso di protezione al governo da parte di qualche settore del Pd, allora a palazzo Madama potrebbe davvero essere messo tutto in discussione.

Sono stati i primi, i grillini, a chiedere che sulla decadenza di Berlusconi da senatore si andasse a votare con il voto palese. Lo hanno chiesto ma non è detto che così andrà a finire. Contrario è il Pdl e, regolamento alla mano, una richiesta di voto segreto da parte del partito del Cavaliere potrebbe essere sufficiente per votare in tal modo. E più d’uno, anche apertamente, ha ipotizzato, o almeno paventato che dietro la segretezza potrebbe celarsi una qualche strategia dei 5 Stelle. Tutto da dimostrare per carità ma, e il ragionamento è questo, se Berlusconi fosse salvato chi ne pagherebbe il maggior prezzo politico sarebbe certamente il Pd, facilmente additabile come Pdmenoelle che nel segreto dell’urna ha voluto salvare l’amico-nemico. In questa logica i senatori grillini potrebbero decidere di dare una mano al Cavaliere per affondare “la vecchia politica e i corrotti” per proporsi poi, ancor di più, come gli unici puri da votare.

Fantapolitica, almeno apparentemente, ma fantapolitica che, dalla nascita dei “popolari per Berlusconi”, potrebbe avere un aiuto in più. Sta a vedere che Berlusconi la sfanga questa del Senato che gli vota la decadenza. Rispetto a questa eventualità una mente sana non può che reagire come si fa con la superstizione e cioè con il: non è possibile, non è vero ma…quasi quasi ci credo.

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