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Elezioni, pronostico dice 2012. Ma Berlusconi e Bossi fanno catenaccio

di admin |27 Ottobre 2011 15:39

foto Lapresse

ROMA – “Ma si vota o no?”. L’interrogativo è oramai compagno di colazioni e di giornate, frequente quanto il più classico “secondo me non era rigore…”. Quale sarà il destino di questo Governo, e di questo Parlamento soprattutto, perché è bene ricordare che nel nostro Paese si vota non per nominare l’esecutivo, ma per eleggere Senatori e Deputati, è una questione che anima le conversazioni. Ma, come nel caso del rigore, è molto difficile trovare due opinioni concordanti.

Ottime ragioni e molti convinti che la legislatura non arrivi a termine e si vada alle urne nel 2012 da una parte, e altrettanto ottime ragioni e molti convinti che invece non si vada ad elezioni prima del naturale termine del 2013. Così ottime, le une e le altre ragioni, che anche i cosiddetti esperti non sanno tanto bene come andrà finire, e con loro gli addetti ai lavori. In verità un pronostico c’è e il pronostico più diffuso è: elezioni anticipate a primavera 2012. Questa la cadenza prevista: crisi a dicembre-gennaio per consenso comune di Berlusconi e Bossi e per iniziativa di uno o dell’altro. Bossi ha detto: “Quando si vota lo decido io”. Berlusconi sembra essersi costruito uno “scivolo” verso il voto anticipato, la famosa “Lettera all’Europa”.

Il contenuto della lettera portata da Berlusconi a Bruxelles farebbe propendere l’ago della bilancia verso le elezioni anticipate. Le promesse inserite nella missiva sono infatti o non fattibili, o disastrose in termini di voti, cioè il Governo che le attuasse davvero pagherebbe un altissimo costo alle urne perché sono misure assolutamente impopolari, come tutte quelle che chiedono sacrifici ai cittadini. Dunque elezioni perché Berlusconi non può e a Berlusconi non conviene far diventare quella lettera realtà. E perchè votando nel 2012, dribblnado il referendum sulla legge elettorale, Bossi e Berlusconi restano per amore o per forza uniti in nome del maxi premio di colazione e possono nominare i parlamentari che vogliono. Berlusconi ne ha da “ringraziare”, Bossi ne ha da allontanare.

Il pronostico è chiaro, ma la palla è rotonda, il campo è fangoso e Berlusconi e Bossi possono giocare altra partita fingendo di giocare quella delle elezioni anticipate. Bossi non sa e non può calcolare cosa accadrebbe dei voti leghisti in caso di epurazione dei candidati e di riproposta all’elettorato di Berlusconi premier. Forse poco, forse un disastro, di certo un rischio. E Berlusconi un solo comandamento davvero ha, soprattutto a quello risponde: restare a Palazzo Chigi fino all’ultimo giorno possibile. Quindi, anche contro pronostico, Berlusconi e Bossi giocano “il catenaccio”: restare, restare, restare.

Anche perché i sondaggi che circolano spingono per opposte ragioni a diffidare di elezioni anticipate. I sondaggi infatti dicono che il centro destra, oggi, dalle elezioni uscirebbe sconfitto. Ma il centro risulterebbe vincente e impotente, avrebbe sì la maggioranza, ma su 340 deputati ben 140 sarebbero dell’Idv e Sel, una prospettiva non certo allettante per Bersani. Di qui l’oscillazione del Pd tra l’improbabile governo tecnico e la voglia di vincere comunque, di cogliere l’occasione e poi magari si vede se si riesce a governare.

C’è poi da considerare che se si andasse a votare con questa legge elettorale, cosa pressoché certa in caso di elezioni anticipate, Bossi e Berlusconi sarebbero costretti a presentarsi a braccetto ancora una volta perché legati mani e piedi proprio dalla legge elettorale che li obbliga a coalizzarsi. E allora è difficile ipotizzare che il Senatur decida di rompere col premier per poi riallearcisi il giorno dopo, crisi potrebbe essere quindi solo pilotata dal Cavaliere stesso o se la Lega decidesse di correre da sola alle prossime elezioni.

Ci sono poi da tenere in conto gli umori e i desiderata dei parlamentari nostrani, molti di loro infatti matureranno il diritto a ricevere il tanto agognato vitalizio da parlamentare solo dopo il 2013. Motivo non certo nobile ma sicuramente forte per andare avanti. In un Parlamento poi di nominati e non eletti molti sono quelli che “rischiano il posto”, cioè quelli che alle prossime elezioni non sarebbero inseriti nelle liste dalle segreterie di partito, e che non hanno quindi fretta di andarsene a casa.

Elezioni sì, elezioni no. Nel mezzo la debole ipotesi governo tecnico. Un simile esecutivo con una base parlamentare di “salvezza nazionale” avrebbe, per il centro sinistra ed il terzo polo che lo potrebbero sostenere, il vantaggio di ripartire lo scontento delle misure di risanamento che vanno in ogni caso fatte. Ripartire in senso elettorale ovviamente. Ma avrebbe anche il vantaggio, che sembra solleticare soprattutto i maroniani, di dare la possibilità di un’annetto da passare all’opposizione per quelle forze che ora sono al governo e sono in forte crisi di consenso.

Certo, votare nel 2012, porterebbe in dote il vantaggio, si fa per dire, di andare alle urne con questa legge elettorale. Tutti la criticano ma, in fondo, nelle segreterie, a nessuno dispiace conservare il potere di compilare le liste e scegliere chi potrà essere eletto e chi no. Un potere non da poco che consentirebbe anche di regolare i conti interni ai singoli partiti, come ad esempio, nella Lega tra bossiani e maroniani. E, con il porcellum, se al Senato nessuno ottenesse la maggioranza, cosa assolutamente verosimile, il Terzo Polo potrebbe diventare l’ago della bilancia. “Si vota quando decido io” ha detto Bossi, forse, con questi chiari di luna, il vero significato della sua frase lo si coglie aggiungendo il più tardi possibile.

 

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