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Anel l’alleato di Syriza: anti euro, immigrati, gay ed ebrei

di Alberto Francavilla |27 Gennaio 2015 15:01

Tsipras e Kammeneos insieme (foto Ansa)

ROMA – Un accordo segreto esisteva, secondo alcuni, sin dall’autunno scorso. Ma già all’indomani della nascita del suo partito, nell’ormai lontano 2012, il leader di An.El. non escludeva la possibilità di una convergenza con Syriza, gettando le basi di quella che ora viene salutata come “la strana coppia” di governo greca.

An.El., sigla di Anexartitoi Ellines, Greci Indipendenti, è il partito di estrema destra che alleandosi con il partito di Alexis Tsipras, non certo di destra ma anzi politicamente agli antipodi, ha reso possibile la nascita del nuovo governo di Atene. Un po’ come se, qui da noi, Nichi Vendola dopo aver preso più del 30% alle elezioni formasse un governo con la Lega Nord e Borghezio.

Ma la Grecia non è, ovviamente, l’Italia e come sintetizza Massimo Gramellini su La Stampa “il compagno Tsipras ha festeggiato la vittoria cantando ‘Bella ciao’, ma poi ha formato il governo con Anel, un partito di destra che guarda storto gli immigrati e gli omosessuali. (…) Inconcepibile in Italia, dove al massimo ci si accorda più o meno di nascosto con i moderati dell’altro schieramento, come accaduto a Renzi e Berlusconi nel patto del Nazareno. Concepibile, e infatti concepito, in Grecia. Dove, da quando è scoppiata la guerra contro l’appetito, la contrapposizione tra destra e sinistra ha ceduto il passo a un’altra, più urgente, tra stomaco pieno e stomaco vuoto”.

E ha probabilmente ragione Gramellini a ricondurre la questione ad una questione di “pancia”, di fame. Perché l’accordo tra Tsipras e Panagiotis Panos Kammeneos, leader di An.El., non ha altrimenti politicamente ragion d’essere. Molto più comprensibile sarebbe stata infatti un’alleanza e un accordo di Syriza con To Potami, formazione di centro ma tra le più vicine alla sinistra su temi come i diritti civili. E formazione che, apertamente, si era detta disponibile ad un appoggio esterno ad un governo Tsipras, cosa che fa supporre che ci fossero comodi margini anche per accordi più inclusivi. Oltretutto Syriza, avendo ottenuto alle elezioni di domenica 149 seggi su 300 poteva, volendo, allearsi con chiunque bastandogli appena 2 seggi in più per avere la maggioranza assoluta. Ma ha invece scientemente scelto An.El., alla cui destra politica figura solo Alba Dorata, dichiaratamente neonazista.

Le caratteristiche del partito dei Greci Indipendenti, elenca l’Ansa, sono un profondo conservatorismo (si batte per la diffusione dei valori della Chiesa greco-ortodossa), un altrettanto evidente nazionalismo (è contrario all’immigrazione, al multiculturalismo ed è favorevole alla messa al bando dei senzatetto che occupano case disabitate), la già ricordata avversione all’euro e un facile populismo di destra. Quest’ultimo, in particolare, ha messo Kammenos nei guai nel settembre 2013, quando venne indagato dalla magistratura di Salonicco per aver incitato i partecipanti ad un suo comizio a “linciare” Christos Pachtas, sindaco di Aristoteli, perché – a suo parere – “corresponsabile” dell’inquinamento delle falde idriche della zona provocate dagli scavi di una compagnia mineraria. “Andate a linciare Pachtas ed io sono con voi”, aveva detto Kammenos senza rendersi conto che qualcuno lo aveva registrato ed aveva portato il nastro dal giudice.

“Gli ebrei pagano meno tasse degli altri” è un’altra frase dal sen sfuggita del leader, un altro “marcatore” della natura politica e culturale del vertice e della base di An.El. Non sorprende quindi la netta chiusura non solo agli immigrati ma all’idea stessa di immigrazione.

Un’alleanza di questo tipo, tra forze così agli antipodi e che in comune hanno solo ed unicamente un nemico, e cioè la famigerata Troika e tutto quello che questa rappresenta, è in Europa una novità. Una novità che si può leggere in molti modi ma dagli esiti, per ora, imprevedibili. Alcuni leader come Francoise Hollande, e in tono minore anche Matteo Renzi, hanno già cominciato una sorta di manovra di avvicinamento al neopremier greco certi di poterlo guidare ed aiutare nell’ottenere almeno parte di quello che alla Grecia ha promesso, senza però rompere con l’Unione. Per altri invece, come l’inglese Cameron o lo spagnolo Rajoy, rappresenta un potenziale pericolo. In Gran Bretagna Nigel Farage, leader dell’Ukip, partito politicamente molto simile ad An.El., ha una freccia in più al suo arco come, in Spagna, il leader di Podemos che è invece politicamente simile a Syriza. E su tutti, la Germania e la cancelliera Angela Merkel: il governo messo in piedi ad Atene è infatti dichiaratamente nemico delle politiche da Berlino quasi imposte nell’ultimo lustro.

In Italia, intanto, da Maroni a Vendola tutti festeggiano per la vittoria di Tsipras. Il primo sostenendo che il “voto greco può essere combustibile per il cambiamento per far diventare Unione europea degli Stati l’Europa delle Regioni”, ed il secondo perché ha già messo le mani avanti per avere il copyright della versione italiana di Tsipras. In pochi invece ragionano sulle alleanze volute dal leader di Syriza e in ancor meno, mentre festeggiano, notano che Tsipras ha sfiorato la maggioranza dei seggi con poco più del 35% dei voti.

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