X

Vaccini: i figli rischiano il 98% in meno. Non vaccini e fai ammalare il mondo

di admin |10 Ottobre 2012 14:00

LaPresse

ROMA – Vaccinare o meno un bambino è una scelta che non riguarda solo i genitori, ma coinvolge l’intera popolazione. Meno vaccini significa infatti meno soggetti immuni. E meno soggetti immuni è sinonimo di maggiori possibilità per una qualsivoglia malattia di diffondersi. Meno vaccini è quindi uguale a maggior rischio di epidemie.

Un sillogismo che appare abbastanza ovvio e per cui non servono dimostrazioni mediche. Una realtà dei fatti che però si scontra con il ritorno, se mai fossero scomparsi, dei vari movimenti anti vaccini. Sono sempre esistiti ma stanno vivendo un ritorno di fiamma i genitori che contestano l’utilizzo dei vaccini, preoccupati dai possibili effetti collaterali che questi avrebbero. Preoccupazione che spesso, quasi sempre, è sovrastimata mentre, di contro, sono sottostimati i benefici che i vaccini portano.

Da genitore comprendo, ma non condivido le preoccupazioni degli anti vaccino. Tutti noi, quando iniettiamo molecole, virus e medicine ai nostri bambini vogliamo sapere cosa gli stiamo mettendo in circolo, quali sono i possibili effetti collaterali, se è il momento giusto e, come tutti i genitori, abbiamo il bisogno, di “testa” ma soprattutto di “stomaco”, di essere rassicurati. Queste preoccupazioni naturali e comprensibili danno vita però, nei casi più estremi, al rifiuto del vaccino. Nonostante siano obbligatori per legge, sempre più sono infatti i genitori che non vogliono vaccinare i loro bambini e che provano a sottrarsi all’obbligo.

Eppure, affidandosi alla letteratura scientifica, unica fonte che possa dare un giudizio obiettivo sulla questione, i benefici dei vaccini sono incommensurabilmente maggiori rispetto ai rischi. Scrive la biologa Paola De Candia su La Stampa: “Le vaccinazioni possono essere annoverate tra i più grandi successi della medicina: hanno ridotto di più del 98% l’incidenza di malattie infettive anche molto pericolose, come difterite, morbillo, rosolia, tetano e pertosse; hanno eliminato una malattia devastante, il vaiolo; e stanno per debellare la poliomelite, malattia di cui la generazione degli ultrasessantenni conosce le conseguenze”.

L’ostilità nei confronti dei vaccini non è per niente nuova e, come spesso accade per le novità, soprattutto quelle scientifiche, è stata osteggiata anche dalla Chiesa. Nel XVIII secolo un reverendo inglese, in un sermone intitolato “La pericolosa e peccaminosa pratica dell’inoculare”, proclamava che le malattie sono punizioni divine e ogni tentativo di prevenirle è un’operazione diabolica. Oggi chi contesta la bontà dei vaccini non pensa ovviamente al diavolo ma punta il dito sui rischi, quelli che in medicina vengono definiti ‘effetti collaterali’. E il nemico numero 1, almeno in questi ultimi anni, è il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (Mpr) che, secondo gli attivisti dei movimenti anti-vaccinazioni, potrebbe causare la sindrome di Kanner, vale a dire l’autismo.

I detrattori dei vaccini hanno dalla loro uno studio del medico inglese Andrew Wakefield pubblicato nel 1998 su ‘Lancet’, autorevole rivista medica e, da poco, la sentenza del tribunale di Rimini che ha condannato il ministero della Salute a pagare un indennizzo ai genitori di un bambino autistico, riconoscendo come causa della malattia la somministrazione del vaccino Mpr, con riferimento proprio allo studio di Wakefield. Peccato che lo studio in questione sia falsato dall’esser stato commissionato e pagato a Wakefield da uno studio legale che lavorava alle cause di risarcimento e peccato che Wakefield sia stato proprio per questo radiato dall’ordine dei medici.

Come tutti i medicinali anche i vaccini hanno e possono avere degli effetti collaterali: nel caso del Mpr all’incirca un bambino su 3 mila sviluppa una febbre molto alta e un caso su 1000 di morbillo è associato ad encefalite, potenzialmente mortale. Rischi che appaiono accettabili se messi a confronto con le epidemie che in passato falcidiavano le popolazioni e sicuramente non tali da giustificare un “no” ai vaccini. La conseguenza di questi movimenti sono infatti le epidemie di morbillo e pertosse del modo anglosassone, come non se ne vedevano dagli Anni 40, con il conseguente numero di casi mortali.

Scelti per te