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Torino, “disastro Chiara Appendino”: Giuseppe Turani: “Questo sindaco non sa gestire la città”

di Maria Elena Perrero |21 Giugno 2017 19:25

Torino, “disastro Chiara Appendino”: Giuseppe Turani: “Questo sindaco non sa gestire la città”

ROMA – “Disastro Appendino”: con un articolo da questo titolo, pubblicato su Uomini & Business, Giuseppe Turani racconta come vede Torino un anno dopo l’insediamento della sindaca del Movimento 5 stelle, Chiara Appendino, e a pochi giorni dagli incidenti di piazza San Carlo, che, per un falso allarme terrorismo, hanno provocato 1.500 feriti.

 

Di Torino avevo due ricordi precisi. Gli stucchi e gli ori del ristorante “del cambio”. Con la targa che segnava il posto dove era solito sedere il conte Camillo Benso di Cavour. Oppure la porta numero 5 della Fiat Mirafiori di molti anni fa in certe albe nebbiose e fredde. L’aristocrazia e il lavoro. Una città ordinata, tutta con le strade che sembrano disegnate con il righello, precise e dritte. Una città pacifica e intelligente. Ha quasi perso la Fiat, ma si è ripresa facendo altro.

Ma adesso si scopre una Torino diversa, incasinata, quasi invivibile, persino pericolosa. La prima avvisaglia c’era stata la sera dei fatti di piazza San Carlo: più di 1.500 feriti e una persona morta nel parapiglia scoppiato durante la visione di una partita di calcio. Cosa mai successa in città e mai accaduta nemmeno altrove. Semplice, enorme, colpevole disorganizzazione

Ma quello è stato solo l’inizio. Il sequel si è avuto martedì sera. Chiara Appendino, sindaco a 5 stelle della città, assente la sera dei fatti di piazza San Carlo, cerca di correre ai ripari per il futuro e quindi emana un’ordinanza, un po’ pasticciata, con la quale proibisce, soprattutto nelle aree della movida, di vendere dopo le ore 20 alcolici da asporto. In sostanza, non si può andare al bar prendersi una birra e bersela sui gradini della chiesa o appoggiati al muro di un palazzo.

Il divieto ha un senso (anche se un po’ drastico) perché in piazza San Carlo i 1.500 feriti sono stati quasi tutti feriti ai piedi: la piazza era piena di bottigliette di birra, cadute a terra, e diventate terribili per chi fuggiva.

Martedì sera in piazza Santa Giulia arrivano una cinquantina di agenti di polizia in tenuta anti-sommossa, c’erano già stati disordini qualche giorno prima. Gli agenti sono lì per stabilire che l’ordine va rispettato. Ma sbucano fuori militanti del vicino centro sociale Askatasuna (libertà in lingua basca). Cominciano canti di scherno verso le forze dell’ordine (“Poliziotto portami da bere…”).

Però non accade niente. Gli agenti anti-sommossa se ne vanno. Rimangono pochi agenti “normali” a tenere d’occhio la situazione. Ma, per ragioni ignote (o rabbia repressa), comincia un guerra di spintoni e un commissario donna viene preso a pugni.

Rientrano allora gli agenti del reparto anti-sommossa e la cosa si fa seria. Questa volta la carica è forte: volano manganellate, tavolini e bottiglie. In piazza arrivano anche un assessore grillino e un esponente di Sinistra italiana, ma i ragazzi di Askatasuna sono furibondi proprio con il sindaco Chiara Appendino, che proibisce loro di bersi una birra in compagnia e che manda agenti anti-sommossa per far rispettare il suo ordine. La cosa curiosa è che poi questi ”libertari” fanno parte quasi certamente di coloro che hanno eletto la stessa Appendino.

A un certo punto la battaglia finisce. E spuntano cartelli “Poliziotti di merda”.

Questa, è una Torino irriconoscibile. Fino a non molti giorni fa aveva funzionato tutto, molto rumore e un po’ di fastidio nelle piazze della movida, ma niente di eccezionale. Poi l’ordinanza (un po’ da Pol Pot) del sindaco e l’inizio delle violenze, probabilmente destinate a ripetersi.

Per paura di veder accadere di nuovo il disastro di piazza San Carlo il sindaco vuole far sparire dalla città le bottiglie di birra dopo le 20 e fino alle 6 di mattina, anche se a riunirsi non sono 15 mila persone, ma solo quattro.

L’impressione che se ne ricava è che, ancora una volta, questo sindaco dimostra di non saper gestire la città. O non fa niente, come in piazza San Carlo e accadono disastri, o interviene con misure eccessive e inutili (nessuno si è mai ferito durante la movida).

I 5 stelle hanno sempre detto che una delle loro funzioni è quella di contenere la rabbia sociale che circola nel paese. A Torino, però, sono proprio loro che alimentano questa rabbia con una gestione caotica e improvvisata, emanando direttive bizzarre come se la città fosse piena di ubriaconi violenti.

Insomma, è bastato un anno di amministrazione a 5 stelle per consegnarci una Torino che sul piano sociale e dei rapporti fra le persone è quasi tutta da ricostruire: non riesce a organizzare la visione pacifica di una partita di calcio e nemmeno una serata con amici a bere una birra.

I ragazzi del centro sociale Askatasuna, come tutti quelli degli altri centri, non amano la polizia e amano gli scontri. Perché mandargli contro cinquanta agenti in tenuta anti-sommossa?

Le città sono fatte di tante cose, compresi i contestatori dei centri sociali e ci sono conflitti permanenti di ogni genere, ma tutto questo va amministrato con il dialogo, con interventi soft e precisi. Usare i bulldozer e i manganelli non serve a niente. Serve solo a perdere il controllo della città e a preparare altri incidenti.

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