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Tasi, detrazioni in un Comune su due. Senza sconti più cara di Imu (rendita bassa)

di Warsamé Dini Casali |13 Giugno 2014 12:07

ROMA – Tasi, detrazioni in un Comune su due. Senza sconti più cara di Imu (rendita basse). Dalla fotografia sulla Tasi applicabile alla prima casa (studio Itworking), la tassa sui servizi indivisi che ha sostituito l’Imu, si ricava che un Comune su due non ha salvato le detrazioni presenti nella vecchia Imu 2012: questo significa che, senza sconti, il conto Tasi è più caro di Imu 2012 per le abitazioni principali con valore catastale medio basso. Più precisamente: 2189 sono i Comuni che hanno deliberato sulle aliquote, 1722 quelli dove la Tasi si applica alla prima casa, 997 quelli che non contemplano detrazioni (il 58% di chi applica la Tasi prima casa), 239 queli dove la detrazione è prevista in base alla rendita catastale.

Un rincaro che riguarda principalmente quel 51,2% sul totale che ha una rendita catastale che non supera i 400 euro. Le detrazioni “dimenticate” (i Comuni possono scegliere tra un massimo e un minimo sulle aliquote e se introdurre o meno le detrazioni) previste con l’Imu consistevano in 200 euro fisse di base, più 50 euro a figlio a carico fino a 3 figli, per cui, per dire, se un contribuente disponeva di un immobile prima casa del valore catastale di 350 euro si vedeva di fatto il tributo annullato dalle detrazioni. Altre detrazioni possibili con la Tasi (a discrezione dei Comuni) considerano la rendita catastale, la presenza di invalidi, i parametri Isse che calcolano la ricchezza individuale.

Secondo l’ultimo censimento condotto dall’agenzia del Territorio, il 51,2% delle abitazioni ha una rendita catastale fino a 400 euro, e di conseguenza aveva un’Imu azzerata o quasi dalle detrazioni e rischia di vedersi recapitare una Tasi più pesante della vecchia imposta. Completamente al sicuro da rincari sono solo le case in cui la Tasi ad aliquota massima e senza detrazioni risulta comunque inferiore all’Imu standard, ma questa condizione si ottiene solo con una rendita da 875 euro: una rendita raggiunta solo dal 10% delle case italiane. Nel 2012, infatti, più di metà dell’Imu è stata pagata dal 10% delle case più “ricche” (secondo il Catasto), mentre nella Tasi si profila una drastica redistribuzione verso il basso del carico fiscale. (Gianni Trovati, Sole 24 Ore)

Fonte Itworking - Elaborazione Sole 24Ore
Fonte Itworking - Elaborazione Sole 24Ore
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