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Brexit. Theresa May tira sul conto per uscita. Non vuol pagare 100 miliardi e nemmeno la metà…

di Warsamé Dini Casali |3 Maggio 2017 13:42

Brexit. Theresa May tira sul conto per uscita. Non vuol pagare 100 miliardi e nemmeno la metà...

Brexit. Theresa May tira sul conto per uscita. Non vuol pagare 100 miliardi e nemmeno la metà…

ROMA – Brexit. Theresa May tira sul conto per uscita. Non vuol pagare 100 miliardi e nemmeno la metà… Aveva annunciato ieri che sulla trattativa con la Ue per definire modi e tempi dell’uscita della Gran Bretagna, sarebbe stata “a bloody difficult woman”, un osso maledettamente duro potremmo tradurre. Oggi Theresa May, vista la stima da 100 miliardi di euro che il Financial Times aveva calcolato come prezzo della Brexit, rincara la dose: “Non li pagheremo mai”, ha dichiarato il suo ministro per la Brexit, David Davis.

La Gran Bretagna pagherà per il divorzio da Bruxelles quanto è “legalmente dovuto”, non “semplicemente ciò che l’Ue vuole”, ha ribadito Davis, citato dai media locali. “Prendiamo sul serio sia i nostri diritti sia i nostri obblighi”, insiste Davis, sostenendo che l’Ue ha avviato la partita in modo “duro e ruvido”, ma non ha comunque ancora messo cifre sul tavolo. E meno che mai le ha messe la Gran Bretagna le cifre sul tavolo: l’obiettivo dichiarato (siamo anche a un mese dal voto anticipato) è quello di strappare un accordo prima di parlare di soldi, un assegno in bianco

“Non posso accettare la parola utilizzata di un ‘assegno in bianco’. Non è questione di un assegno in bianco, noi chiediamo di saldare il conto. Gli impegni che sono stati presi dalla Gran Bretagna. Non è un assegno in bianco”. Così il negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier rispondendo ad alcune domande dopo aver illustrato la bozza di mandato a negoziare con Londra.

Il conto che l’Unione europea presenterà alla Gran Bretagna per la Brexit potrebbe salire fino a 100 miliardi di euro secondo un’analisi del Financial Times che tiene in considerazione le richieste avanzate dagli Stati membri dell’Ue, in particolare Francia e Germania. La stima è nettamente più alta rispetto a quella circolata finora di 60 miliardi di euro e riflette quello che il quotidiano finanziario descrive come “un indurimento” nella posizione negoziale.

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