Patto di bilancio europeo: 25 “sì” su 27. All’Italia costa 1.165 miliardi in 20 anni

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 2 Marzo 2012 - 17:11| Aggiornato il 3 Marzo 2013 OLTRE 6 MESI FA
Angela Merkel, José Manuel Barroso e Mario Monti alla firma del fiscal compact a Bruxelles (Lapresse)

BRUXELLES – L’Italia e altri 24 Stati europei hanno firmato il “Patto di bilancio” meglio noto come “Fiscal compact”. Il testo è più o meno lo stesso che circolava un mese fa (qui la traduzione del testo integrale). Nella Ue a 27 sono in due a mancare all’appello: Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Ora la palla passa ai Parlamenti nazionali che dovranno ratificare le decisioni prese dai loro rispettivi capi di governo. E non è detto che sarà un coro di sì. L’Irlanda per esempio ha deciso di non passare per il parlamento: sottoporrà la ratifica a un referendum. I precedenti non rassicurano “Mister Euro” Herman Van Rompuy: in occasione del Trattato di Nizza (2001) e Lisbona (2008) il popolo irlandese votò “no”.

Se non saranno almeno 12 gli Stati ad aver detto “sì”, il Patto di bilancio non entrerà in vigore. Ma se uno Stato sarà in difficoltà finanziarie e chiederà aiuti europei, se non avrà firmato il Fiscal compact non sarà aiutato. Basterà questa promessa di stabilità a convincere parlamenti ed elettori europei a dire “sì” a norme così rigorose.

Poco si parla in Italia, forse per non disturbare la lezione del professor Mario Monti, dell’articolo 4 del Fiscal compact (potete leggerlo dalla nostra traduzione o dal testo originale linkato dal Sole 24 ore). È il punto in cui si stabilisce che gli Stati che hanno un debito pubblico superiore al 60% del Prodotto interno lordo, dovranno impegnarsi a ridurlo ogni anno di un ventesimo della percentuale eccedente il 60%. Tradotto in italiano: abbiamo un debito pubblico pari al 120% del Pil, 60% in più rispetto al livello fissato dal Fiscal compact. Un ventesimo di 60% è 3%. Dovremmo ridurre il nostro debito del 3% ogni anno. Il 3% di 1.942 miliardi (secondo il contatore in tempo reale del nostro debito dell’istituto Bruno Leoni) è 58 miliardi. Quindi, se non ci verranno incontro crescita del Pil o forte inflazione, ci siamo impegnati a manovre finanziare di 58 miliardi ogni anno per 20 anni.

Questi sono gli altri punti del fiscal compact, sintetizzati dall’Agenzia Italia:

– L’impegno ad avere bilanci pubblici “in equilibrio”, o meglio ancora positivi al netto del ciclo economico. Il deficit strutturale non deve superare lo 0,5% del Pil e, per i paesi il cui debito è inferiore al 60% del Pil, l’1%.

– Ogni stato garantisce correzioni automatiche quando non raggiunge gli obiettivi di bilancio concordati ed è obbligato ad agire con scadenze determinate – La nuova regole deve essere inserita nella legislazione nazionale, preferibilmente in norme di tipo costituzionale.

Dopo che alcuni stati hanno evidenziato che questo avrebbe richiesto un referendum, è stato deciso di non rendere obbligatoria questa indicazione: bastano altri tipi di garanzie.

– La Corte europea di giustizia verificherà che i paesi che hanno adottato il trattato lo abbiano trasposto nell leggi nazionali. Se non sarà così, uno stato può essere deferito alla Corte dagli altri e incorrere in una sanzione pari allo 0,1% del Pil .

– Il deficit pubblico dovrà essere mantenuto al di sotto del 3% del Pil, come previsto dal Patto di stabilità e crescita, e in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche.

– Ci saranno almeno due vertici all’anno dei 17 leader dei paesi che adottano l’Euro, con gli altri paesi invitati almeno a uno dei due

– Il trattato intergovernativo entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da almeno 12 dei paesi interessati.