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GB. Cameron in difficoltà, fronda Tory vuole referendum sulla UE

di lgermini |21 Ottobre 2011 18:50

Il premier britannico David Cameron

LONDRA, GRAN BRETAGNA – All’interno del partito conservatore britannico cresce sempre di piu’ la voglia di forzare la mano al premier David Cameron e indire un referendum sulla  partecipazione del Regno Unito all’Unione Europea. Lunedi’ prossimo, ai Comuni, e’ in calendario il dibattito provocato da una petizione popolare. Il primo ministro e’ per il no ma la fronda e’ in aumento.

Una bella gatta da pelare. Cameron, infatti, rischia di trovarsi fra le mani una rivolta in grande stile dei suoi parlamentari. Il senso d’emergenza e’ ben spiegato dalla calendarizzazione stessa del dibattito. In origine era stato fissato per giovedi’ prossimo, quando sia Cameron che il ministro degli Esteri William Hague erano impegnati in un summit in Australia. L’appuntamento e’ stato cosi’ anticipato perche’, come riferisce il Daily Telegraph, Hague vuole spiegare in prima persona la posizione – contraria – del governo alla proposta.

Il risultato del voto non sara’ vincolante per l’esecutivo. L’occasione per contarsi e’ pero’ troppo ghiotta: quasi 50 deputati Tory si sono infatti gia’ dichiarati a favore del referendum. Se, come sembra, i frondisti disubbidiranno alle ferree indicazioni di Downing Street, a Westminster andra’ in scena una spaccatura potenzialmente molto imbarazzante per il primo ministro. ”L’Europa – ha scritto oggi Graham Brady, capo dei falchi Tory in materia di UE – potra’ anche non essere in cima alle priorita’ del momento, ma sono pochi quelli che non desiderano avere voce in capitolo sulla questione”.

I frondisti sottolineano che dal referendum del 1975 a oggi sono stati trasferiti a Bruxelles un vero e proprio fiume di poteri. Troppi. Cameron ha detto che non sosterra’ la mozione perche’ ora come ora vi sono temi piu’ pressanti da affrontare. Ma non e’ necessario che al dibattito partecipino membri del governo. Quel che e’ importante, sostengono i frondisti, e’ che ai deputati venga data la possibilita’ di esprimere liberamente la propria opinione. Che e’ esattamente quel che vuole evitare il primo ministro.

Un referendum sulla partecipazione o meno del Regno Unito al progetto europeo – o quantomeno su quali e quanti poteri rimpatriare – e’ infatti un vero e proprio tabu’, visto anche il clima di crisi in cui si dibatte l’eurozona. A ben vedere, pero’, e’ proprio il motivo per cui l’ala dura dei Tory e’ disposta a forzare la mano. ”Nel caso in cui i Comuni dovessero approvare la mozione – ha detto David Nuttall, ovvero il deputato conservatore che l’ha proposta – sarebbe difficile per ogni governo ignorare la volonta’ espressa dai membri democraticamente eletti del Parlamento”.

Ora o mai piu’, insomma. Cameron, infatti, ha ventilato l’ipotesi che un referendum verra’ si’ concesso, ma nella prossima legislatura e vertera’ intorno a ”una nuova relazione” con l’Europa. Troppo poco per i falchi del partito che in realta’ non vorrebbero averne nessuna. Ecco perche’, stando a quanto riferisce il Daily Mail, l’ufficio del capo-gruppo Tory ”e’ sprofondato nel panico”.

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