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Grecia: Merkel ora più forte, ma per l’immagine della Germania l’accordo è un disastro

di Lorenzo Briotti |14 Luglio 2015 0:37

Angela Merkel (Ansa)

BERLINO, 13 LUG – Angela Merkel non porrà la questione di fiducia, non ne ha bisogno. Conta su “buoni argomenti” per poter avere dalla sua il Bundestag, anche stavolta. Dopo l’accordo raggiunto nel vertice fiume di Bruxelles – “una capitolazione dei greci”, ripete qualche cronista ellenico anche nella capitale tedesca – gli argomenti sembrano effettivamente adatti anche per il suo gruppo parlamentare. A fronte però di un disastro sul piano dell’immagine, annunciato anche da qualche analisi costernata della stampa tedesca. Mentre sulla rete riprendono fiato le campagne di sabotaggio del made in Germany. L’appuntamento in aula è dunque venerdì: salterà la conferenza stampa estiva della cancelliera, rimandata a settembre. Chi si attendeva dall’unica “statista” d’Europa una linea più morbida ed ecumenica del falco Wolfgang Schaeuble, col quale nelle settimane scorse ha litigato, si è illuso: Merkel ha fatto vincere lui, mettendo sul tavolo le opzioni illustrate dal suo delegato alle finanze. Una era la Grexit, per fortuna esclusa; quindi si è limitata a imporre l’altra. Il risultato significa una vittoria della linea tedesca a tutto campo, almeno nel breve periodo: Atene resta nell’euro ma i falchi a casa, che pure andranno ancora persuasi e corteggiati, possono dormire sonni più tranquilli.

“Abbiamo qualcosa in mano adesso”, si commenta nella Cdu a proposito del fondo su cui la Grecia è chiamata a trasferire 50 miliardi di asset a tutela dei suoi creditori. Se Hans Werner Sinn, il severo economista dell’Ifo, osserva che di miliardi per Atene ce ne vorranno 50 all’anno, perfino Bild sembra ammansirsi. E dopo un’apertura dai toni delusi – “Dopo tutte le promesse che non ci sarebbe stato un terzo pacchetto di aiuti… 86 miliardi per i greci!” ? in serata è tornato sulla storia della donna di ferro che schiaccia pisolini rigenerativi e resiste per 17 ore al tavolo delle trattative senza dormire. “Come fa?”.

E se altrove esplode il malumore antitedesco, a Berlino si stenta a capire il perché di fronte alla situazione in cui Alexis Tsipras, e i governi prima del suo, hanno cacciato la Grecia. “Il catalogo delle crudeltà” ha prodotto “un’umiliazione voluta del popolo greco”, ha scritto Spiegel on line. Mentre per la Sueddeutsche Zeitung “Angela Merkel è riuscita a far rivivere l’immagine dei tedeschi brutti, avari e dal cuore di legno che si era appena sfocata. Per ogni cent che chiederà di spendere per i greci ai suoi contribuenti, dovrà impegnarne due-tre volte tanti per rilucidare questa immagine”. Ma il governo fa muro. A chi ha sottoposto a Bruxelles a Merkel un paragone con il trattato di Versailles, che tanto risentimento provocò nei tedeschi, la cancelliera ha risposto gelida: “Non faccio paragoni storici se non sono io a impostarli”. “L’azione della cancelliera è dettata da convinzione e responsabilità europea”, ha assicurato il suo portavoce Steffen Seibert, sottolineando che l’accordo “difficilissimo, preso in una situazione drasticamente peggiorata, concordato con 19 Paesi, e alla fine difeso da Tsipras in conferenza stampa, è un buon risultato”. Quel “catalogo delle crudeltà”? “Nell’intesa non c’è nulla di esotico. Solo misure già utilizzate in altri Paesi”, che servono “a creare posti di lavoro e ad aumentare la competitività”. A Berlino si è convinti insomma che per evitare la Grexit le condizioni non potessero che esser molto rigorose per non creare pericolosi precedenti nell’eurozona. E fatta eccezione di Verdi e Linke che scalpitano, e si ergono a paladini dell’onore perduto dei greci, i grandi partiti sono allineati. Lo stesso ministro degli Esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier ha elogiato l’accordo: dimostra come l’Europa “possa trattare in modo razionale, solidale e unitario”..

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