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Sentenza Timoshenko allontana Ucraina dall’Ue?

di admin |12 Ottobre 2011 13:46

Iulia Timoshenko

ROMA – Iulia Timoshenko è stata condannata a 7 anni per abuso di potere. Il Fatto Quotidiano sottolinea nell’articolo “Trecce incatenate” che la “Giovanna d’Arco ucraina” , notoriamente filo-europea, sia stata condannata per un accordo pro-Russia. Una sentenza politica che ha creato un ostacolo all’avvicinamento dell’Ucraina dall’Europa. Il premier russo Vladimir Putin dichiara di non capire la sentenza, mentre la Ue minaccia conseguenze. La Timoshenko ha annunciato ricorso alla giustizia europea.

Racconta il Fatto Quotidiano: “L’allora premier, il cui arresto in agosto aveva già suscitato molte proteste, avrebbe firmato quei contratti senza l’autorizzazione del suo governo. Colpisce che la Timoshenko, più filo-europea che filo-russa, si veda contestare un atto pro-Russia, mentre l’attuale presidente filo-russo è criticato dal Cremlino”. Ora Ucraina e Russia dovranno negoziare nuove condizioni per le forniture energetiche. Il Fatto spiega che “la Russia depreca “il carattere anti-russo di tutta la vicenda”, che rimette in discussione la validità degli accordi energetici russo-ucraini“, stipulati secondo Mosca “nel pieno rispetto della legalità russa, ucraina e internazionale”.

Il Fatto spiega poi che “l’Ue è “profondamente delusa” dal processo, che non ha rispettato le norme internazionali. Lady Ashton, ‘ministro degli esteri’ europeo, chiede un appello equo. La Polonia, presidente di turno del Consiglio Ue e co-organizzatrice degli Europei di Calcio 2012, dice che il verdetto “indebolisce l’immagine” dell’Ucraina che guarda all’Ue”. Il premier ucraino Viktor Ianukovitch “si dice estraneo ai guai giudiziari della sua antagonista – spiega il Fatto Quotidiano – , afferma di “capire” le inquietudini dell’Ue per questo caso “spiacevole” che impedisce “l’integrazione europea dell’Ucraina”, un’integrazione, in realtà, frenata da quando lui è al governo”.

Un attrito all’integrazione dell’Ucraina con l’Ue che secondo il Fatto “emerge proprio quando la vicina Serbia sta per vedersi riconosciuto lo statuto di Paese candidato all’adesione, dopo la consegna al Tribunale penale internazionale degli ultimi ultimi criminali di guerra latitanti”.

 

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