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Theresa May, la “dementia tax” evoca la caduta della Thatcher. Ma Manchester cambia tutto…

di Warsamé Dini Casali |23 Maggio 2017 9:27

Theresa May, la "dementia tax" evoca la caduta della Thatcher. Ma Manchester cambia tutto...

Theresa May, la “dementia tax” evoca la caduta della Thatcher. Ma Manchester cambia tutto…

ROMA – Theresa May, la “dementia tax” evoca la caduta della Thatcher. Ma Manchester cambia tutto… Si allunga l’ombra della famigerata ‘poll tax’ (tassa sulla cittadinanza), che costò la poltrona a Margaret Thatcher nel 1990, sui Conservatori della premier Theresa May: costretta a fare ieri (22 maggio) retromarcia su quella che rischiava di essere la sua trappola, la cosiddetta “dementia tax”, e di fatto a rimangiarsi in parte la riforma sociale sbandierata nel manifesto elettorale appena presentato in vista del voto britannico dell’8 giugno.

L’attentato terrorista di ieri sera a Manchester cambia però lo scenario politico a poche settimane dal voto: la minaccia fondamentalista sposta sul versante della sicurezza, delle frontiere, dell’immigrazione un dibattito finora incentrato su tasse e welfare. Hard Brexit e confini nazionali meno permeabili, la piattaforma politica con la quale i conservatori si sono assicurati un favore nei consensi che May ha inteso capitalizzare appunto con il voto anticipato.

L’attuale leader Tory non sembra in effetti minacciata dalla caduta dell’unica donna che l’ha preceduta alla guida del Regno Unito, ma di sicuro teme di veder ancor più eroso nei sondaggi il margine di vantaggio sui laburisti di Jeremy Corbyn. Che da parte sua approfitta del momento di evidente debolezza dell’avversaria per provare a rimettere in discussione almeno la misura di quello che doveva essere un trionfo annunciato per lei e una debacle rovinosa per lui.

“Non c’è nulla di forte e stabile nel programma dei Tories – ha alzato la voce il capo dell’opposizione – questo è il caos”: rispedendo così al mittente accuse dello stesso tenore rivolte da mesi contro di lui tanto dalla May quanto dai media di establishment. “I Conservatori non hanno spiegato ai milioni di persone che sono ora nella preoccupazione quale tipo di assistenza pubblica avranno in futuro”, ha incalzato nelle ultime ore Corbyn. Oggi May, parlando in Galles, è apparsa del resto in grande affanno di fronte ai giornalisti che la criticavano per i punti del suo pacchetto sociale che introducono per la prima volta il pagamento dell’assistenza pubblica a domicilio, in particolare per gli anziani: inclusi i più malandati, da cui il termine “dementia tax”.

“Il programma elettorale non è cambiato”, ha affermato più volte lady Theresa, ma in realtà ha dovuto promettere garanzie e limiti (a partire dall’impegno a non costringere a intaccare i risparmi di nessuno sotto le 100.000 sterline) rispetto a quanto già annunciato nel manifesto. Oltre a impegnarsi a una consultazione prima d’attuare la riforma. Correttivi che potrebbero attenuare le polemiche e gli stessi mugugni in casa Tory, dove peraltro la fiducia appare un po’ meno dilagante dei primi giorni di campagna elettorale. Per ripristinarla la premier è tornata a giocare la carta Brexit e a provare a puntare il dito sul background pacifista e di sinistra radicale di Corbyn, fino a riesumare il ‘dossier’ Ira e i contatti coi repubblicani nordirlandesi di 30 anni fa. Ma per ora senza fermare la (parziale) rimonta del Labour. Né impedire al leader LibDem, Tim Farron, di sperare che la ‘dementia tax’ possa ancora diventare “la poll tax di Theresa May”.

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