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A.A.A. candidato cercasi: “Tu forse ti sistemi, noi incassiamo sicuro”

di Mino Fuccillo |21 Ottobre 2010 16:54

Ci vorrebbe un dvd per gustarselo in pieno, qualsiasi racconto, seppur fedele, non basta. E ci vorrebbe un Alberto Sordi per recitarlo a dovere, anche se non è una recita, è pura realtà. La realtà della politica, anzi delle elezioni, come fabbrica, legale, assolutamente legale, dei soldi.

Su un quotidiano free press, di quelli che non si pagano e si leggono in un minuto o due, appare un annuncio commerciale che di minuti ne merita tutto da solo almeno un paio di attenzione. Si legge: “Vuoi guadagnare ottomila euro al mese? Vieni a candidarti alle Regionali…”. Segue numero di telefono per il contatto: 660134…Una giornalista del Tg3 telefona, quel che segue è pura cronaca.

All’indirizzo fornito c’è una piccola fila e, dopo una mezz’ora di anticamera, ci sono due signori in una stanza che accolgono la giornalista fornita di telecamera nascosta, stile Iene…Seduto dietro una scrivania, uno dei due “imprenditori” della politica spiega: “Abbiamo tre liste: Grillo parlante, Forza Roma e No al Nucleare”. Per ogni lista ha davanti e mostra il relativo fascicolo con i nomi e i dati anagrafici dei candidati che stanno inscrivendosi rispondendo all’annuncio.

“Noi ti diamo tutto quello che ti serve a livello pubblicitario, non vogliamo e non spendi una lira. Poi dopo vi dovete un po’ impegnare…Metti caso riesci a prendere 1.500 voti…se pij (prendi ndr) questa botta…ti sistemi. Tu, tuo padre, tuo figlio…Vai a guadagnare lo stipendio di ottomila euro perché con 1.500 voti puoi essere eletto consigliere regionale. Ottomila di stipendio per i cinque anni che stai alla Regione, poi la pensione basata su quello stipendio per tutta la vita, cinque anni bastano per la pensione. E comunque, se sei stata cinque anni in Regione, un altro lavoro poi lo trovi di sicuro”.

Non fa una piega, è proprio così: con un po’ di fortuna 1.500 voti possono anche bastare. Dove il trucco e l’inganno? Non ci sono. Che ci guadagnano gli organizzatori delle tre liste? Vorranno una fetta, una “tangente” sullo stipendio dei possibili eletti? No, loro vanno più sul sicuro. Non è detto che i candidati vengano eletti. Ma è detto, scritto nelle leggi, che la “lista”, cioè loro, basta che si presenti alle elezioni per aver diritto al rimborso delle spese elettorali. Rimborso calcolato e pagato, a termini di legge, in un rapporto di 4/5 euro per ogni euro speso nella campagna elettorale. E’ questa la somma che lo Stato paga a partiti, anzi a liste grandi e piccole.

Non c’è nemmeno bisogno di imbrogliare, di gonfiare più di tanto le spese. Spendi mille euro, lo documenti e ne incassi cinquemila. Soldi sicuri, affare legale. Alla giornalista perplessa l’organizzatore giustamente garantisce: “Tranquilla, ti stai parlando con lo Stato italiano”. Sia pur per interposto e astuto soggetto, in effetti è proprio così: garantisce lo Stato.

Dunque, riepiloghiamo: mettere in piedi una lista, una lista qualsiasi, è un affare in sè. Gli organizzatori recuperano e moltiplicano l’investimento a norma di legge. Provarci a infilarsi in una di quelle liste è un po’ più faticoso ma meno aleatorio del giocare a “Gratta e Vinci”. Se va male, poco male. Se va bene ti sistemi. E’ nata e si fa pubblicità una nuova attività: il fabbricatore di liste e candidati. Scopo e ragione sociale: intercettare e portare a casa una fettina dei soldi pubblici. Capitale d’impresa: un po’ di faccia tosta, un po’ di competenza sulle leggi elettorali, astuzia e inventiva. La politica? Perché, cosa altro è la politica se non portare soldi pubblici sul “territorio”, cioè a casa?

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