Ma cosa sta succedendo? Che cos’è l’articolo 138? Cosa si vuole modificare? Perché il MoVimento 5 Stelle fa ostruzionismo al ‘Decreto Fare’? L’articolo 138 disciplina le modalità con le quali si possono portare a compimento modifiche alla Carta:
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
“Il vero obiettivo di questo governo – ha dichiarato Beppe Grillo (post: Colpi di Stato d’agosto) – è la distruzione dell’impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato.”
Cosa sta succedendo? In queste ore la Camera è impegnata (a oltranza) sui 251 ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle dopo il voto di fiducia al cosiddetto “decreto del fare”. Si tratta di una “pratica ostruzionistica” annunciata da giorni dai parlamentari grillini, in risposta alla volontà del Governo di porre la fiducia sul decreto. Il MoVimento 5 Stelle vuole soprattutto però rinviare la discussione e l’approvazione del disegno di legge costituzionale, già approvato dal Senato, di delega al Governo per le riforme (questo l’appello contro il Ddl).
Cosa prevede il ddl?
Quando, in autunno, l’iter della riforma del 138 sarà completata potremo finalmente far riscrivere la legge fondamentale da una snella commissione di 42 nominati in parlamento che si baserà sul lavoro di 35 esperti scelti dal governo. Poi il risultato verrà sottoposto in blocco ai loro autorevoli colleghi (con voti distanziati di soli 45 giorni) e quindi votato in un referendum.