Berlusconi chiede lo sconto. Sarkozy: “Mai così vicini all’addio”

Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 20:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi e Bossi annunciano: “L’accordo c’è”. Ma Sarkozy non ci crede: “L’Europa non è mai stata così vicina all’esplosione”. I leader di Pdl e Lega dicono di aver trovato l’intesa sulle pensioni, ma dovranno convincere l’Europa. Un’Europa che, per bocca del presidente francese, ha belle gatte da pelare: così il vertice del 26 ottobre diventa per Sarkozy una “priorità assoluta”. Quello che colpisce delle due notizie è la coincidenza temporale con cui arrivano: sembra uno scherzo del destino, ma in questo momento in Europa c’è poco da scherzare e la crisi di un Paese può scatenare un pericoloso “effetto domino”.

L’Europa vuole che l’Italia riformi le pensioni, e Berlusconi gliel’ha dovuto promettere. Ma la Lega su questo punto non molla: le pensioni non si toccano, “altrimenti ci ammazzano (gli elettori)”, dice Bossi. Probabilmente allora Berlusconi ha dovuto trovare una mediazione: una riforma “light”. Ovvero dare un po’ alla Lega per avere un po’ lui. E qual è il risultato lo dice il ministro Mariastella Gelmini a Ballarò: “Accordo raggiunto sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 67 anni ma non su quelle di anzianità”.

Al termine di un’altra giornata di passione, Bossi ha detto: “L’intesa c’è”, ma “il governo rischia ancora la crisi”. Rischia la crisi perché bisogna vedere se l’Europa accetterà una misura soft. Nella bozza diffusa dall’Ansa si legge: probabile innalzamento dell’età pensionabile per le donne, ma nessuna modifica delle pensioni di anzianità.

Intanto, con questo abbozzo di riforma Berlusconi si presenterà a Bruxelles per presentare il pianto anticrisi agli alleati europei. Ma sono, appunto, ancora solo parole: infatti il premier non ha ancora ultimato la lettera di presentazione che presenterà ai leader continentali. Che dirà l’Europa?

L’annuncio dell’accordo, tanto atteso nelle ultime 24 ore, arriva prima per bocca di Angelino Alfano, segretario del Pdl. La tribuna da cui arriva il proclama è, per l’occasione, Porta a Porta. Il dubbio però è lecito: è un’intesa reale o una maschera per far vedere all’Europa che va tutto bene? Per convincere l’Europa che siamo affidabili e alimentare la fiducia nei mercati. E come si fa a mostrarsi affidabili con un governo in aria di crisi (copyright di Bossi)?

Meglio dire che va tutto bene. Berlusconi va a Bruxelles a dire che il governo farà questo e quello, Alfano dice che l’alleanza tra Pdl e Lega non è mai andata meglio, Bonaiuti accusa la stampa nemica: “Avete messo in giro false notizie, Berlusconi andrà a Bruxelles”.

Il 24 ottobre la crisi sembrava davvero dietro l’angolo: la Lega non cedeva sulle pensioni e ci è voluta una trattativa a oltranza per evitare lo strappo. Il giorno dopo Bossi tuona: “Sulle pensioni il rischio crisi c’è”. Il motivo è presto spiegato: “La gente (cioè la base leghista) ci ammazza” se la Lega cede sulle pensioni.

E’ il preludio ad un’altra giornata intensissima: il 26 Berlusconi è atteso davanti ai capi europei e con quella gente lì non si scherza. L’Europa può aiutare l’Italia (forse con un fondo salva stati, sicuramente attraverso la Bce), ma l’Europa vuole garanzie. Dunque, riunione d’emergenza a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Gianni Letta e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Obiettivo, trovare un punto d’incontro con la Lega.

A fine incontro, Berlusconi annuncia che andrà a Bruxelles. E Bonaiuti può finalmente permettersi di dire: “Il viaggio a Bruxelles è confermato, tutto il resto sono farneticazioni”.

Conclude Alfano che strombazza da Vespa l’unità dell’esecutivo. Lega e Pdl divisi? Macché: “Anche oggi abbiamo dimostrato che tiene il rapporto tra due partiti che hanno assicurato stabilità e riforme al Paese”. Ma poi viene il dubbio che si tratti di un’intesa “a tempo”: “Siamo consapevoli tutti delle difficoltà – sottolinea Alfano – l’unità è raggiunta attorno alla decisione di rispondere puntualmente all’Europa con puntualizzazioni che riguardano le cose sin qui fatte e le cose che si intendono fare per la crescita”. Dopo Bruxelles, chissà.