Comizi di aprile al lunedì dei processi. Berlusconi ne farà solo un paio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 7 Marzo 2011 - 14:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Con tutto il rispetto che alle notizie si deve, la notizia che Silvio Berlusconi andrà di persona ai suoi processi è una mezza notizia, anzi un quarto di notizia. Una notizia amputata e monca, lasciata così stavolta più per colpa e pigrizia mentale degli addetti alle notizie che per scelta o reticenza di Niccolò Ghedini, araldo della notizia stessa. Ci andrà ha detto il suo avvocato, parlamentare e stratega. Ci andrà solo di lunedì e non è poco per un presidente del Consiglio impegnato a governare. Ma domandare a Ghedini in primis e poi anche a se stessi che cosa ci andrà a fare? Eppure non era domanda indiscreta né incongrua, era la sostanza della notizia. Andrà il presidente del Consiglio in Tribunale a Milano a rendere “dichiarazione spontanea” o a farsi interrogare? La differenza è enorme, totale, radicale. E’ stato scritto e detto che la scelta di andare da parte di Berlusconi è “cambio di strategia” rispetto al consueto slalom e dribbling a processi e udienze a suo carico. Mica vero, dipende. Dipende appunto dal cosa andrà a fare.

A farsi interrogare Berlusconi non è andato mai, lo facesse sarebbe davvero “cambio di strategia”. Non così se andrà lì a rendere “dichiarazione spontanea” senza accettare interrogatorio. Questo Berlusconi lo ha già fatto, era il 17 giugno del 2003, disse la sua in aula e non accettò di farsi interrogare. Se di questo si tratta, se queste sono le sue intenzioni per i lunedì dei processi, allora saranno quelli di Berlusconi i “comizi di aprile”, anzi probabilmente “il” comizio di aprile. Uno o al massimo due: poi il 15 maggio si vota e l’utilità del comizio in aula a reti televisive unificate svanirà per il presidente, leader e imputato. La “dichiarazione spontanea” la si può immaginare. Esordio con l’affermazione del lungo calvario imposto dalla magistratura alla sua persona, azienda e missione politica. Negazione di ogni addebito e circostanza: mai sesso nelle cene di Arcore, mai sesso a pagamento, tanto meno con minorenni, mai indebite pressioni sui funzionari della Questura di Milano per liberare Ruby accusata di furto. Dichiarazione alle tv di tutto il mondo del suo stato di vittima, grido accorato e fermo alla persecuzione. Una performance prevedibile e quasi sicuramente di buon effetto, queste cose Berlusconi le sa fare e, come ha osservato Marcello Dell’Utri, la sua abilità di fronte alle telecamere è comprovata. Vero, ma è sempre stata abilità messa  in atto e in mostra senza contraddittorio. Contraddittorio che Berlusconi evita in tv, figurarsi in Tribunale.

Meno facile immaginare l’interrogatorio: il Berlusconi di fronte ai bonifici in denaro alle “olgettine”, di fronte alle foto, sia pur “irrilevanti” delle “olgettine” vestite in latex da poliziotte con manette, di fronte a testimonianze avverse alla tesi del bunga-bunga come barzelletta e rinfresco, di fronte ai fax che documentano come la Questura rilasciò quella notte Ruby prima di accertarne l’identità. Può darsi che Berlusconi abbia deciso di affrontare anche questo, può darsi voglia usare l’aula di Tribunale non solo come palcoscenico per un “assolo” ma anche come rischioso trampolino. Può darsi, ma crediamo, ci permettiamo di credere che proprio non lo farà, questo no. Ma ha detto che ci andrà…Ha anche detto, solo per stare alle ultime, che “Gheddafi non lo disturbava con una telefonata”. Poi ha cambiato parere. Ha detto che “mai ho creato conflitto istituzionale”, lui che avrà detto mille volte che la Corte Costituzionale è inaffidabile perché “di sinistra”. Ha detto che lui sta “con gli insegnanti della scuola pubblica”, il giorno dopo aver detto che la scuola pubblica “non inculca i valori giusti”. Berlusconi dice tante cose: ha detto, anzi ha fatto dire che andrà di lunedì ai processi, bastava chiedergli se si farà interrogare o no per sapere se era annuncio di “Comizio d’aprile” oppure certezza della propria innocenza.

Dicono poi, dicono e fanno scrivere che Berlusconi andrà lì a fare anche altro, a “guardare negli occhi” i testimoni. Strana frase ripetuta su ogni giornale, qualcuno l’ha regalata a tutti, qualcuno vicino a Berlusconi. “Guardare negli occhi” per scrutare, esigere la sincerità dei testimoni o per sincerarsi, con la sua presenza, che i testimoni si ricordino che lui c’è e chi lui è? Per controllare o per tenere sotto controllo? Ma questo, questo no a Ghedini e a Berlusconi proprio non lo si può domandare.