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Comunione a Berlusconi, secondo la Chiesa “sì ai divorziati ma solo se vivono in continenza”

di Elisa D'Alto |21 Aprile 2010 13:07

Silvio Berlusconi durante il funerale di Raimondo Vianello

Immaginiamo la scena. Don Walter, mentre celebra il funerale di Raimondo Vianello, al momento della comunione vede avvicinarsi una fila di persone che vogliono accostarsi al sacramento. Tra queste, anche tanti volti noti e uno notissimo. Il presidente del Consiglio Berlusconi. Certo, l’eco degli scandali, del divorzio mediatico da Veronica Lario, del “ciarpame senza pudore”, sarà arrivato anche alle orecchie di don Walter. Ma il quel momento, cosa fare? Concedere l’ostia al pluriseparato Berlusconi o no?

La comunione alla fine il premier la riceve e la polemica dei giorni scorsi è cosa nota: la dottrina cattolica ammette eccezioni? Don Walter si è subito difeso: “Sapevo che Berlusconi era divorziato, ma che potevo fare?”.  E oggi in suo soccorso è arrivato anche monsignor Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano di Montecitorio: ” I divorziati che si sono risposati una seconda volta civilmente non possono accostarsi alla comunione.  Ma con la separazione dalla seconda moglie Berlusconi è tornato ad una situazione, diciamo così, ex ante”. E’ il secondo matrimonio civile, da un punto di vista canonico, a creare problemi perchè è solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi, in quanto  sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Venendo meno le seconde nozze, quindi, il problema si annullerebbe, secondo Fisichella.

Ma la dottrina cattolica non sembra sulla stessa linea.  L’ Esortazione Apostolica Familiaris Consortio del 1981 aveva ribadito il divieto in termini inequivocabili a concedere la comunione ai divorziati, un divieto piú volte riaffermato,  specialmente nel 1992 dal Catechismo della Chiesa Cattolica e nel 1994 dalla Lettera Annus internationalis Familiae della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Sull’argomento è intervenuto, in passato, anche papa Benedetto XVI che aveva  escluso che le norme ecclesiastiche potessero essere cambiate e aveva precisato che la comunione può essere ricevuta solo da un cuore al più possibile puro. “Non si trovano invece in situazione di peccato grave abituale i fedeli divorziati risposati che assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”.

In altre parole, anche Silvio Berlusconi potrebbe ricevere la comunione solo se vivesse, a causa del divorzio, in piena continenza, e avesse reso pubblica questa “informazione”, rimuovendo così  lo scandalo.

E già l’incontro di ieri tra il premier e il cardinal Bertone nell’ambito del ricevimento per i cinque anni di pontificato di Benedetto XVI, potrebbe essere il primo passo verso il “pentimento”. Berlusconi è stato accolto alla nunziatura con calore dai vertici ecclesiastici, dopo un anno di rapporti incrinati a causa dello scandalo escort. Un colloquio di venti minuti con Bertone, la presentazione del nuova governatrice del Lazio Polverini e la soddisfazione per le ultime elezioni. “Ce l’abbiamo fatta, Eminenza”, commenta raggiante il premier. Non solo: secondo Berlusconi con il cardinal Bertone “c’é sempre un clima buono, cordiale, come tra presidente del Consiglio e istituzione del Vaticano, e in più come tra due salesiani”. Qualcosa è cambiato, a quanto pare.

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