X

Dopo le minacce di Calderoli, proposta Bonelli. Basta aumentare la tassa sul “capital gain” dei ricchi per ridurre le tasse a dipendenti e pensionati

di admin |15 Maggio 2010 10:07

Angelo Bonelli, dei Verdi

Quasi nel silenzio è caduta la provocazione del Ministro Roberto Calderoli di dare un taglio del 5% agli stipendi dei parlamentari e dei ministri per dare il “buon esempio” in vista dei “sacrifici” che comporterà la mini-manovra finanziaria che il governo varerà “a breve”.

Poche le voci finora sentite, attraverso l’agenzia Ansa: sono quelle de del presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che ha detto le cose più interessanti, del portavoce della Federazione di sinistra, Paolo Ferrero, di Fabrizio Cicchitto, Alessandro Pagano e Angelo Rotondi del Pdl,  di Pier Luigi Bersani e Michele Ventura del Pd, di un portavoce dell’Idv.

 Gli altri stanno tutti zitti, perché anche un modestissimo, quasi simbolico taglio come quello di Calderoli, che peraltro non tocca tutti gli altri loro privilegi, li terrorizza, ma snno che non possono criticare perché sarebbe elettoralmente sbagliato. Bonelli ha fatto una proposta coraggiosa, che resterà certamente inascoltata, perché nessuno, nemmeno i leoni di sinistra, ha il coraggio di mettersi contro il grande capitale: aumentare l’aliquota sul “capital gain”. In altre parole, mentre un cittadino qualunque, per poco che guadagni, è soggetto a una aliquota fiscale di almeno il 23% , che diventa sempre più alta, fino al punto che chi guadagna discretamente, dai settantacinquemila euro lordi all’anno (che tradotto in mensile fa netto in busta 3.500 euro) in su, si vede portare via il 43 per cento dello stipendio.

Questo non succede ai grandi speculatori della Borsa, che pagano il 12,5% su guadagni di miliardi, sempre, comunque, quale che sia la cifra guadagnata. Basterebbe alzare la aliquota e ci sarebbero ampi margini per ridurre le imposte sul lavoro dipendente.

Purtroppo la verità è che nessuno ha il coraggio di farlo. Non ha avuto il coraggio Vincenzo Visco, quando era ministro delle tasse di Romano Prodi, che sfogò il suo odio sui dirigenti d’azienda tassando il capital gain delle loro stock options, ma non ebbe il fegato di mettere le tasse ai ricchi. Meno coraggio ancora ce l’hanno Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, per tutte le ragioni che si possono immaginare.

Ha detto Bonelli:”Il ministro Calderoli vuol far pagare la crisi alle face più deboli del paese. Infatti mentre le borse continuano ad affondare e il governo non fa nulla, il ministro leghista chiede ai parlamentari politiche di rigore. Bene. Se c’é da tirare la cinghia si cominci proprio dai parlamentari: si riducano le indennità del 50% e aboliscano privilegi e vitalizi. Questo, ovviamente, non sarebbe sufficiente ma potrebbe essere un esempio in un momento di drammatica difficoltà per le famiglie. Poi si tassino, finalmente, le rendite finanziarie di chi specula sugli alti e bassi delle borse. Il governo non si azzardi a toccare la spesa sociale e quella sanitaria. Se Calderoli pensava a questo quando parlava di stringere la cinghi si sbagliava di grosso. Non possono essere sempre i più deboli a pagare”.

Fa eco a Bonelli Paolo Ferrero, portavoce della Federazione della Sinistra: “Il 5%? Meglio se si dimezzassero lo stipendio”.

Calderoli, sulla scia di quanto fatto in Inghilterra e Portogallo a causa della crisi economica, aveva lanciato la proposta ‘anti-crisi’ della Lega Nord.

Si tratta di una ‘idea’ che anche l’opposizione ‘sposa’, mettendo però in guardia dal rischio di fare “demagogia” o, come spiega il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dall’essere soltanto uno dei “primi slogan sulla manovra che tutti nella maggioranza sempre hanno detto che non ci sarebbe stata”.

Calderoli presenterà la proposta ‘anti-casta’ del Carroccio “in sede di Governo, quando affronteremo la manovra finanziaria”, ma all’ANSA ha spiegato che si tratta di “un taglio, almeno del 5%, agli stipendi di ministri e parlamentari. La regola del 5% che hanno applicato in altri Paesi europei può valere in alcuni settori, ma in altri potrebbe essere anche più pesante”. 

La manovra ‘anti-crisi’ arriva in un momento in cui classe politica e governo, in particolare, sono nell’occhio del ciclone per gli scandali sugli appalti del G8. E certo non aiutano le ultime polemiche sulla ‘patente speciale’ agli autisti della casta o la richiesta di ‘un intervento’ per le multe alle auto degli onorevoli.

Non a caso la proposta Calderoli raccoglie molti favori, anzi dà il via ad una gara a chi ‘taglia’ di più. Alessandro Pagano del Pdl si dice pronto “anche a un taglio ben superiore del 5%, magari creando anche un fondo a favore dei disoccupati”.

Il ministro Gianfranco Rotondi invita a “rinunziare tutti a tre mensilità da versare a favore di chi perde il lavoro. Non risolve i problemi ma mostra la sensibilità di una classe dirigente”.

Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, afferma che “questa volta bisogna tagliare davvero la spesa pubblica” e che “bisognerà intervenire anche sui costi della politica comprese le retribuzioni degli eletti da un certo livello in su” per “dare al Paese la tangibile sensazione che tutti, senza eccezione alcuna, sono coinvolti in un’operazione resa indispensabile dal quadro economico internazionale”.

Sui “sacrifici” si concentrano alcune critiche del Pd. Per Michele Ventura, “ora vengono annunciati manovra economica e sacrifici per tutti ma non vorremmo che a pagare siano sempre gli stessi”.

L’Idv giudica “la proposta un primo passo”, anche se “serve molto di più per eliminare sprechi e ingiusti privilegi”. “

Scelti per te