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Di Maio scarica Luca Lanzalone. “Si dimetta da Acea”: ma a Roma ce l’avevano messo i vertici M5S

di Redazione Blitz |14 Giugno 2018 18:20

Di Maio scarica Luca Lanzalone. "Si dimetta da Acea": ma a Roma ce l'avevano messo i vertici M5S

Di Maio scarica Luca Lanzalone. “Si dimetta da Acea”: ma a Roma ce l’avevano messo i vertici M5S

ROMA – “Luca Lanzalone si deve dimettere” da presidente di Acea. Lo ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, a Rtl, spiegando che chi è agli arresti domiciliari non può rimanere in quella carica. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] “Mi aspetto” che si dimetta, ha sottolineato il ministro.

“Da noi chi sbaglia paga”, ha aggiunto Di Maio. Sta facendo “autocritica”, come insinua il Pd Orfini? L’avvocato Lanzalone era il “Mr Wolf” che risolve i problemi, almeno a sentire l’intercettazione telefonica di Luca Parnasi, il costruttore al centro dell’inchiesta sulla presunta corruzione relativa alla costruzione del nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle.

Manager considerato vicino a Casaleggio, Il Fatto Quotidiano ricorda che fu inviato a Livorno per risolvere i problemi della giunta M5S di Livorno del sindaco Nogarin prima di essere catapultato a Roma dove la giunta Raggi era alle prese con il caso Marra. Anche qui servivano le sue doti di “problem solver”. Una specie di commissario che aiutò a sbloccare l’impasse sul nuovo stadio. E’ per questo che oggi si sprecano gli “io l’avevo detto”. La sua missione fu subito quella di mettere ordine nel caos delle partecipate: avviò le procedure del concordato fallimentare di Atac, fu messo sulla poltrona di Acea.

Di Maio adesso intima le dimissioni, ma è nel suo stesso partito che viene messo sotto accusa per aver consentito le più diverse e nocive infiltrazioni esterne. “Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema stadio insieme al professore Fraccaro e Bonafede”, diceva di lui sempre Parnasi. Lo stesso dice Cristina Grancio, che si oppose al progetto stadio, fu espulsa dal capogruppo M5S del Campidoglio Paolo Ferrara, oggi indagato come Lanzalone e autosospeso.

“Non l’ho scelto io, manco lo conoscevo, me l’hanno imposto loro”, avrebbe detto il sindaco Raggi in un retroscena pubblicato da Repubblica e secondo il giornale si riferisce a Casaleggio e all’attuale ministro della Giustizia Bonafede mentre, come rivela la Repubblica, si sfoga col suo staff. Secondo l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, anche lui critico verso lo stadio e uscito dalla giunta un anno e mezzo fa diceva ieri che lo stadio “era la più grande speculazione d’Europa”, oggi che il vero assessore era Lanzalone e che questa inchiesta è peggio di Mafia Capitale.

Roberta Lombardi, ortodossa M5S della prima ora e competitor interno di Raggi a Roma, ricorda che “a portare Lanzalone a Roma è stato il gruppo che si occupava degli enti locali”. E assegna le responsabilità della vicenda a “chi ha portato Lanzalone a contatto con il Movimento, affidandogli incarichi delicati e facendolo diventare presidente di Acea. Lanzalone è entrato in contatto con il gruppo che gestiva gli enti locali, da Livorno, dove ha lavorato bene per il risanamento dell’Aamps, fino a Roma, dove dopo il caso Marra fu messo a controllare tutto quello che Raggi aveva firmato nei mesi in cui lo aveva avuto come braccio destro”.

Quindi Di Maio, Fraccaro e Bonafede? Chiede un po’ maliziosamente Repubblica e la Lombardi risponde: “Ho detto il gruppo degli enti locali”, precisa lei. Un’ultima tessera del mosaico. La sera prima dell’arresto Lanzalone ha cenato in un ristorante del centro storico a Roma con Casaleggio: piatto principale del menù, le nomine per il cambio dei vertici di Cassa depositi e prestiti, Rai ecc…

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