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Emilio Colombo compie 90 anni e ricorda il giorno in cui parlò con Pio XII

di Lorenzo Briotti |10 Aprile 2010 14:40

Emilio Colombo

Il 1947 fu un anno difficilissimo per l’Italia e Ferruccio Parri, che era stato primo presidente del Consiglio a capo di un governo di unità nazionale istituito alla fine della seconda guerra mondiale, un giorno sbottò: «Chissà se sarà veramente possibile fare la democrazia in Italia» Quelle parole pronunciate, con tono concitato, turbarono anche un giovane, Emilio Colombo, nato a Potenza l’11 aprile 1920, eletto a soli 26 anni deputato alla Costituente, che qualche giorno dopo le stava ancora ripensando pochi istanti prima di avere un imprevisto e sorprendente incontro con Pio XII.

Un inedito raccontato in un diario che Emilio Colombo – una delle anime della vecchia Dc, statista, europeista convinto e oggi senatore a vita – sfoglia alla vigilia del suo novantesimo compleanno. «Mentre Ferruccio Parri era preoccupato per la confusa situazione politica – racconta Emilio Colombo – a me, giovanissimo dirigente della Gioventù italiana di Azione Cattolica, infondeva coraggio Alcide De Gasperi. Fu in quei giorni che, a Montecitorio, assistetti ad un incontro che divenne storico: De Gasperi rifiutò di dare la mano a Vittorio Emanuele Orlando, che lo aveva accusato di cupidigia di potere e di eccessivo servilismo. In questa atmosfera avvenne il mio colloquio con Papa Pacelli, il quale aveva saputo della mia intenzione di non ripresentarmi candidato ai vertici dell’Azione Cattolica. Fu il presidente dell’Azione Cattolica Carlo Carretto ad invitarmi ad accompagnarlo da Pio XII. Mi ritrovai così davanti allo studio del Pontefice, e mentre Carretto era a colloquio privato con il Papa, io ripensavo a quelle parole di Ferruccio Parri. Dopo pochi minuti, con grande sorpresa ed incredulità, mi sentii chiamare e fui invitato ad entrare».

«Il Papa – ricorda Emilio Colombo – mi salutò molto cordialmente mentre ero in ginocchio davanti a lui e mi sussurrò: “La nostra opinione è che lei continui quello che sta facendo per l’Azione Cattolica…”. “Ma io non lo so fare”, replicai. “E chi glielo ha detto?”, mi disse Pio XII, il quale aggiunse: “Lei dovrebbe avere l’umiltà di tener conto di quello che molte persone le chiedono, di persone che ne sanno più di lei”».

«I miei dubbi – ricorda Colombo – evaporarono. Se il Papa ti chiede di fare una cosa, come cattolico devi farla, bisogna essere rispettosi ed obbedienti. Subito dopo il Papa mi invitò a sedere davanti alla sua scrivania e parlammo a lungo della situazione».

Il diario propone altre pagine di storia, dalla riforma agraria della quale Colombo fu tra i protagonisti con Antonio Segni, ad appunti, solo apparentemente disordinati, su colloqui con Alcide De Gasperi, Don Luigi Sturzo, Aldo Moro, Giulio Andreotti, e ancora, in chiave diplomatica, con Genscher, Margaret Thatcher, Gorbaciov, Nixon, Reagan, Rabin, Peres, Arafat. E poi con papa Giovanni XXIII, con papa Paolo VI, con papa Wojtyla: perché Colombo è stato sempre uomo molto vicino al Vaticano.

È il diario di un uomo di 90 anni, con una vita tutta trascorsa tra politica, istituzioni ed Europa. Tra i padri fondatori della Democrazia Cristiana, della quale ha vissuto “con grande intensità ” la stagione più esaltante e “con immenso dolore” anche il dissolvimento, Emilio Colombo è stato presidente del Consiglio dall’agosto del l970 al febbraio 1972, e innumerevoli volte ministro, titolare del Tesoro – ricorda con orgoglio – quando a metà degli anni sessanta la lira ottenne per due volte l’oscar di moneta europea più forte. L’intenso contributo al processo di integrazione comunitaria lo ha portato sulla poltrona di presidente del Parlamento europeo nel 1977. Due anni dopo, per il suo impegno per l’Europa unita, è stato insignito, dopo Alcide De Gasperi e Antonio Segni, del premio Carlomagno.

Carlo Azeglio Ciampi lo ha nominato nel 2003 senatore a vita. La sua prestigiosa carriera di uomo politico e statista è stata solo scalfita alcuni anni fa dall’ammissione di aver fatto uso di cocaina per scopi terapeutici, fatto per il quale – “con molta umiltà “, dice, ma anche con dignità – si è di recente scusato pubblicamente con il Paese.

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