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Enrico Letta: “Mercoledì fiducia alle Camere. Non sarò re Travicello”

di Daniela Lauria |29 Settembre 2013 23:04

Enrico Letta: “Mercoledì fiducia alle Camere. Non sarò re Travicello” (Foto Ansa)

ROMA – Enrico Letta chiederà la fiducia in Parlamento mercoledì. Dopo essere salito al Colle, dove insieme con Napolitano hanno confermato la necessità di chiedere un chiarimento in Aula, il premier è andato a spiegare le sue prossime mosse in tv, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Mercoledì probabilmente andremo in Parlamento – dice Letta – chiederemo la fiducia in entrambi i rami. E ognuno si prenderà le sue responsabilità. Non ho intenzione di governare a tutti i costi, serve una fiducia per applicare il programma. Se non c’è la fiducia tirerò le conclusioni“.

Letta dopo l’incontro con Napolitano ha le idee chiare: Non farò il Re Travicello”, e chiarisce che non ha intenzione di governare ”a tutti i costi” e sa che, per evitare maggioranze “scilipotiche tutto dipende dal Pdl” e dallo scontro apertosi dalla dissociazione dei ministri ai diktat di Silvio Berlusconi.

Quella che finora è stata una crisi extraparlamentare, deve essere portata in Aula. Nel colloquio, durato circa un’ora e mezza, con Napolitano, se lo sono detti. E in una nota diffusa del Quirinale si legge che: “E’ stato attentamente esaminato “il clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica”. Una situazione complessa anche per le fratture interne al Pdl. Di qui la necessità di parlamentarizzare la crisi: “Nel luogo – specifica la nota -che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento”

Quello che preme a Napolitano è riuscire a trovare una soluzione-ponte affinché si faccia la legge di stabilità e si approdi ad una riforma elettorale. L’urgenza di riformare l’odiato Porcellum, è stata evidenziata anche dal presidente del Consiglio: “Non si può votare con il Porcellum che non garantisce la maggioranza al Senato”.

Letta tiene gli occhi puntati anche sul “dibattito molto forte e profondo” in corso nel Pdl. “I ministri hanno posto delle valutazioni e sento che in Parlamento c’è incertezza. Per questo vado in Parlamento a chiarire. Non voglio essere un re Travicello“. Anche “dai sondaggi – aggiunge il premier – gli elettori Pdl vogliono che continui l’esperienza di questo governo”. “Spero – è l’auspicio – che ci sia una parte del Pdl che dica che non sono d’accordo con questo cupio dissolvi”.

Al suo ormai ex vice, Angelino Alfano, manda a dire: “Le sue parole di oggi lasciano intendere che c’è una discussione in corso, io sono rispettoso del travaglio che c’è, questo è un momento drammatico e forse di svolta attorno al centrodestra”.

Il premier, convinto della necessità della verifica ‘‘perché il Pdl aveva minato la democrazia” con la minaccia delle dimissioni di massa, non si sbilancia però sull’esito. Nè sullo sbocco del duro confronto interno al Pdl. ”Onestamente ho perso il filo da un po’ di giorni delle delle posizioni del Pdl. Ma i ministri hanno posto delle valutazioni e c’è un dibattito”, si limita ad osservare Letta, ammettendo però che tutto, l’esito della verifica in Parlamento e i numeri per andare avanti, dipende dallo sbocco del confronto tra i berlusconiani.

“C’è l’applicazione di una sentenza che riguarda il leader Pdl e che non può essere scambiata con l’appoggio al governo”, ci tiene a precisare Letta. “Questo è stato un tema dirimente per le scelte fatte”. Forse, “ci si aspettava un atteggiamento diverso. Ma è una cosa che ho voluto separare dall’inizio e lo farò anche se il governo andrà a casa”. Letta ha ribadito che “nella richiesta di fiducia ci sarà la formalizzazione di quanto detto quando il governo è nato: non ci sono scambi tra temi. C’è la vita del governo e c’è l’applicazione della sentenza.

Quanto ad una possibile riforma della giustizia. “Mi fa sempre sorridere – afferma Letta – è come se la giustizia voglia dire parlare di Berlusconi. Questo governo tra le cose fatte ha fatto quella della giustizia civile. Ci siamo già occupati di giustizia che è quella che riguarda i cittadini italiani”.

 

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