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Sacrifici per tutti… o quasi: niente Ici sugli immobili del Vaticano

di luiss_vcontursi |5 Dicembre 2011 19:01

Una veduta dall'alto di piazza San Pietro

ROMA – Gli italiani dovranno pagare l’Ici anche sulla prima casa, dovranno pagarla tutti tranne che la Chiesa. Sull’idea di togliere una volta per tutte l’esenzione Ici agli immobili ecclesiastici Monti ha detto: “E’ una questione che non ci siamo ancora posti”. Eppure si stima che in Italia ci siano approssimativamente 50 mila immobili ecclesiastici che non pagano l’Ici. E che se lo facessero porterebbero nelle casse dello Stato intorno ai 2 miliardi e 400mila euro annui.

Ma non è solo una questione di entrate. L’Unione Europea ha annunciato (a fine settembre) l’intenzione di aprire un’indagine formale per aiuti di Stato e incompatibilità con le norme sulla concorrenza proprio su questo fronte. Sono tre i punti da chiarire, come scrive ‘Il Fatto Quotidiano’: oltre all’Ici, c’è anche l’articolo 149 del “Testo unico delle imposte sui redditi”, che “conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali a quelli ecclesiastici”, garantendo loro un regime fiscale particolare e favorevole. Infine lo sconto del 50% dell’IRES concesso agli enti ecclesiastici che operano nella sanità e nell’istruzione.

La storia dell’esenzioni Ici per la Chiesa. Già nel 2004 una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che l’esenzione dall’Ici (già in vigore dal ’92, ma dal cui pagamento erano stati esclusi luoghi considerati “particolarmente meditevoli”) poteva essere applicata solo quando all’interno dell’immobile si svolgesse un’attività effettivamente legata al culto. Una sentenza “pericolosa”, resa meno pericolosa da una norma approvata in extremis da Berlusconi nel 2005 secondo cui si stabiliva l’esenzione dal pagamento dell’Ici per tutti gli immobili della Chiesa cattolica. Un anno dopo il governo Prodi limò la normativa, prevedendo che l’esenzione si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”. Una norma un po’ vaga che ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per strutture turistiche, alberghi, ospedali, centri vacanze, negozi: è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura.

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