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A Genova esplode la febbre dei sondaggi: Vincenzi o Musso?

di fmanzitti |11 Maggio 2011 11:51

Genova (foto Lapresse)

GENOVA – Va bene che manca esattamente un anno, ma la tensione sulle prossime elezioni comunali genovesi è improvvisamente esplosa. Un po’ perché fra meno di un mese tocca a Milano, Torino (che sono gli altri due lati del famoso triangolo o Gemito del Nord Ovest), Bologna e Napoli e le assonanze sono roboanti: Genova come la Bologna di Guazzaloca, pronta alla storica capriola? Torino che deve rinnovare un eterno governo della Sinistra nelle sue diverse forme, un po’ alla genovese? Milano che potrebbe preparare la capriola alla rovescia, da destra a sinistra?

Ma la fibrillazione si è scatenata sopratutto perché sul limitare dei termini di legge una pioggia di sondaggi strettamente genovesi è piovuta a illuminare uno scenario politico confusissimo, come Blitz aveva raccontato recentemente.

Nella totale assenza di candidature certe sull’uno, sull’altro ed anche sull’ altro fronte ancora, quello segreto (il Terzo Polo), i sondaggisti si sono divertiti a perlustrare il gradimento dei genovesi in questa primavera caotica, molto floreale nella Superba (alla Fiera c’è la manifestazione boom di Euroflora a cadenza quadriennale e dal forte richiamo) e molto incasinata politicamente dal frenetico attivismo mediatico della signora sindaco Marta Vincenzi.

Sarà lei ancora la candidata della Sinistra, che governa Genova ininterrottamente dal 1974, con una pausa tra il 1980 e il 1985 di gestione Dc, Psi, Pri, sindaco repubblicano e Pci per una volta in castigo? Alla faccia delle usanze e dei metodi, la replica non è ancora stata garantita al punto che SuperMarta si è preparata le sue mosse, ingaggiando assessori nell’altro campo del centrodestra e minacciando una sua lista, comunque.

Il suo rivale interno sulla piazza Pd, il sempiterno Claudio Burlando, presidente della Regione, già sindaco, deputato, ministro nel governo Prodi 1, con padre camallo della mitica Culmv, ha subdolamente strisciato un’ipotesi Primarie. Praticamente uno schiaffo alla signora sindaco che non ha ancora concluso il suo primo mandato e dove si è mai visto che il secondo non viene garantito?

A Genova, per la verità hanno un bel precedente perché licenziarono in tronco il sindaco Adriano Sansa, celebre magistrato ed ex pretore d’assalto dopo quattro anni di governo, dicendogli tout court che tanto loro, gli allora pidiessini, erano in grado a Zena di far eleggere sindaco il primo camionista che passava per la strada. Tanto il prode Sansa gli aveva rotto le uova nel paniere nella prima giunta, che succedeva alla caduta di Burlando, sindaco arrestato per lo scandalo colombiano del Sottopasso e poi totalmente prosciolto ed anzi rilanciato verso i grandi e progressivi destini della Sinistra di manovra e di governo.

L’incertezza velenosa fiorita intorno a SuperMarta, che ha anche pensato di abbellire la città nei giorni colorati della mostra con una aiuola piazzata nella strada centrale di via XX Settembre, mandando in bestia automobilisti, autisti Amt e cittadini comuni, non ha fermato i sondaggisti, anzi li ha caricati.

Così gli esperti di DIGIS e commissionati da un settimanale genovese Bj Liguria Business Journal e dalla società Tecnè per conto dell’ Api di Francesco Rutelli, si sono inventati una giostra di candidati di sinistra e di destra da piazzare ai nastri tanto per capire chi sta allungando il collo.

Accanto a SuperMarta, per conto del Pd, sono stati così investiti del ruolo di possibili concorrenti la statuaria senatrice Pd Roberta Pinotti, già presidente della Commissione Difesa, odiata concorrente della Vincenzi (non solo rivalità femminili), la pimpante avvocatessa Francesca Balzani, eurodeputata per il Pd, altra concorrente di SuperMarta, dirottata in Europa per non fare ombra alla signora sindaco, il deputato molto popular Mario Tullo e financo il potente assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo, già vicesindaco del rimpianto Beppe Pericu, anche lui non molto empatizzato dalla Vincenzi e pronto oggi a scatenarsi a favore di un suo concorrente “forte”.

Per il centro destra gli esperti dei sondaggi hanno caricato sui loro computer, ovviamente, Enrico Musso, il senatore ex Pdl, oggi iscritto al gruppo Udc, gamba liberale, docente universitario di Economia e unico leader ad essere partito chiaramente e dichiaratamente per conquistare il nobile palazzo Tursi con una lista civica e una fondazione Oltremare, che cerca di catturare consensi trasversali, ma che parte dalla pancia moderata della città, quella che ne ha le scatole piene della gestione di Sinistra, della Vincenzi, dei Burlando e che vorrebbe un’inversione di rotta.

E intorno al senatore del grande strappo a Berlusconi sul processo breve e su tanti altri temi caldi, meritatosi accuse di tradimento da una parte e consensi border line dall’altra si nebulizza una pioggia di ipotesi anche un po’ fantasiose, come il coordinatore regionale della Pdl Michele Scandroglio, deputato fedelissimo di Scajola, senza nessuna velleità comunale o i “pierini e le pierine” del centro destra regionale, come il medico barricadiero, Matteo Rosso o la mammina grintosa, Raffaella Della Bianca o il posatissimo deputato Roberto Cassinelli, fido di Scajola pure esso o il suo scudiero dell’Opus Dei, il prode Pierluigi Vinai, per altro già stoppato dal suo maestro che lo ha gelato dicendogli sul muso: “Sei bravo, ma il candidato non lo sai fare…”

Davanti a questa pioggia di candidati un po’ a vanvera, salvo ovviamente madame Vincenzi e il senatore Musso, che ci hanno azzeccato i sondaggi? Quello sottilmente preparato dalla Digis per il Business Journal, diretto da Mario Bottaro, esperto giornalista di lungo corso, già vicedirettore de “Il Secolo XIX”, ha sprangato per bene la Vincenzi, facendola soccombere con un 29,2 per cento davanti alla Pinotti premiata con il 35,4 e rilevandole solo un po’ di vantaggio su Tullo al 9,7, Balzani al 6,7 e un po’ meno forza davanti a Montaldo, accreditato di un 19 per cento. Ma è a destra che la partita della Digis sembra chiudere i giochi su Enrico Musso, trionfante con il 57 per cento, inavvicinabile per gli altri candidati. E schierando Sinistra contro Destra cosa svelano i sondaggisti della Digis? Che si parte con un confusissimo sprint nel quale la Vincenzi figura addirittura terza dopo la Pinotti e dopo Musso, con la maggioranza assoluta, ovviamente, agli indecisi, un bel 28 per cento.

L’altro sondaggio piovuto sulla testa dei candidati, quello firmato da Rutelli e prospettato a Genova dal commissario dell’Api regionale, un altro prof di Economia, Gb Pittaluga, già assessore alle Finanze prima nel centro-destra, poi nel centrosinistra e oggi occhieggiante verso Marta Vincenzi e il suo entourage pensante, ha invece strapremiato la signora sindaco, che volerebbe addirittura al 54 per cento, davanti a un Musso molto ridimensionato dal 13,8, superato anche da quel Michele Scandroglio del Coordinamento Regionale Pdl, che porterebbe la Destra al 24,6. Peccato che il sondaggista è la società Tecnè dell’ex consulente per l’immagine di Romano Prodi, Carlo Buttaroni, ingaggiato anche dalla Vincenzi, che infatti, sta conducendo una campagna mediatica di fuochi artificiali da quando il nuovo esperto le cura l’immagine.

Secondo questa indagine, che sembra targata Vincenzi, Genova applaude alla propria qualità della vita. Dulcis in fundo è arrivato anche il sondaggio lanciato da una delle radio più seguite a Genova, Babboleo, che ha rimesso i conti in pari tra Vincenzi e Musso, garantendo un finale al ballottaggio che ha pochi precedenti nella roccaforte rossa di Genova, dove l’ex sindaco Pericu nel 2002 sfiorò il 70 per cento, ovviamente al primo turno.

Il florilegio dei sondaggi, tutti rigorosamente realizzati con mille interviste telefoniche, metodo Cati, in un arco spaziale di due giorni nel mese di aprile, ha stupito soprattutto perché manca in ognuno di essi la vera sfida, quella tra il candidato del centrosinistra e quello del centrodestra. L’outsider Enrico Musso viene, infatti, considerato da tutti in una terza posizione, un ruolo quasi civico, capace di catalizzare consensi indifferentemente a Destra e a Sinistra. Ma il centrodestra, il Pdl su chi convergerebbe e, quindi, quale credibilità ha un sondaggio che non considera la scelta del secondo partito in campo, elencando un mazzo indifferenziato di candidature, scelte sulla base dei chiacchiericci e delle autoproposizioni?

A Genova tutti tendono l’orecchio verso Imperia per capire se l’ex ministro Claudio Scajola, il leader berlusconiano, si pronuncia, distogliendosi dalla sua battaglia nel cuore Pdl tra ultimatum a Berlusconi, cene con i suoi adepti della Fondazione Cristoforo Colombo e grane giudiziarie nel porto di Imperia, per annunciare il nome di un candidato da schierare. Ma il deputato a chi gli gira la domanda risponde, come ha fatto con Blitz qualche mese fa:  “Prima bisogna pensare all’Italia, poi penseremo a Genova”.

Se non ci pensa lui, chi farà la mossa oggi che la battaglia di Genova sembra per una volta abbordabile dal centrodestra dopo decenni di impero della Sinistra? I cosidetti poteri forti della città sembrano seriamente preoccupati, soprattutto per le indecisioni istituzionali sui problemi chiave di Genova e del suo sviluppo. La Superba appare una città strangolata infrastrutturalmente: da trent’anni non si costruisce nulla di nuovo, né autostrade, né gallerie, né tangenziali, né tunnel, né ponti e mentre non si sanno più dove accatastare i container scaricati dal porto, il nodo autostradale e quello ferroviario stanno stringendosi intorno al collo delle comunicazioni.

La Supertangenziale, domesticamente chiamata Gronda, già finanziata da Autostrade, è stata oggetto da parte della signora sindaco di un débat public, ma non ha fatto un metro di strada. La metropolitana genovese è lunga sette chilometri e mezzo e ci sono voluti trent’anni e sette sindaci (uno al chilometro) per arrivare a collegare le due grandi stazioni ferroviarie di Genova Principe e Genova Brignole.

Anzi, l’ultimo tratto di questo metrò, spiritosamente definito cucù, perchè ha il respiro di quegli orologi nei quali il cucù entra e esce da un binario di pochi centimetri, non è stato ancora inaugurato.

Tale lentezza contraddistingue ogni decisione che riguarda il territorio: dal famoso superbacino, un’attrezzatura fondamentale per rilanciare le Riparazioni navali, chiave di volta dell’industria marittima, che non sanno dove costruire, a un nuovo stadio del calcio diventato un giochino da risiko che non appassiona più nessuno, vista la vacuità delle decisioni. Le banche con in testa la potente Carige, rimasta autonoma, indipendente dai grandi gruppi e diventata per stato di patrimonializzazione la sesta in Italia e perfino la Curia arcivescovile, dove domina il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e oggi considerato addirittura papabile, sono i silenziosi portavoce della preoccupazione da paralisi decisionale. Vorrebbero che almeno si incominciasse a costruire il Terzo Valico appenninico atteso da 100 anni, e il cui tratto iniziale è già finanziato.

Collegherebbe Genova a Milano e alla pianura padana, dentro al famoso Corridoio 5 europeo, rispetto al quale gli italiani fanno la figura dei “belinoni”, se parliamo in genovese e dei pirla, se stiamo sul lato lombardo: l’Europa avanza, gli svizzeri bucano le Alpi con gallerie da 50 chilometri e gli italiani non sono in grado di fare un tunnel di 25 chilometri nell’Appennino perchè Rfi (Rete ferroviaria italiana) e Impregilo litigano sulle parcelle del Progetto Esecutivo. E Genova rimane isolata con i container del porto che intasano le autostrade, invece di filare sui treni.

Allora non restano che i sondaggi con cui distrarsi. E prendere un po’ di velocità.

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