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Il governo resiste alla Libia: una crisi tragicomica

di Mino Fuccillo |2 Maggio 2011 13:36

ROMA-Il comico è il tragico visto di spalle: questa frase letta chissà dove continua a tornare in mente quando si legge della “crisi” politica italiana intorno all’italiano intervento militare nei cieli di Libia. No, non ci sarà “crisi”, il governo Berlusconi non cadrà perché Bossi ha bocciato le decisioni del premier suio bombardamenti, pardon: “azioni missilistiche mirate”. Berlusconi non aveva avvertito, consultato preventivamente Bossi. Se ne è scusato, ma in realtà non l’ha avvertito prima perché non poteva, “conosceva i suoi polli”. Chiamava Bossi, quello gli diceva di no e lui, Berlusconi, che faceva: diceva a Obama, Cameron, Sarkozy, alla Nato, scusate non posso, Bossi non vuole? Ma Bossi si è offeso e con lui la Lega tutta e ora a Bossi e alla Lega va data soddisfazione oltre che scuse. Soddisfazione che prenderà la forma di un qualche atto parlamentare. Atto parlamentare che terrà in piedi il governo perché, dovesse cadere, cadrebbe sulla testa di Berlusconi e sui piedi di Bossi facendo ad entrambi un gran male.

Quindi niente crisi di governo che tra l’altro, dovesse accadere, renderebbe ufficialmente l’Italia inaffidabile per ogni alleato in Europa e al mondo. Vediamolo questo atto parlamentare di cui la Lega ha steso l’ossatura, i capigruppo parlamentari di Pdl e Lega ci stanno mettendo la “confezione” adatta. Vediamola la famosa mozione leghista, i “paletti”. Primo: la guerra a tempo. Si scrive che ci stiamo ma che presto, molto presto non ci staremo più. Molto presto, un paio di mesi o giù di lì. L’idea della guerra a tempo, sponsorizzata anche dai “Responsabili”, può malignamente essere commentata come una conferma della consolidata tradizione italiana per cui nelle guerre l’Italia entra in un modo e nessuno sa come ne esce, comunque in maniera diversa da come ci era entrata. Ma questa è appunto malignità anti-italiana. La novazione invece è quella della guerra ad affitto breve: l’impegno a starci come in un contratto di locazione uso foresteria, due mesi, massimo tre.

Secondo “palettto”: la guerra a tempo ma che comunque non costi un euro al contribuente. A chi lo chiede, a chi lo impone la Lega? A se stessa, stanno al governo. Non devono far altro che deciderlo. Fieramente si oppongono ad intollerabile aumento del prezzo della benzina. Fanno bene, ma non sono all’opposizione: facciano pagare le multe sulle quote latte agli allevatori che non pagano. Risparmieranno al contribuente italiano un miliardi di euro, pagheranno la guerra a tempo e gliene avanzeranno ben 400 milioni.

Terzo “paletto”: la redistribuzione tra nazioni europee degli immigrati e profughi che arrivano in proporzione alla popolazione. Guardarsi dai propri desideri, c’è il rischio si avverino. Se passa questo principio, la re3distribuzione degli immigrati un tanto a nazione quando ci sono afflussi massicci, allora l’Italia è in debito e non in credito. E’ il paese che concede meno asili politici di tutti gli altri in relazione alla popolazione e i tedeschi a suo tempo si sono presi mezzo milione di ex jugoslavi e la Francia si è presa milioni di nord africani…Se facciamo un tanto a paese c’è il rischio che ci andiamo a rimettere.

Sono “paletti” per i palchetti dei comizi elettorali e televisivi: la guerra a tempo se la vai a proporre in campo internazionale chiamano gli infermieri, quelli della neuro…Il niente tasse il governo non ha che da dirlo a se stesso, nessuno si oppone. La divisione un tanto a paese dei profughi poggia sulla matematica bugiarda per cui in Italia ce ne sarebbero più che altrove ieri, oggi e domani. Ma saranno i “paletti” su cui la Lega avrà in qualche modo soddisfazione parlamentare.

Mentre Di Pietro si mette a fare concorrenza elettorale a Gino Strada e condanna tutte le guerre, mentre Vendola con qualche imbarazzo intruppa il pacifismo di sinistra nel grande corteo marciante del pacifismo isolazionista della Lega, della destra e di tutti quelli, e sono tantissimi, che pensano “non siano fatti nostri”. Mentre il Pd sta con l’Onu e con Napolitano ma non ce la fa a dire che è per l’intervento militare perché tre quarti dei suoi elettori stanno con la pace, sempre, comunque e a prescindere. Producono documenti e atti parlamentari anche quelli dell’opposizione, sicuri che non andranno a buon fine. Sarebbe una tragedia una crisi di governo con l’Italia che si ritira, l’opposizione lo sa e quindi fa solo la “mossa”. Mentre il 75 per cento degli italiani, sottoposti alla complicata domanda: siete per la guerra o per la pace, risponde ovviamente per la pace in ogni sondaggio. Il comico è il tragico visto di spalle, il tragico è il comico sbattuto in faccia.

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