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Immigrazione, la proposta di Frattini: “1500 euro per ogni tunisino rimpatriato”

di luiss_vcontursi |26 Marzo 2011 12:47

Franco Frattini

ROMA – La Tunisia si impegna a bloccare gli sbarchi in Italia, ma chiede aiuti economici. Arriva così la risposta del ministro degli Esteri Franco Frattini che, al ‘Corriere della Sera’, promette 1500 euro per ogni tunisino che accetterà di tornare a casa volontariamente. L’immigrato, dice Frattini, verrà anche “aiutato a crearsi un’attività in modo che poi non abbia più la necessità di andare via”.

In un’intervista al Quotidiano Nazionale Frattini alza anche la posta e dice: “L’Oim, l’organizzazione delle migrazioni, dà una ‘dote’ di 1.500 dollari – dice Frattini – Noi possiamo superare questo importo, fino a 2.000 o magari 2.500 dollari, dando così la possibilità di creare le condizioni per un rientro di migliaia di persone”.

L’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) è un ente intergovernativo fondato nel 1951 e che raggruppa oggi 123 stati. ”Abbiamo detto al governo di tunisino – spiega Frattini – che ovviamente dobbiamo rimpatriare i clandestini e loro hanno ben presente che questo si deve fare”. Ed ”abbiamo proposto che ogni tunisino che accetta volontariamente il rimpatrio sia accompagnato da un aiuto economico che il governo italiano è pronto a mettere a disposizione per aiutare il suo reinserimento sociale”.

”Il modo migliore per favorire le transizioni democratiche è sostenerne il rilancio economico” torna così a ribadire Frattini. ”Se l’Europa non è pronta, noi crediamo che sia opportuno iniziare a prendere impegni nazionali. E così – spiega – abbiamo offerto da un lato un sostegno per il bilancio del Paese nordafricano, con una linea di credito da 95 milioni di euro, e dall’altro abbiamo predisposto un pacchetto di aiuti che incida sui settori che hanno un valore aggiunto, a cominciare dalle piccole e medie imprese. Una proposta globale che cerca di affrontare le radici del problema”.

La situazione a Lampedusa. Non si arresta l’ondata di sbarchi a Lampedusa, dove si trovano ancora oltre 4 mila immigrati nonostante i trasferimenti in nave e con un ponte aereo. In nottata un altro centinaio di profughi è approdato sull’isola: un barcone con un numero complessivo di 70 persone è stato soccorso dalle motovedette della Guardia di Finanza; altri 22 extracomunitari sono stati invece bloccati a terra subito dopo lo sbarco.

Nelle ultime 24 ore sono circa 400 gli arrivi che per la prima volta negli ultimi giorni sono stati in numero inferiore rispetto alle partenze. A mezzanotte è infatti partita da Lampedusa la nave militare San Marco diretta nel porto di Taranto, con circa 500 migranti che dovrebbero essere trasferiti in una tendopoli allestita a Manduria. Sempre in nottata è approdata sull’isola una nave cisterna con 4 mila metri cubi d’acqua che dovrebbero servire per tamponare l’emergenza legata alla carenza idrica sull’isola.

Un’altra nave con a bordo 330 eritrei e partita dalla Libia era invece stata localizzata a una trentina di miglia a nord di Tripoli, ma non ha raggiunto le coste italiane. Si trova alla deriva nel Mediterraneo a causa di un’avaria al motore. L’allarme viene lanciato da don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, impegnata nell’assitenza ai profughi, che ha detto all’Adnkronos di aver avuto l’ultimo contatto con l’imbarcazione, grazie a un telefono satellitare, circa mezz’ora fa. “Ho immediatamente avvertito la Guardia Costiera italiana”, spiega il sacerdote. Due barconi con un totale di 53 uomini sono arrivati giovedì anche sull’isola di Pantelleria.

Per sabato è invece previsto l’arrivo di una nave passeggeri in grado di imbarcare circa mille persone. Sempre sabato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sarà a Lampedusa insieme ad alcuni assessori della sua giunta.

“Profughi in tutta Italia”, ma i governatori non sono d’accordo. Gli immigrati dovrebbero essere smistati in diverse regioni italiane. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha precisato che nessuna regione potrà chiamarsi fuori, fatta eccezione per l’Abruzzo che è ancora alle prese con le problematiche post-terremoto. Da diverse parti d’Italia iniziano però ad arrivare i primi “no”, soprattutto da governatori di Lega e centrodestra.

Il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, ha sottolineato che «quelli che fuggono dalla Tunisia pagando 2000 euro, con le scarpette firmate, sono clandestini belli e buoni. Per questo tipo di immigrati nel Veneto c’è ospitalità pari a zero» (tra i sindaci veneti che hanno dato la disponibilità a fare la propria parte c’è quello di Verona, Franco Tosi, anche lui del Carroccio, e quello di Belluno, Antonio Prade, alla guida di una giunta di centrodestra).

E il sindaco di Milano Letizia Moratti si è detta “molto preoccupata” e ha spiegato che “Milano non è in grado di assorbire più immigrazione di quanto non stia già assorbendo. Chiederò al ministro Maroni che fra i criteri della ripartizione si tenga conto di quello che le Regioni e le città hanno già dato”.

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