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Letta-Alfano, lite dopo Brescia: “No ministri in tv o in piazza”. Ma durerà poco

di Elisa D'Alto |13 Maggio 2013 0:01

Angelino Alfano (Foto Lapresse)

SARTEANO (SIENA) – Niente ministri in tv o in piazza fino alle elezioni amministrative di fine mese. Enrico Letta ha aspettato il viaggio che da Roma ha portato il governo all’abbazia di Spineto per mettere giù un comunicato che risulta firmato insieme ad Angelino Alfano. Ovvero proprio il ministro dell’Interno, nonché vice premier, che sabato è andato in piazza a Brescia per manifestare contro i giudici “politicizzati” che hanno condannato Berlusconi.

Per evitare nuove polemiche e riportare il clima di governo sui binari del dialogo (ovvero l’obiettivo della due giorni fuori porta) ecco dunque lo stringato comunicato cofirmato da Letta e Alfano. ”In apertura dei lavori del vertice informale di governo il premier Enrico Letta ha comunicato” ai ministri riuniti nell’abbazia di Spineto, “quanto concordato con vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso del viaggio da Roma e cioè che da qui alle elezioni amministrative i membri del governo non parteciperanno a manifestazioni elettorali né a dibattiti radio e tv che non siano incentrati sul programma di governo in relazione ai rispettivi dicasteri”.

Il comunicato, significativamente, è stato letto dai portavoce di Letta e di Alfano, come a dire che la decisione è stata presa in tandem, e non dal solo Letta evidentemente infastidito dalla presenza del suo vice al corteo bresciano. La forma è salva, ma la sostanza somiglia molto di più a questa seconda ipotesi.

Nella tarda serata di domenica, l’agenzia Ansa ha diffuso una cronaca, un po’ oleosa e tutta dalla parte di Enrico Letta, scritta a quattro mani e con qualche asperità di analisi logica da Federico Garimberti e Cristina Ferrulli sul retroscena della giornata:

“Lo scontro fra Enrico Letta e Dario Franceschini da una parte e Angelino Alfano e Maurizio Lupi dall’altra si consuma sul van che porta i quattro da palazzo Chigi all’abbazia di Spineto. Il premier, con tono ”franco” a tratti molto ”duro” rimprovera al vicepremier la presenza dei ministri pidiellini alla manifestazione di Silvio Berlusconi a Brescia contro la magistratura politicizzata.

”Quanto è successo ieri a Brescia è inaccettabile e non si può più ripetere perché le ricadute negative sul Governo sono superiori alla capacità di tenuta dell’Esecutivo”, ha poi detto il presidente del Consiglio durante la cena del conclave. I rappresentanti del Pdl rispondono a tono, rivendicando il diritto a difendere il Cavaliere.

“Alla fine si trova un compromesso: i ministri non parteciperanno più ai comizi elettorali e alle trasmissioni tv (a meno che non parlino delle questioni relative all’attività dei loro dicasteri) Un divieto che varrà però solo fino alle amministrative.

Ma il compromesso raggiunto assomiglia più a una tregua che una pace. E comunque il conclave voluto da Letta per ”fare spogliatoio” non poteva partire in modo peggiore. Bastava vedere le facce tese dei quattro quando sono scesi dal furgone sotto la pioggia del resort di Spineto per capire che il viaggio era stato tutt’altro che piacevole.

“Letta, del resto, si è sentito tradito. Aveva chiesto ai membri del suo esecutivo di astenersi dal fare politica. Impegno disatteso ieri da diversi ministri Pdl, arrivati a Brescia per ascoltare Berlusconi attaccare i pm. Ieri il premier aveva usato toni molto blandi, limitandosi a ricordare l’autonomia della magistratura.

“Oggi le cose sono cambiate. E la bacchettata del Colle [termine romano – giornalistico per dire il Presidente della Repubblica] all’indirizzo di Berlusconi, visto il rapporto fra i due, non pare casuale. E fa presumere che Letta, nell’affrontare Alfano, avesse il pieno avallo di Napolitano.

“Chi c’era racconta di una discussione molto accesa, di un clima ”teso”, a tratti rovente. I berlusconiani sapevano che il capo del governo avrebbe sollevato la questione. Erano stati avvertiti e Alfano aveva informato Berlusconi, concordando la linea.

“Così, mentre il van sfrecciava [verbo all’imperfetto; nel rispetto dei limiti di velocità?] sulla A1, il confronto si trasforma [indicativo presente] in scontro: il premier – spalleggiato da Franceschini – invita i ministri del Pdl ad avere massimo senso di responsabilità in una fase così delicata del Paese.

“E chiede loro di distinguere il ruolo politico da quello di governo: non è possibile che esponenti di questo governo partecipino ad una manifestazione del genere, abbiamo il dovere di abbassare la tensione non di fomentarla, è il succo del rimprovero di Letta. E per far capire che non scherza ricorda che se il governo non è nato ”a tutti i costi” non deve neanche ”andare avanti a tutti i costi”.

“Alfano e Lupi tengono il punto, assicurano di voler essere responsabili, ma rivendicano il diritto a non abbassare le bandiere identitarie e a difendere il loro leader, fino alla fine. La discussione prosegue fino alla campagna senese. Poi si raggiunge un faticoso compromesso: Letta ottiene che i ministri si astengano dal partecipare a manifestazioni elettorali e a dibattiti radio e tv che non siano incentrati sul programma di governo.

“Ma questo principio, che il premier avrebbe voluto restasse in vigore per tutta la durata dell’Esecutivo, varrà solo fino ai ballottaggi delle amministrative. Alfano e Lupi non cedono. Berlusconi, raggiunto al telefono dal segretario, benedice il compromesso.

“Ma il clima, nonostante ciò, resta teso. ”Un chiarimento era indispensabile ed ora l’atmosfera è molto migliorata”, assicura un ministro del Pdl. Ma è chiaro che il rischio di strascichi è forte. Non a caso sia Letta sia Alfano disertano la conferenza stampa prevista in apertura dei lavori. A dare l’annuncio sono i rispettivi portavoce. Il conclave parte tutto in salita”.

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