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Libero: “Laura Boldrini butta e rifà la carta intestata. Lei è “la” presidente”

di Maria Elena Perrero |23 Agosto 2013 14:49

Laura Boldrini (Foto Lapresse)

ROMA – Laura Boldrini è “la” presidente” della Camera: per renderlo chiaro a tutti ha deciso, secondo quanto riporta Cristiana Lodi sul quotidiano Libero, di buttare le risme di vecchia carta da lettere per sostituirle con nuove in cui l’intestazione ha l’articolo femminile.

Libero accusa Boldrini di “frivolezza” e riporta i dati di spesa di Montecitorio: nei primi sei mesi del 2013, scrive Lodi, la spesa è aumentata di quattro milioni rispetto al 2012. In base ai ai dati del sistema informativo contabile della Camera dei deputati, da gennaio a giungo il bilancio si è chiuso con un conto di 110 milioni, cinque milioni in più rispetto allo stesso semestre del 2012.

Cristiana Lodi scrive anche di un costo di quattro milioni di euro per il nuovo sito della presidenza della Camera. E riporta il parere di due linguisti come Luca Serianni e Giovanni Gobber:

“Nonostante possa suonare ironico l’uso di termini volti al femminile, come: ‘l’avvocata’, ‘la magistrata’ o ‘l’assessora’, la cosa non costituisce errore. Perché la lingua flette una condizione. E oggi molte donne ricoprono ruoli un tempo rivestiti dagli uomini. Dire la presidente è dunque linguisticamente corretto”, sottolinea Luca Serianni. “Va benissimo, il nome (che viene da un participio) sfrutta una possibilità che l’italiano dà. Ma nel caso della Boldrini, c’era proprio bisogno della targa?”, aggiunge e si chiede Giovanni Gobber.

Quindi la stoccata finale, con elenco dettagliato degli sprechi di Montecitorio:

Per i deputati divani griffati, servizi fotografici, corsi d’inglese (puntualmente disertati). E poi le pulizie: quelle sono già costate mezzo milione; le spese mediche toccano invece 200 mila euro al mese. Alcune voci di spesa certificano che i soldi volano fuori dalle finestre della Camerae che la casta gode ancora di ottima salute. Chi fosse scettico in proposito, può dare un’occhiata al conto degli acquisti librari (836 mila euro) e a quello di gestione: 2,4 milioni, non mancano preziosi lavori di rilegatura da 37 mila euro. La passione bibliofila dei nostri politici può sembrare bizzarra, ma mai come quella dei corsi d’ informatica totalmente inefficaci sui signori deputati; eppure sono già costati 180 mila euro. Sarà per questo che “la” presi – dente, tra il «soporifero» e lo «schizzinoso»come da destra a sinistra dicono, preferisce la carta a ‘lei’ medesima dedicata?

 

 

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