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Mafia: chiesto l’arresto del presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo

di Robertar |12 Maggio 2010 10:32

Raffaele Lombardo

La procura di Catania avrebbe chiesto l’arresto per il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e per suo fratello Angelo, deputato. A rivelarlo, oggi, il quotidiano Repubblica. L’accusa a carico di Lombardo e di suo fratello è quella di “concorso esterno in associazione mafiosa”. Insieme ai due esponenti dell’Mpa, dovrebbe partire il fermo anche per due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell’Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all’area di Gianfranco Micciché che appoggia il governo regionale di Lombardo), e  per il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, (Mpa). Secondo i magistrati, riferisce il quotidiano nazionale, ci sarebbe il pericolo di inquinamento delle prove.

L’indagine e la richiesta di arresto si riferiscono a presunti contatti del presidente della Regione Sicilia, al tempo in cui era presidente della provincia di Catania, con imprenditori in odore di mafia. Il fratello Angelo è sospettato di avere avuto legami con esponenti del clan Santapaola.

Oltre ai due deputati regionali, nel registro degli indagati dell’inchiesta, scaturita dalle indagini del Ros di Catania, figura anche l’assessore regionale al turismo Nino Strano.

Secondo quanto afferma il quotidiano, la richiesta di arresto, inviata al giudice delle indagini preliminari, è firmata dal procuratore di Catania Vincenzo D’Agata, dall’aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Gennaro e dai sostituti procuratori Agata Santonocito, Iole Boscarino e Antonino Fanara.

Tra gli indagati almeno una settantina di imprenditori, funzionari pubblici e boss della mafia catanese. Le ipotesi di reato nei confronti di Raffaele e Angelo Lombardo sono ritenute molto pesanti. La richiesta d’arresto è stata accelerata dalle fughe di notizie sull’inchiesta della Procura di Catania.

Il provvedimento viene ritenuto urgente anche perché magistrati e carabinieri del Ros temono inquinamento delle prove e tentativi di fuga. Da quando è diventata di dominio pubblico la notizia che il presidente della Regione ed il fratello deputato erano sotto inchiesta, gli indagati avrebbero preso delle “precauzioni”, cercando di procurarsi pezze d’appoggio per potersi difendere dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

In un videopost sul suo blog, il governatore si difende dalle accuse: “La mafia reagisce come può. Talvolta può fare pervenire alle persone giuste le informazioni sbagliate o quelle che le convengono. Credo che magistrati e cittadini debbano guardare ai fatti. Ne cito uno: la mia giunta ha fatto saltare il più grande affare che la mafia si apprestava a fare, quello collegato al sistema dei rifiuti”.

“Come ha detto Scarpinato nella sua relazione alla commissione per la lotta alla criminalità – incalza Lombardo – Cosa nostra aveva precisi interessi e puntava a infilarsi nel sistema dei rifiuti che gli avrebbe consentito di lucrare 5-7 miliardi di euro e una rendita annua di centinaia di milioni di euro per i prossimi 20-30 anni, e forse più, tutti sulla pelle e sul sangue dei siciliani”.

“Lo stop imposto da suo governo – conclude il governatore – è stato un colpo abbastanza forte, anche perchè a fronte dei vantaggi ci sono state più che aspettative, forse anche spese anticipate. Noi abbiamo avuto il coraggio, l’onestà, il senso del dovere per bloccare questa porcheria. Il resto sono solo chiacchiere, fandonie, infamie”.

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