Il taglio dei trasferimenti colpisce solo quelle Province che ancora godono dei trasferimenti erariali (sono 22 quelle che hanno azzerato la contribuzione da parte dello Stato) e che quindi, per definizione, non hanno un livello di entrate proprie che consenta loro di affrancarsi da un sistema di finanza derivata. Gli enti interessati si troveranno a dover gestire risorse ridotte di circa il 40% nel 2011 e di oltre il 67% a partire dal 2012.
Dopo Napoli segue a ruota Palermo (quasi 16 milioni nel 2011; e oltre 26 milioni nel 2012), segue Catania con quasi 13,5 il primo anno e oltre 22 milioni il secondo. Nell’elenco è prevalente la presenza di province del sud; la regione più bastonata sembra essere la Sicilia, mentre il centro nord è rappresentato da tre province: Cuneo con un taglio di 5,8 milioni di euro nel 2011 e di 9,7 circa nel 2012; Perugia con 5,6 milioni circa nel 2011 e 9,4 circa nel 2012 e Pavia con 4,8 milioni nel 2011 e 7,9 circa nel 2012. A questo si aggiunge una costante riduzione delle entrate proprie che passano da un totale registrato nei primi 5 mesi del 2009 di 1.702.461.215 euro ad una cifra complessiva nei mesi corrispondenti nel 2010 di 1.499.987.157 con una flessione dell’11,89.
“La manovra – ha detto il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione – che non è equilibrata nel peso tra tagli allo Stato e tagli agli enti locali, e neppure nella ripartizione del peso del patto di stabilità sui singoli enti: attualmente solo 69 province su 100 contribuiscono alla manovra di comparto, essendo stata fotografata al 2007 la loro situazione di disavanzo, mentre le altre 31 non contribuiscono poiché in avanzo”.