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Marcello Fiori, il nuovo di Berlusconi: quello che a Pompei…

di Warsamé Dini Casali |9 Dicembre 2013 19:34

Marcello Fiori, il nuovo di Berlusconi: ha perso la battaglia, costosa, contro i cani

ROMA – Marcello Fiori, il nuovo di Berlusconi: quello che a Pompei, secondo la Corte dei Conti e la magistratura ordinaria, ha speso un piccolo patrimonio in cene, scorte di vini, libri lussuosi e linee telefoniche per 5,7 milioni di euro.

Come biglietto da vista, il volto nuovo scelto da Berlusconi per rilanciare il centrodestra, può esibire una bella accusa della magistratura per “abuso d’ufficio continuato”  Marcello Fiori, ex vice di Bertolaso alla Protezione Civile, è il delfino incaricato di gestire il debutto dei circoli di Forza Italia. Sarà il il vero e proprio coordinatore dell’anima movimentista del partito, guiderà la macchina elettorale di Berlusconi, grazie a esperienza e titoli. Quali?

Si occupa di verificarne il curriculum Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera: in qualità di commissario straordinario di Pompei, Fiori può vantare, oltre all’attenzione dei giudici, una serie di spese “stupefacenti” che ne descrivono il modus operandi, e una certa allegria finanziaria nel gestire le risorse affidategli. La serie di episodi emblematici che segnano la sua gestione a Pompei è ragguardevole. Basta non fidarsi delle pubblicazioni ufficiali, anche queste costosissime e inutili: come il libro ricordo extra-lusso a 220 euro a copia per celebrare il lavoro del commissario. 10.929 euro dei contribuenti per 50 copie omaggio dove c’è scritto che l’83% degli 89 milioni di euro spesi nella sua gestione (lo certificò il ministro Sandro Bondi in Parlamento) sono andati al sito. Falso, ha sentenziato l’Osservatorio Beni Culturali, “massimo il 20%”.

1000 bottiglie di vino a 55 euro l’una. Il Commissario autorizzò l’acquisto presso la Mastroberardino (quella della Falanghina) di 1000 bottiglie di ottimo “Villa dei Misteri”, ottimo e caro, se ogni bottiglia costava 55 euro. Con la stessa cifra avrebbe potuto assicurare al sito di Pompei tre archeologi per un anno, archeologi di cui c’era un gran bisogno. Ma è stata considerata più utile la spesa di rappresentanza: tuttavia, solo un terzo delle bottiglie sono state spedite ai consolati italiani nel mondo, il resto se l’è ritrovato tra capo e collo ben stipato in qualche magazzino adibito a cantina il nuovo soprintendente.

I cani randagi. Le bestiole sono tutte ancora lì, scorrazzano e sporcano forse un po’ meno di Dudù, ma sporcano e imbrattano il sito archeologico nominalmente più famoso al mondo:

Tra il novembre 2009 e il luglio 2010 la bellezza di 102.963 euro per il progetto «(C)Ave Canem». I risultati sono sul sito ufficiale www.icanidipompei.com : «55 i cani censiti che sono stati iscritti all’anagrafe canina, curati e vaccinati durante i nove mesi di durata del Progetto. 26 di loro sono stati adottati e oggi vivono felici nelle loro nuove famiglie». Per capirci: 1.872 euro per animale censito. «Nome?» «Bau!». Milleottocentosettantadue euro a «bau». In larga maggioranza sborsati sotto la voce «accudimento e tutela dei cani».  (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)

Le spese “stupefacenti”. Corte dei Conti e inchiesta della magistratura ragguagliano su ragione e finalità di certe spese. Ne elenchiamo qualcuna. 81.275 euro (9.600 dei quali al ristorante «Il Principe») per organizzare una degna accoglienza in occasione della visita, annunciata e mai avvenuta, del presidente del Consiglio Berlusconi. 12.000 per la rimozione di 19 pali della luce. 1776 euro per le «divise degli autisti a disposizione del Commissario».  5.755.256 euro alla Wind per il «contratto quadro per la fornitura servizi Spc», cioè l’allaccio delle linee telefoniche. 3.164.282 euro alla stessa società per il progetto «Pompei viva»:

sul sito, lo spot di un ragazzino che entra nella Villa dei Misteri, scatta una foto col telefonino alla «mulier» di un affresco e quella gentile signora latina si mette a dimenarsi e a cantare in inglese con tutti gli altri personaggi affrescati una cover di «I Will Survive» di Gloria Gaynor. Rock pompeiano. Gajardi ‘sti antichi romani! (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)

La lista dei danni. La vicenda del restauro del Teatro Grande spiega bene come spesso la bulimica attrazione per le spese faraoniche non rovina solo i bilanci, ma procura danni alle istituzioni che si dovrebbero tutelare. Per duemila anni è rimasto intatto, tranne che per una struttura leggera semovibile studiata dall’ architetto Amedeo Maiuri: c’è uno spettacolo, si mettono le tavole, finito lo spettacolo si tolgono. Marcello Fiori  ha pensato bene di distribuire una colata di cemento armato.

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