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Travaglio contro Minzolini: “Le sue spese e quelle di Delbono. Trovate le differenze”

di Emiliano Condò |6 Marzo 2011 11:06

Augusto Minzolini

ROMA – Marco Travaglio torna ad attaccare il direttore del Tg1 Augusto Minzolini per la questione delle “note spese”. Nell’editoriale del Fatto quotidiano di domenica, dal titolo “Tre settimane fa l’ex sindaco di Bologna”, il vicedirettore del Fatto gioca sulle analogie e sulle differenze, raccontando storie a suo giudizio analoghe ma dalle conclusioni molto diverse.

“Tre settimane fa – esordisce Travaglio – l’ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono, ha patteggiato 19 mesi di reclusione per peculato e truffa: quand’era vicepresidente della Regione Emilia Romagna aveva usato la carta di credito d’ufficio per qualche ameno viaggetto all’estero con la sua segretaria-fidanzata, facendo pagare il conto di circa 20 mila euro ai contribuenti”.

Una situazione, questa, che al giornalista ricorda le spese di Minzolini: “Qualche giorno prima, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha stabilito che il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, ha tenuto un comportamento impeccabile spendendo in 14 mesi circa 86 mila euro con la carta di credito aziendale per pranzi, cene e viaggi all’estero, da solo o in compagnia di un’amica, anche quando risultava in ferie o presente a Saxa Rubra: tutto in conto agli abbonati”.

La Procura della Corte dei Conti del Lazio, però, sulla vicenda vuole vederci chiaro e come scrive Travaglio, ha aperto un’inchiesta anche perché  i dirigenti Rai secondo più di un pronunciamento della Corte di Cassazione sono incaricati di pubblico servizio e “se intascano indebitamente denaro dell’azienda, rispondono di peculato esattamente come i pubblici ufficiali”.

Travaglio, poi, segnala che la faccenda non sembra interessare, almeno per ora, la Procura di Roma che, invece, fu assai rapida a indagare e condannare, per esempio “l’ex portavoce finiano Salvatore Sottile  in primo grado a 8 mesi per peculato per aver fatto prelevare Elisabetta Gregoraci con l’auto blu della Farnesina”.

Ma i paralleli di Travaglio non finiscono con Delbono: “Dal sito della Corte dei conti apprendiamo un’altra storia esemplare: quella dell’avvocato A. P., dirigente dell’ente pubblico Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), condannato dalla giustizia penale per peculato e da quella contabile per danno erariale perché “utilizzava indebitamente la carta di credito aziendale al fine di sostenere spese personali non pertinenti all’incarico ricoperto (acquisti di abbigliamento, carburante, generi alimentari, ecc.), per un importo pari a € 96.405,53”. E chi l’ha denunciato? La sua stessa azienda, l’Enea”.

Cosa unisce A.P. e Minzolini?  Per Travaglio “tre cose: entrambi lavorano in una società pubblica, sono incaricati di pubblico servizio e sono accusati di abuso della carta di credito aziendale per spese private (uno per 96 mila euro, l’altro “solo” per 86). E che differenza c’è fra A. P. e il direttorissimo Minzolingua? Tre cose. A. P. s’è visto ritirare la carta di credito dall’Enea, che l’ha licenziato e denunciato alla giustizia contabile e penale: in sede contabile è stato condannato a risarcire l’Enea per 96 mila e rotti euro; in penale, dopo l’indagine della Procura di Roma, ha patteggiato 2 anni di reclusione per peculato. Minzolini, invece, è più che mai al suo posto, anzi da quel pulpito cristallino dà lezioni di correttezza agli altri; la Rai si guarda bene dal licenziarlo e dal denunciarlo (come chiede di fare il consigliere Nino Rizzo Nervo), anzi l’ha già assolto”.

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