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Calderoli: “Spostate il Quirinale”

di Emiliano Condò |27 Maggio 2011 11:38

ROMA – I ministeri, ora, non gli bastano più. Il ministro per la semplificazione, il leghista Roberto Calderoli punta al cuore della Repubblica, alla sede della presidenza. Che poi il Quirinale si chiami così perché è un colle di Roma non sembra interessarlo granché e al Corriere della Sera il ministro rilancia in modo chiaro: via da Roma non solo un paio di ministeri, ”nella prossima manovra cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum mai toccati. Io voglio spostare anche la presidenza della Repubblica”. Passa qualche ora e, inevitabile, arriva la smentita. Spiega il ministro che si è trattato solo di  “un’incomprensione telefonica con il giornalista che mi ha intervistato la mia frase ‘non voglio spostare da Roma la presidenza della Repubblica’ e’ stata erroneamente tradotta in ‘voglio spostarla’. Un fraintendimento che ha poi portato anche ad un conseguente titolo errato ovvero Voglio spostare anche il Colle’, sempre frutto della suddetta incomprensione”.

Quindi Calderoli si scusa anche con Napolitano: “E’ di tutta evidenza che la presidenza della Repubblica non possa che essere e restare nella Capitale del Paese e quindi mi scuso anche con il presidente Giorgio Napolitano per averlo involontariamente coinvolto nel decentramento amministrativo che e’ al nostro esame: non vi era ne’ l’intenzione di farlo e non vi e’ neanche l’intenzione di poterlo fare e tra l’altro sarebbe pure insensato.”

Al Corriere Calderoli aveva spiegato che ”la Lega nasce per cambiare questo Stato- Per chi non vuole i cambiamenti non è mai il momento giusto”. ”In questo caso – secondo il ministro – sono stati i giornali e le televisioni: noi ne parliamo dall’estate scorsa”, ora ”poi abbiamo anche avuto la fortuna di avere gli Alemanno e le Polverini che hanno molto contribuito al successo mediatico”.

Calderoli promette che la Lega non lascerà cadere la questione e rilancia: ”Il trasferimento sarà uno dei punti qualificanti del programma su cui stringeremo le nostre prossime alleanze”. Il ministro leghista è convinto che ”un ministero debba essere alimentato dalle vocazioni territoriali” e che il fatto che i dicasteri siano sempre nello stesso posto faccia in modo ”che i grandi burocrati siano sempre gli stessi”, aggiungendo che ”proprio per non subire condizionamenti” sta chiudendo gli uffici della Semplificazione. Calderoli sottolinea di avere l’appoggio di Berlusconi: ”Abbiamo deciso con il presidente del Consiglio di partire con lo spostamento di alcuni dipartimenti. Quelli senza portafoglio, dato che non hanno bisogno di una legge. Noi avevamo chiesto Riforme e Semplificazione, e Berlusconi correttamente ci ha chiesto di aggiungerne anche uno al Sud. Si pensa alle Pari opportunita’ della Carfagna: una materia che e’ piu’ necessario trattare nel Mezzogiorno”.

E’ un ”fatto simbolico”, certo, ma c’è ”l’impegno” del premier, osserva Calderoli, ”che dopo i ballottaggi” sarà affrontato ”il tema più generale”, mentre il 6 giugno il Carroccio presentera’ in Cassazione un progetto di legge di iniziativa popolare. Quanto alla questione legge elettorale, spiega, e’ ”un tema che divide i furbetti da chi lavora davvero per il Paese. E’ ovvio che noi stiamo trattando con tutti. Ma quello che a tutti diciamo, maggioranza e opposizione, e’ che bisogna far ripartire le riforme: riduzione del numero dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto per avere una Camera legislativa e una Camera dei territori. Si puo’ fare in questa legislatura e, una volta arrivati a quello, il cambiare la legge elettorale diventa obbligatorio. Ma quelli che vogliono partire dall’ultimo punto sono i furbetti”. Se Bersani e’ in ”buona fede”, conclude, ”accettera’ la mia proposta”.

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