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Montezemolo acclamato nei sondaggi leader preferito dagli italiani (Napolitano a parte) nel silenzio di partiti e giornali

di Alberto Francavilla |15 Settembre 2010 21:04

Luca Cordero di Montezemolo

Chi sarebbe il miglior leader del centrosinistra in base ai sondaggi? Tra i “litiganti” Bersani, Vendola e Di Pietro, il responso dice che il “quarto che gode” sarebbe Luca Cordero di Montezemolo.

L’ultimo rilevamento, in ordine cronologico, è stato effettuato dall’Ipsos e presentato dal direttore dell’istituto Nando Pagnoncelli durante la trasmissione Ballarò di martedì sera: secondo questi numeri il leader più apprezzato dagli italiani è Giorgio Napolitano, che ha raccolto l’83% delle preferenze. Ma Napolitano è presidente della Repubblica e dunque deve essere per forza “super partes”. Può ambire a una riconferma come presidente della Repubblica, ma data l’età avanzata anche il suo medico gli consiglierebbe di stare lontano dalla fatica e dallo stress che la carica di primo ministro implica.

Dietro Napolitano, nella classifica dei leader più apprezzati c’è proprio Montezemolo (53%), che precede, nell’ordine, Gianfranco Fini (51%), Emma Marcegaglia (49%), Nichi Vendola (47%), Mario Draghi (47%), Pier Luigi Bersani (45%), Pier Ferdinando Casini (41%) e infine Silvio Berlusconi (41%).

Il sondaggio di Ballarò e il totale silenzio con cui è stato accolto dal mondo politico e anche dai giornali più importanti sono una conferma del distacco che c’è tra gli addetti ai lavori e la gente comune. Montezemolo non è dei loro, magari più di uno di quelli che hanno da dire con i giornali lo detesta per ragioni antiche o recenti, e le indicazioni dei sondaggi nessuno le prende sul serio.

In un paese che tiene conto degli umori degli elettori e delle elettrici, i maggiorenti della sinistra si sarebbero dovuti precipitare, e non solo oggi, a casa di Montezemolo, per offrirgli un contratto di leadership per fargli vincere le elezioni, una specie di Prodi con più charme e carisma.

Invece i capi dei partiti pensano solo alle proprie poltrone e i giornali pensano che il calo delle loro copie vendute dipenda solo da internet e non anche un po’ dal distacco dei loro contenuti rispetto ai sentimenti dei loro lettori.

Comunque sia, i dati di Ballarò hanno confermato quelli raccolti nei mesi scorsi dal sito dell’Espresso: il settimanale aveva sondato l’umore degli elettori con ricerche scaglionate in periodi diversi, ma il risultato è stato sempre lo stesso: nell’ottobre del 2009 Montezemolo fu indicato futuro premier (“stracciando” gli altri pretendenti col 35% dei voti). Nell’aprile 2010 invece i lettori che si erano espressi lo consideravano “l’uomo giusto” per battere Berlusconi. Infine, nel luglio 2010, Montezemolo è stato “incoronato” premier ideale per un governo d’emergenza.

Insomma, se il “popolo della sinistra” dovesse scegliere tra Montezemolo e tutti gli altri aspiranti leader, il presidente della Ferrari potrebbe uscire facilmente vincitore dal confronto. Ma sarà veramente arrivato il momento di “salire sul ring”, come disse lui stesso durante un incontro con i giovani imprenditori di Santa Margherita Ligure?

Forse ora che il suo “amico” Fini si è svincolato da Berlusconi, i tempi per il fantomatico “terzo polo” potrebbero essere maturi. Montezemolo in questo senso potrebbe incarnare la figura del leader “moderato” capace di fare da collante tra i “secessionisti” del Pdl, l’Udc di Casini e un Pd dalle sfumature sempre più “centriste”. Non a caso, Montezemolo è stato scelto dal 40% dei votanti del sondaggio come miglior presidente del Consiglio possibile in un governo tecnico d’emergenza: un mediatore insomma.

E che la sua eventuale candidatura possa spaccare il tradizionale elettorato del centrosinistra lo conferma un altro dato: alla domanda “Chi può battere Silvio Berlusconi?” Montezemolo ha avuto sì la maggioranza delle preferenze (28%), ma si è “spartito” i voti con Nichi Vendola (23%), ovvero quanto di meno “moderato” la sinistra possa esprimere in fatto di leadership.

Nella sua ultima uscita Montezemolo ha aspramente criticato il governo, affermando che Berlusconi “ha deluso” e che la maggioranza ha dato uno “spettacolo indegno” con la faida che si sta consumando tra finiani e i fedelissimi del premier.

Le parole dell’ex presidente di Confindustria non sono affatto piaciute agli esponenti del Pdl: da Bondi a Gasparri, passando per Cicchitto, i “pezzo da novanta” del partito hanno invitato Montezemolo a scendere in politica per confrontarsi “sul piano del voto” (come ha detto Gasparri).

D’altronde Montezemolo ha affermato senza mezze misure alla “fine della Seconda Repubblica”. Questo vuol forse dire che lui sta lavorando a una “alternativa” rispetto all’attuale ceto politico? Nell’opposizione molti hanno voluto leggere tra le righe un messaggio in questo senso: addirittura ambieni molto vicini al segretario del Pd Bersani hanno trovato una convergenza tra le parole di Montezemolo e gli intenti del partito: quella che Montezemolo definisce la ”concorrenza”, in altri termini l’ alternativa, è infatti un punto cardine del programma di Bersani.

Insomma, se l’intento dichiarato da Vendola era quello di “sparigliare le carte nel centrosinistra”, l’eventuale irruzione di Montezemolo sulla scena politica potrebbe provocare un vero e proprio “rimescolamento del mazzo”.

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