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Monti toglie il disturbo, dimissioni per non fare da bersaglio

di Emiliano Condò |8 Dicembre 2012 23:07

Mario Monti (LaPresse)

ROMA  – Non farà da sponda e trampolino alla campagna elettorale di Silvio Berlusconi: Mario Monti offre, anzi intende rassegnare,  le sue  dimissioni. A fare da bersaglio mobile per la campagna elettorale non ci sta. E dopo l’incontro al con Giorgio Napolitano  il presidente de Consiglio spiega che  “non ritiene possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni”.

Secondo Monti, quello di Alfano è  “un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione”. 

In realtà Monti aveva dato segnali per tutta la giornata. Da Cannes aveva invitato a diffidare dei “populismi”, di quelli che “cercano il consenso facile” promettendo quello che non si può mantenere. Fino a  una settimana fa un lettore avrebbe potuto pensare a Beppe Grillo. Oggi no, il riferimento è forte e chiaro a Silvio Berlusconi. A dire il vero Monti aveva anche definito tutto questo una “situazione gestibile”. In realtà aveva già deciso come gestirla, togliendo il disturbo. O forse, nel frattempo, deve aver visto il Berlusconi parlante a Milanello, quello dei “danni di Monti”, di un anno di governo cui porre rimedio con il suo ritorno in campo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Al punto che ora, in qualche modo, è a rischio persino la legge di stabilità. Sarebbe una iattura, lo sa Monti e lo sa Napolitano. Però il presidente del Consiglio lo ha spiegato in modo chiaro: valuterà se i partiti hanno intenzione di votarla e in quel caso resterà in sella. Altrimenti “che si assumano la responsabilità”. Sia di far cadere il governo, sia di dire che la legge più importante per loro è subordinata alla campagna elettorale. Monti, insomma, non resta a dispetto dei santi.

 

 

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