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Corpo a corpo Monti-Camusso: chi comanda, governo o parti sociali?

di Alberto Francavilla |11 Luglio 2012 20:53

Raffaele Bonanni, Susanna Camusso, Luigi Angeletti (foto Lapresse)

ROMA – Da una parte Monti: “La concertazione ha causato i mali dell’Italia”. Dall’altra Camusso: “Prendiamo lezioni di democrazia da uno che non è stato eletto” e Bonanni: “Le concertazioni esistono in tutte le democrazie avanzate nei Paesi occidentali”. Ultimo atto (forse il più duro) del corpo a corpo che, ciclicamente, vede il presidente del Consiglio contrapposto ai sindacati. Ormai non c’è decisione, tema o argomento dell’agenda politica del governo che non indispettisca i principali sindacati italiani.

Ma ognuno fa il suo mestiere: da una parte c’è chi legifera, dall’altra chi difende la categoria dei lavoratori. Che si tratti di lavoro, pensioni, decreti o quant’altro, la storia recente italiana insegna che il judoka Monti debba provare a resistere agli attacchi dei karateki sindacali, in particolare dalla Camusso, che è sicuramente la più agguerrita.

Ecco che ha detto Monti: “Esercizi profondi di concertazione in passato con le parti sociali hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli e nipoti non trovano facilmente lavoro”.

Durissima la replica della Camusso, leader della Cgil: “Credo che non sappia di cosa sta parlando. Vorrei ricordargli che l’ultima concertazione nel nostro Paese è quella del 1993. Un accordo che salvò il Paese dalla bancarotta, con una riforma delle pensioni equa, al contrario di quella fatta dal suo Governo”. E poi ancora: “Le lezioni di democrazia sono sempre utili. Le rappresentanze sociali sono elette e misurate sulla base del consenso. Prendere lezioni di democrazia da chi è cooptato e non si è misurato col voto è un po’ imbarazzante per il futuro democratico del Paese. Farlo nella platea delle banche e degli interessi bancari nella crisi meriterebbe una riflessione”.

Critico, seppur in maniera più soft, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: “Non c’è alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e a economia avanzata”. “I governi, per quanto autorevoli e composti da personalità di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale”.

Ma Bonanni fa anche una piccola apertura, invitando a “moderare i toni sia da parte di chi ci governa, sia delle parti sociali, e collaborare tutti insieme, come è successo in altre stagioni complicate della vita del Paese”. E se “il governo non può pensare di avere il dono dell’infallibilità”, le forze sociali devono “partecipare alla ricerca delle soluzioni più idonee, senza porre veti al confronto”.

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