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M5S dice no, a rischio elettrodotto e rigassificatore: oggi in Sicilia, domani?

di Elisa D'Alto |9 Settembre 2022 9:19

ROMA – Comitati di cittadini, sindaci di paese, hanno trovato nel Movimento 5 Stelle il loro megafono: un suo “no” in assemblea regionale vale più di mille proteste e manifestazioni. E così, per un “no” dei 5 Stelle siciliani, oggi sono a rischio l’elettrodotto e il rigassificatore di Porto Empedocle. I cittadini protestano per problemi di salute pubblica che le opere potrebbero causare, i sindaci per quello che gli inglesi mettono sotto la sigla “Nimby”, “Not in my backyard”, concetto così riassumibile: l’opera in questione può anche essere giusta e utile, purché non sia costruita nel mio territorio. Istanze giuste o meno che siano, il Movimento 5 Stelle, da quando ha dato il suo fondamentale appoggio al governo di Rosario Crocetta, fa sentire la sua voce in Consiglio. Il risultato è lo stallo di queste due enormi opere siciliane, crescita dei costi, contenziosi che si allungano, investimenti che potremmo perdere.

Oggi, è il “modello Sicilia“, domani sarà il “modello Italia” con i Cinque Stelle in Parlamento? In Sicilia va avanti da mesi un braccio di ferro sull’elettrodotto in corso di realizzazione da Terna tra la Sicilia e la Calabria. Opera, scrive il Sole 24 Ore, “già autorizzata e in fase di realizzazione, strategica per la Sicilia (consentirebbe un abbattimento dei costi energetici): la sua mancata realizzazione ha fin qui portato – secondo alcune stime – un aggravio di spesa da 3,5 miliardi”. Ma poi, appunto, ci sono i comitati locali, i sindaci e i 5 Stelle che protestano: per la salute pubblica e per difendere i centri abitati. Senza entrare nel merito delle istanze di comitati e grillini, va però notato che ritardi nelle concessioni, lungaggini burocratiche, opposizioni locali, bloccano miliardi di investimenti in Italia.

Sempre su questa linea, c’è il caso del rigassificatore di Porto Empedocle. La Regione ha revocato l’autorizzazione per una mozione dei 5 Stelle. La conseguenza è che la Nuova Energie, scrive ancora il Sole 24 Ore, “di cui Enel possiede il 90%, che realizzerà l’impianto, potrebbe chiedere alla giunta Crocetta un risarcimento fino a un miliardo di euro”. In Calabria copione simile sul rigassificatore che una società del gruppo Srggenia intende costruire avendo, per altro, ottenuto tutte le autorizzazioni previste. Anche qui, il fronte del no vede schierati area antagonista, centri sociali e grillini.

Oggi è il “modello Sicilia”, domani sarà il “modello Italia”?

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