Ma questa è questione successiva. Per ora c’è una nuova legge che prevede 120 collegi, grandi più o meno come le province: in ogni collegio ciascun partito presenta una lista corta, 5-6 candidati, non ci sono preferenze, né capilista distribuiti al 50% tra uomini e donne.
Vince al primo turno le elezioni chi prende il 37%, cosa che dà diritto a un premio di maggioranza del 15%. Se invece nessun partito o coalizione raggiunge questa soglia allora vanno al ballottaggio i primi due. Chi vince il ballottaggio ha a sua volta diritto a un premio di maggioranza ma più basso: 6 deputati di premio. Altre soglie: 4,5% per entrare in Parlamento. Una coalizione ha bisogno invece del 12%, un partito che si presenta solo deve avere almeno l’8%.
Non c’è la norma cosiddetta salva Lega, quel meccanismo che consente di entrare in Parlamento anche se nazionalmente non si è raggiunta la soglia del 4,5 ma in alcuni territori nazionali si è superata una soglia che non è stata definita.
C’è parità nelle candidature: 50% devono essere donne, ma ogni partito decide come meglio crede come distribuirle in lista (nelle posizioni più alte c’è maggior probabilità di farcela, ovviamente). Chi è contro questa legge?M5s, la Lega, i piccoli partiti (Sel e alcuni centristi che vogliono abbassare le soglie) contraria la minoranza Pd che invece al Senato è maggioranza. Sarà proprio al Senato che si riapriranno le questioni donne, preferenze, soglie. Parallelamente il Senato deve discutere la riforma che abolisce se stesso, o quantomeno lo stravolgerà. Prevedibile che, sulla legge elettorale, la tendenza sarà a tirarla per le lunghe.