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Palermo: Leoluca Orlando 4 volte sindaco, lo "spaccatutto" dell'Idv

di luiss_vcontursi |21 Maggio 2012 19:31

PALERMO – Rieccolo l'Orlando furioso: dallo strappo con la Dc allo strappo col centrosinistra. Leoluca Orlando, 65 anni il prossimo 1 agosto, torna a fare il sindaco di Palermo a distanza di 27 anni dalla sua prima volta: era il 1985.

Questa e' la quarta. Allora, il 'professore' assunse la guida della citta' col sostegno di una giunta ''esacolore'', in base agli schemi classici di quella fase politica. Dietro di se' aveva la Dc, il suo partito, e l'esperienza maturata come consigliere giuridico di Pier Santi Mattarella, il presidente della Regione siciliana che poi sara' assassinato da Cosa nostra. Governare Palermo non e' facile, tanti interessi, troppi affari: Orlando comincia a guardarsi le spalle, soprattutto all'interno del suo partito. Ne ha per tutti, anche per Leonardo Sciascia, colpevole di avere puntato il dito contro quelli che defini' ''i professionisti dell'antimafia''.

L'insofferenza dentro la Dc contro il ''professore'' aumenta, il partito lo molla. E non lo ricandida alla fine del suo primo mandato. E' lo strappo. Orlando fonda la 'Rete' e viene eletto in consiglio comunale con oltre 70mila voti. Lo scontro con i vertici dello scudocrociato e' alle stelle. Il suo nemico e' la corrente di Andreotti col suo alter ego in Sicilia, Salvo Lima.

In questo contesto s'innesta la dura polemica con Giovanni Falcone. Orlando lo accusa di tenere nei cassetti le prove delle collusioni tra mafia e politici. Il magistrato lo invita a fare i nomi e denunciare, oppure a stare zitto. La Rete cresce: Orlando viene eletto all'Assemblea regionale siciliana, subito dopo anche alla Camera. Ma si dimette presto.

Nel '93 Palermo torna alle urne. I cittadini, per la prima volta, possono scegliere direttamente il proprio sindaco. Per Orlando e' quasi un plebiscito. Col 75% delle preferenze strapazza la rivale, Elda Pucci. E' l'inizio della 'Primavera' di Palermo. Sui balconi del centro storico sventolano i lenzuoli bianchi, soffia il vento della ribellione con l'effige di Falcone e Borsellino.

Orlando ha il vento in poppa. Nel '97 viene confermato sindaco, sconfiggendo Gianfranco Micciche', il co-fondatore di Forza Italia in Sicilia. La sua ''furia'' pero' gli brucia la terra attorno. E' sempre piu' lontano dai partiti, un uomo solo al comando. Scioglie la Rete, che confluisce nei Democratici di Romano Prodi e poi nella Margherita.

Nel 2000 si dimette da sindaco per tentare l'anno dopo il salto alla Presidenza della Regione siciliana, ma viene sconfitto da Toto' Cuffaro. Cinque anni dopo si schiera con Rita Borsellino alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato da opporre a Cuffaro alla Regione e viene espulso dalla Margherita che sostiene Ferdinando Latteri (ex Pdl, poi Dl e infine Mpa).

Si avvicina cosi' all'Idv di Antonio Di Pietro. Ma nel suo cuore c'e' sempre Palermo: nel 2006 vince le primarie dell'Unione con oltre il 70% dei consensi, ma alle urne, l'anno successivo, viene sconfitto da Diego Cammarata al primo turno. Denuncia brogli, poi vola a Roma con l'Idv che lo nomina portavoce del partito. Decide di tornare a Palermo ''per ricostruire la citta' dalle macerie lasciate da Cammarata'', annunciando la sua candidatura a sindaco.

Il suo bersaglio diventa quel pezzo del Pd che appoggia il governo di Raffaele Lombardo (Mpa): solo dopo la firma di un patto tra tutti i partiti del centrosinistra che esclude alleanze col Terzo polo, Orlando decide di appoggiare alle primarie Rita Borsellino. La consultazione e' vinta da Fabrizio Ferrandelli, suo ex pupillo, espulso da Idv per essersi candidato alle primarie senza l'avallo del partito. Orlando non riconosce la sua vittoria, parla di brogli mentre la Procura apre un'inchiesta su alcuni gazebo allestiti per le primarie. Il centrosinistra si spacca. Orlando si candida. E vince.

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