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Paolo Gentiloni: “Solo Matteo Renzi può salvare il Pd”

di Marco Benedetto |5 Maggio 2013 10:39

Paolo Gentiloni: “Solo Matteo Renzi può salvare il Pd”

ROMA — Matteo Renzi è l’unico possibile segretario del Pd che può portare al cambiamento, rispetto a un partito sconfitto alle elezioni e in “prognosi riservata”: per Paolo Gentiloni non ci sono alternative e affida il suo messaggio perentorio a una intervista con Annalisa Cuzzocrea di Repubblica.

Per Paolo Gentiloni, che è stato assessore al Comune di Roma col sindaco Francesco Rutelli e ministro delle Comunicazioni nell’ultimo Governo di Romano Prodi, Matteo Renzi

“è la risorsa che abbiamo nel tentativo di fare crescere, durante il governo Letta — che ovviamente sosterremo — una visione alternativa e vincente. La storia di questi tre anni dimostra che se la tua visione è minoritaria finisce per essere subalterna”.

Se il Pd vuole salvarsi, deve uscire dalla sindrome del partito in cui lo hanno cacciato Pierluigi Bersani e i suoi mignon, perché

“è proprio questo Pd minoritario che rischia di essere subalterno alla destra berlusconiana. C’è un nesso tra il Pd che si autoconfina a sinistra e il Pd che non può evitare la coalizione politica con Berlusconi”.

Non importa per Gentiloni se in questa fase il partito non eleggerà un segretario completo ma solo un reggente: quello che conta è un forte segnale di “discontinuità”, brutta parola anche un po’ jettatrice che piace ai manager e che in italiano vuole dire cambiamento anche radicale:

“Reggente o segretario, quello che mi aspetto è una discontinuità dalla impostazione che ci ha portato fin qui”.

Gianni CuperloGuglielmo Epifani rispondono alla esigenza di una “Inversione di rotta”:

“Non discuto delle persone di cui sento parlare, tutte ottime”

ma non basta:

“Il fatto che non si proponga già dall’ assemblea di sabato 11 maggio non può significare che da lì venga fuori un nome che va in direzione opposta”.

Nomi?

“No, e se li avessi non li direi”.

Gentiloni parla con una brutalità che non gli è tipica, nemmeno nel passato ambientalista:

“Siamo il partito che giustamente parla più frequentemente di fasce sociali più deboli e disagiate. E siamo i meno votati da quelle persone. Ci vogliamo porre questo problema, o continuiamo aguardare ai ceti più disagiati con gli occhiali degli anni ‘80 e con le organizzazioni del ‘900?”.

Gentiloni non ha peli sulla lingua, ricorda che  il 19 aprile,

“il giorno dei 101 franchi tiratori, il Pd era morto. Lo ha resuscitato Giorgio Napolitano accettando il reincarico. Ora è in prognosi riservata. Se non cambia, non ce la fa”.

Dopo la sconfitta elettorale e il cumulo di figuracce inanellate nei due mesi che sono seguiti, l’ex segretario

“Pierlugi Bersani è andato via, ma tutti gli altri sono lì a pretendere di guidare il partito sulla base della strana idea per cui squadra che perde non si cambia “.

Non gli si può dare torto se ora pretende:

“Voglio un segretario — o quello che è — in discontinuità con questi tre anni”.

Elabora un ragionamento politico che spiega l’imperativo:

“Bersani tre anni fa ha vinto un congresso, contro il Pd a vocazione maggioritaria delle origini, promettendo due cose: che avremmo rafforzato il campo della sinistra, e che ci saremmo in seguito alleati con i moderati, e quindi non c’era bisogno del partito pigliatutto interclassista e pluralista nato nel 2007. Peccato che nel nostro campo — ingiallita la foto di Vasto — ci siamo trovati solo con Sel, che ci ha lasciati alla prima curva. Quanto ai moderati, non li abbiamo visti neanche da lontano”.

Paolo Gentiloni sembra avere chiara la visione del futuro, rispetto al rapporto tra Enrico Letta e Matteo Renzi, e così risponde alla domanda se, dopo l’esperienza di premier, Letta potrebbe rappresentare un concorrente di Renzi per la guida del partito:

“Letta ha un’agenda enormemente complicata, e noi abbiamo il dovere di sostenerla, ma possiamo contemporaneamente muovere i primi passi sulla via di un’alternativa vincente [rispetto a Berlusconi e anche al Pd di oggi]. Questa a mio parere è la responsabilità di Renzi e di tutti coloro che devono dargli una mano”.

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