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Pd, la minoranza rompe gli indugi: “Renzi ha scelto la scissione”

di FIlippo Limoncelli |19 Febbraio 2017 20:05

Pd, Renzi: "Scissione? Ci prendono per matti"

ROMA – Matteo Renzi non vuole la scissione, assicura che per “due mesi” ha cercato di “accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme”, ma “peggio della parola scissione c’è solo la parola ricatto”. Il segretario Pd lo ha detto parlando all’assemblea Pd: “Siamo fermi e impelagati a dire congresso sì, congresso no. Lo voglio dire con totale chiarezza: resti agli atti ciò che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme”.

A metà pomeriggio il presidente Matteo Orfini chiude l’assemblea e indice formalmente il Congresso e con la minoranza scissionista divisa per l’inattesa apertura dell’ex rivale di Renzi, Michele Emiliano, che si fa mediatore e dell’ex premier dice: “Mi fido di lui”, “Nessuno gli ha mai chiesto di lasciare”. Ma in serata arriva la decisione:  “Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario, dicono Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”.

Renzi si è presentato all’assemblea dimissionario: “Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi per statuto si prevede la convocazione dell’assemblea”, ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini aprendo l’assemblea. Poi sul palco è salito Matteo Renzi. E alla minoranza dem hanno iniziato a fischiare le orecchie.

“Io soffro a sentire la parola scissione”, ha aggiunto. “Soffro anche all’idea di cedere a una richiesta che sembrava strumentale, sembrava forse che qualsiasi cosa uno proponesse non andasse bene”. Ma, ha aggiunto, “peggio della parola scissione c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito su un diktat della minoranza”.

Si rivolge alla minoranza Pd sul punto della scissione: “Credo che sia stato buttato via il tempo. Fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo i matti”. Poi la stoccata a Bersani:  “Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall’appoggio caso per caso all’appoggio fino a fine legislatura. Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica”.

“Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c’è un’occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio, io non dico che siamo nemici né avversari ma dico: mettetevi in gioco, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica”.

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