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Pd con Pdl, da Bersani no ai renziani. Ma contatti ci sarebbero

di Maria Elena Perrero |7 Novembre 2022 9:46

ROMA –  Pd senza Pdl, Pierluigi Bersani può farcela? Per provarci ha convocato per lunedì la Direzione del partito: il vertice serve ad escludere l’asse con Silvio Berlusconi a cui i renziani non nascondono di pensare. Il responsabile economico del partito, Stefano Fassina, l’ha detto chiaro e tondo: “Chi, nel Pd, prospetta una maggioranza con il Pdl indebolisce Bersani”.

Ma le voci di stampa dicono altro: “doppio binario”. Cioè: ufficialmente il Pd (leggasi Bersani e vertici) esclude categoricamente l’alleanza con il Pdl. Il giaguaro della campagna elettorale dev’essere ancora smacchiato, non può diventare un gattino con cui convivere. Dietro le quinte, però, si parla di “contatti” già avvenuti.

In particolare, scrive il Corriere della Sera, ci sarebbero stati contatti di Maurizio Migliavacca ed Enrico Letta con Gianni Letta, Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto. Sul tavolo ci sarebbe anche un’intesa sul Quirinale in cambio, magari, di un’uscita dall’aula del Senato al momento del voto, in modo da abbassare la maggioranza richiesta.

Bersani, però, dice di voler andare dritto per la strada del no incondizionato a Berlusconi. Del resto, sottolinea, se è vero che “al Senato non abbiamo i numeri per la maggioranza” è pure vero che “non c’è neanche un’altra maggioranza contrapposta: non ci sono altre alternative realistiche per chiudere questa crisi. Il nostro elettorato non capirebbe un governo di larghe intese: il voto è stato una richiesta di cambiamento e noi non possiamo rispondere con la grande coalizione alla greca e fare la fine di quel Paese. E comunque un governo è indispensabile per il Paese”.

Così il piano di Bersani è di chiedere a Pdl, Lega e Movimento 5 Stelle di “assumersi la responsabilità di far funzionare la dialettica Governo-Parlamento e di consentire quindi l’avvio del governo. Sennò vuol dire che Pdl e grillini si assumeranno la responsabilità di nuove elezioni”.

Ma proprio su quest’ipotesi potrebbe puntare Berlusconi. Galvanizzato dalla manifestazione del 23 marzo a Roma, l’ex presidente del Consiglio rifiuta un sostegno “nascosto”. Se il Pd vuole l’appoggio del Pdl, è il suo pensiero, “deve legittimarci”. “Non ci presteremo mai a un’operazione che prevede una sorta di governo di serie A e uno di serie B, nel quale saremmo relegati noi”, dice Paolo Bonaiuti. E Fabrizio Cicchitto spiega: “Qualcuno pensa che noi faremmo nascere il governo Bersani nascondendoci, uscendo dall’Aula alla chetichella con qualche scusa sennò i grillini gridano all’inciucio? Ma di cosa stiamo parlando? I nostri elettori poi ci verrebbero a cercare a casa”.

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