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Il processo Ruby ucciso in culla ma quello gemello inquieta Berlusconi

di Mino Fuccillo |6 Aprile 2011 14:45

ROMA-Il processo Ruby, quello con Berlusconi imputato, appena cominciato è già finito. Come cantava Mina, ma erano altro tipo di amore e di telefonate. Processo ucciso in culla, processo che non diventerà mai “adulto”. Ma c’è il gemello, il processo con Berlusconi testimone. Il processo con la Minetti, Emilio Fede e Lele Mora come imputati. Processo gemello che sarà durissima se non impossibile mandare al giorno del mai e all’anno del poi come è riuscito per il primo. Processo che si farà perché c’è il piccolo e inamovibile particolare che Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora non sono né deputati né senatori e neanche ministri o sottosegretari. Quindi per loro è inapplicabile, anche a stiracchiarlo a dismisura, l’argomento che “telefonavano” per “ragioni di Stato”. Berlusconi imputato è al riparo dal “suo” processo per volontà del “suo” Parlamento. Berlusconi premier invece non è al riparo dal processo gemello e la cosa inquieta non poco il presidente del Consiglio.

Al processo gemello, al numero due, accadrà prima o poi quel che quasi sicuramente non accadrà mai al processo numero uno. Processo numero uno che attenderà, forse sospeso, la prima pronuncia della Corte Costituzionale non prima dell’autunno e la pronuncia definitiva non prima di un anno. Processo numero uno che sarà “rimosso” dalla Corte Costituzionale, spostato al Tribunale dei Ministri. Trasloco che qualora fosse deciso non avverà mai perché il Parlamento non lo autorizzerà. Processo numero uno che, qualora non fosse spostato dalla Corte, sarà sepolto dalla “improcedibilità” decretata dal Parlamento. Processo numero uno che è un morto che cammina.

Invece il processo gemello è vivo. Al processo gemello saranno chiamate a testimoniare le “olgettine”, insomma le ragazze (il conteggio finora è fermo a 33 più un’altra decina) che partecipavano alle “cene eleganti” ad Arcore. Le ragazze beneficiarie dei bonifici bancari di Berlusconi tramite Spinelli pagatore. Le ragazze che ricevevano aiuti in contanti. Le ragazze cui venivano comprate auto e concessi appartamenti. Le ragazze che confrontavano tra loro: “Quanto ti ha dato?”. Le ragazze già convocate da Ghedini e Longo, gli avvocati del premier, per le “indagini difensive”. Diranno tutte che erano solo aiuti per amicizia, che mai o quasi mai sesso c’è stato. Anzi lo hanno già detto. Ma dirlo in Tribunale durante un interrogatorio sarà altra cosa che dirlo a un microfono tv per strada. In Tribunale appunto ti interrogano, verificano circostanze, confrontano le parole con i documenti. Insomma quel che vai a dire al processo devi stare attento che non venga smentito dagli atti del processo stesso. Staranno attente le “olgettine”? Certamente sì, sono ragazze di mondo. Ma resistere e destreggiarsi in un interrogatorio è altra cosa che essere intervistate da Signorini. Qualcuna potrebbe dire troppo o troppo poco. E comunque sarà una lunga sfilata quella di una cinquantina di ragazze giovani, brasiliane, sudamericane, dell’est europeo oltre che italiane tutte amiche e ospiti del premier più o meno per caso e comunque soltanto per rilassarsi.

E al processo gemello ci saranno anche tre imputati. Tutti e tre molto amici e intimi di Berlusconi. La fedelissima Minetti cui non a caso il premier ha già promesso a suo tempo un seggio in Parlamento. Il sempre fedele Emilio Fede. Il senza dubbio riconoscente Lele Mora non fosse altro che per il “prestito” di un paio di milioni di euro ottenuto e forse più e subito portati in Svizzera nonostante che è sotto procedura di bancarotta non possa farlo altrimenti danneggia eccome i creditori. Sono imputati e come tali possono essere assolti. Ma possono anche rischiare condanna. Fino a che punto avranno voglia di rischiare? Anche loro, qualora fossero messi in difficoltà o addirittura inchiodati da circostanze e atti processuali, potrebbero come tutti gli imputati del mondo in ogni processo del mondo, decidere se tenere la bocca ermeticamente chiusa e rischiare il massimo della condanna oppure una strategia se non di collaborazione con la giustizia almeno di allegerimento della rispettiva posizione. E comunque alla fine, se fossero condannati per favoreggiamento della prostituzione, la scena finale e complessiva sarebbe anch’essa “gemella”. Gemella del caso Mills e relativo processo. L’avvocato Mills è stato condannato per essersi fatto corrompere e aver reso falsa testiminoanza. Mills corrotto e falsa testimonianza a favore di Berlusconi. Chi è il corruttore? Non lo sapremo mai perché il processo Mills a carico di Berlusconi morirà di prescrizione breve, non si farà in tempo a finirlo. Però non ci vuole la “zingara” per indovinare chi era il corruttore del corrotto. Così se qualcuno fosse condannato per aver indotto e tratto vantaggio della prostituzione delle ragazze che andavano alle “cene eleganti”, per dirla con Ghedini non ci vorrebbe la zingara per indovinare chi era “l’utilizzatore finale”.

Può bastare a Berlusconi una soluzione gemella di quello del processo Mills? Insomma nessun processo con lui imputato e men che mai nessuna condanna anche se altre e gemelle sentenze indicano per nome e cognome corrotti e prostitute? Certo che può bastare. Senza processo e senza condanne si continua a governare e continuano ad affluire copiosi deputati nella maggioranza. Però sarà fastidioso alquanto nel processo gemello di quello ucciso in culla la lunga sequenza di udienze in cui si raccontano le cene eleganti, i bonifici, le auto, le case…E quella sfilata di ragazze aiutate e assistite…Berlusconi lo chiama “brigatismo giudiziario”, altri potrebbero chiamarlo un gigantesco, prolungato, imponente “sputtanamento”, sempre per usare il lessico del premier. Sputtanamento nell’accezione non metaforica del termine.

E allora, per ridurre i danni del processo gemello, sarà il caso di fare qualcosa. Ad esempio smontare la credibilità e la legittimità dei magistrati di indagine e di giudizio. Insomma, la Procura di Milano. Che almeno su un punto ha sbagliato e di grosso: non ha cancellato le trascrizioni di alcune telefonate del premier. Telefonate da cui si capisce che Berlusconi sapeva almeno già dal primo di agosto che Ruby non era la nipote di Mubarak, da cui si apprende che garantiva, a richiesta, personalmente il rifornimento di “benzina” tramite Spinelli alle ragazze. Telefonate però che la legge dice dovevano essere ignorate e la cui trascrizione andava distrutta. Grosso errore quello della Procura, sia che sia errore di imperizia o di malizia. I magistrati devono rispettare la forma e la sostanza delle regole. Devono farlo perché non sono una “parte” contro l’altra, sono appunto la giustizia. La nostra legislazione consente invece al privato cittadino che si difende da accusa di farlo senza il pieno rispetto formale e sotanziale delle regole. Può avvalersi della facoltà di non rispondere, può non collaborare, può non svelare la verità se questa gli reca danno processuale. Il privato cittadino che si difende può fare slalom tra le leggi e le regole, i magistrati giustamente non possono. Domanda: anche lo Stato, anche il capo del governo non è tenuto al rispetto della forma e della sostanza delle leggi e delle regole? Domanda che ha già una risposta, fornita dal voto della Camera: i giudici rispettino le regole, il privato cittadino no e lo Stato neppure.

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