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No sindacati, no miliardi. Fornero: o sì o addio “paccata”

di admin |13 Marzo 2012 17:35

Elsa Fornero (Lapresse)

ROMA  – Se i sindacati non diranno sì alla riforma del lavoro, il governo non ci metterà “la paccata di miliardi”, ovvero non si affannerà a trovare le risorse che servono alla riforma stessa. No sindacati, no “paccata”: è il Fornero-pensiero nel 13 marzo dell’anno I dell’era Monti. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero scomoda l’espressione gergale “paccata” (che farebbe piuttosto pensare a numeri a tre cifre) per indicare i due miliardi che il governo ha promesso di mettere sul piatto. Scelta lessicale poco “tecnica” per un ministro tecnico. Anche perché per la Cgil di miliardi a sostegno della riforma ne sarebbero serviti 4. A detta della stessa Cgil, all’incontro fra governo e sindacati il ministro Fornero ha ammesso di non avere ancora idea di dove quei miliardi saranno reperiti: “Non sono in grado di dirvi dove saranno trovate le risorse, il Governo è impegnato a ricercarle”.

Se questa versione del sindacato fosse vera, ammettere di non sapere dove andare a prendere i soldi mentre nel frattempo si annuncia una riforma del lavoro ambiziosa e in tempi brevissimi (entro una settimana? Entro il 23 marzo?) è la testimonianza di uno scacco, dal quale la Fornero pensa di uscire passando la patata bollente ai sindacati.

Questo il bollettino ufficiale:

Il ministro del lavoro Elsa Fornero si impegna a trovare ”risorse più adeguate” per fare in modo che il meccanismo degli ammortizzatori ed il mercato del lavoro funzionino bene ma che il Governo non è disponibile a mettere ”una paccata di miliardi” di fronte ad un sindacato che dice no.

Il ministro ”confida” e lavora per l’accordo sulla riforma del mercato del lavoro e sottolinea che la riforma a cui si sta lavorando è buona e su questa ”risulterebbe molto difficile capire il no dei sindacati” alla proposta di riforma.

“Confido nell’accordo e lavoro per questo – ha detto Fornero a margine di un convegno al ministero degli Esteri – l’entità del cambiamento è tale che posso capire che l’interpretazione di primo acchito sia uno choc. Però io ritengo che la riforma sia una buona riforma e mi risulterebbe molto difficile capire da parte del sindacato italiano che non si dichiari d’accordo con una riforma che lavora per l’intrusione e l’universalita’ degli ammortizzatori sociali”.

”E’ chiaro – ha detto – che se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere una paccata di miliardi e dire ‘poi voi ci dite di sì’? Non si fa così”. Il ministro ha proseguito: ”Noi proponiamo qualcosa. Mi sono impegnata a che le risorse non vengano tolte dall’assistenza. Mi sembra sia un buon impegno. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento per questo impegno”.

Il ministro Fornero non ha paura di elencare obiettivi sempre più ambiziosi: “Vogliamo chiudere molto in fretta la riforma del mercato del lavoro. Per rendere più inclusivo e dinamico il mercato del lavoro si dovrebbe prevedere maggiore facilità di entrata e un po’ più di facilità di uscita. È necessario smantellare le protezioni che si sono costituite fino alla difesa dei privilegi”.

La parola chiave della riforma, spiega Fornero ex cathedra, è “inclusione invece di segmentazione. Vuol dire dare effettiva parità di accesso al mercato del lavoro. Significa smantellare le protezioni che si sono costituite che spesso sono state motivate da buoni principi ma che hanno implicazioni di conservatorismo molto forte fino alla difesa dei privilegi”.

L’obiettivo del governo, ha concluso il ministro in un crescendo rossiniano, “è abbassare il tasso di disoccupazione strutturale”.

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