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San Valentino, festa pagana di amore e guai: da Ofelia a Ruby da Amleto a Berlusconi

di Marco Benedetto |22 Aprile 2014 18:30

San Valentino è stato per giorni in cima alla hit parade di Google in Italia, come una delle parole più cercate su internet.

Probabilmente giovani e meno giovani, per amore o per routine o per non farsi tormentare troppo, cercavano on line idee su regali e comportamenti per un giorno che negli ultimi decenni è arrivato a dominare la cultura popolare italiana.

Una volta non era così, San Valentino in Italia non era una festa conosciuta.  Avevamo Natale e la Befana, Carnevale e le Ceneri e la Quaresima. Si cominciò a parlare alla fine degli anni sessanta, anche grazie a una canzone, “When I’m Sixty-Four”, scritta da Paul McCartney quando aveva solo 16 anni ma, come molti ragazzi che hanno conosciuto la povertà, già allora attento alla vecchiaia.

La canzone ha inizio con queste parole: “When I get older losing my hair/ Many years from now/ Will you still be sending me the Valentine/ Birthday greetings, bottle of wine”, che tradotto in italiano suona “Quando invecchierò e comincerò a perdere i capelli/ Tra tanti anni/ Mi manderai ancora gli auguri per San Valentino/ per il compleanno e una bottiglia di vino?”, ma per i ragazzi di quegli anni (la collezione St. Pepper ecc. uscì nel 1967) quella parola Valentine aveva un suono davvero esoterico.

Poi qualcuno al marketing della Perugina o alla Ferrero capì il  potenziale di quella festa e oggi non c’è ragazza o donna che non includa San Valentino tra le feste che il fidanzato o il marito non possono permettersi di trascurare, quasi fosse ormai un annuale rinnovo dei voti d’amore.

In realtà San Valentino è una festa che nasce nel mondo anglosassone e vi è molto radicata e diffusa. In Australia, la sera di San Valentino, tutti vanno al ristorante per evitare che le donne (anche da quelle parti non sono molto cavalieri verso le compagne) debbano spignattare e lavare i piatti; chi se lo può permettere passa la notte in albergo, così è evitata anche la fatica di rifare il letto il mattino dopo.

Ma in Italia San Valentino è un santo italiano: la bandiera se la contendono in tre, uno da Genova, uno da Terni e uno da Roma, che ha vinto la selezione. Tuttavia in Italia il rito era sconosciuto, fino all’intervento, come già detto, dell’industria dei cioccolatini.

In tutto questo c’è una ragione, perché mai e poi mai in Italia la Chiesa, che pure si è appropriata del natale del dio Sole trasformandolo nel Santo Natale di Gesù, avrebbe permesso una continuità troppo stretta, ancorché mediata da un santo, con la festa pagana romana dei lupercali.

Si trattava di una festa antichissima, radicata nella tradizione e nel mito di cui solo di recente gli archeologi guidati da Andrea Carandini hanno trovato riscontro materiale in una grotta ai piedi del colle Palatino a Roma che era stata inglobata, per evidenti ragioni di simbologia politica, nella mega villa di Augusto, non a torto considerato dallo storico inglese Ronald Syme come un grande e irraggiungibile precursore di Hitler (e, possiamo aggiungere, dei vari Mussolini, Stalin, Castro, Chavez e nel suo impotente piccolissimo Berlusconi).

La festa a svolgeva tra il 13 e il 15 febbraio, culmine del periodo invernale nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi. Ma non erano i lupi a preoccupare i preti della nuova religione, ma le lupacchiotte, le donne, che nella concezione sessuofobica del cristianesimo sono una mutazione del serpente dell’Eden e poiché nella festa dei lupercali era confluita anche quella che propiziava la fertilità alla vigilia della primavera, per il nuovo establishment religioso era meglio non correre rischi.

Poiché, come scriveva Cesare Pascarella, “Er prete? È stato sempre quell’omaccio/ Nimico de la patria e der progresso”, tutti i preti di tutte le religioni sono uguali. Infatti, sotto pressione delle autorità religiose, il governo della Malesia, che è un paese islamico, per bocca del vice primo ministro, ha proclamato che San Valentino non va bene per i musulmani. Il dipartimento per lo sviluppo islamico, controllato dal governo malese, ha anche lanciato la campagna “Attenti alla trappola di San Valentino”.

Tornando alle nostre rigogliose radici cristiane, accadde però che le tradizioni antiche fossero esportate a nord dalle truppe di occupazione romane e avevano trovato sicura presa prima fra i galli e poitra gli abitanti di quei boschi e brughiere della Britannia e erano entrate, legale al mito della fertilità e della fecondazione, nel tessuto della cultura popolare francese e inglese. Ne emersero verso la fine del Medio Evo, durante il boom che riscosse l’Europa dal terrore millenario. Il primo a parlarne, in chiave di aperta sessualità riproduttrice, fu Geoffrey Chaucer, nel 1382: “Nel giorno di San Valentino gli uccelli scelgono la loro compagna”.

Pochi anni dopo il francese Charles, Duca di Orleans, prigioniero nella torre di Londra dopo la battaglia di Agincourt nel 1415, scriveva una poesia dedicata alla moglie da lui chiamata “dolcissima Valentina”. Sempre in quegli anni, a Parigi, il giorno di San Valentino, una “Alta corte d’amore”, durante la quale dei giudici scelti da una giuria di donne in base a letture poetiche giudicavano, con riferimenti e linguaggio propri delle corti di giustizia, di contratti d’amore, tradimenti e violenze contro le donne.

Di San Valentino si trova traccia anche in una tragedia di William Shakespeare, l’Amleto e qui cominciano le note negative su questa festa.Infatti Ofelia impazzita canta questa filastrocca: “Sarà domani San Valentino,/ “ci leveremo di buon mattino,/ “alla finestra tua busserò,/ “la Valentina tua diventerò./ “Allora egli si alzò,/ “delle sue robe tutto si vestì,/ “la porta della camera le aprì,/ “ed ella non più vergine ne uscì”. Tutto fa pensare che sia impazzita proprio la vigilia della festa e si sia tolta la vita proprio in quel giorno.

Che San Valentino non sia proprio un giorno fausto lo proverebbe anche un evento più recente, il noto massacro di San Valentino, una strage di gangster che ha trovato un posto anche nel film “A qualcuno piace caldo”.

C’è poi il caso Ruby, che entra nella vita di Berlusconi proprio il giorno dopo la festa e tanto lei ci tiene alla giornata dell’amore che la usa come riferimento per il fatidico incontro.

C’è, più modestamente, che quando l’estensore di questo promemoria ha iniziato a scriverlo gli si è impallato il computer.

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