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Sondaggio: soddisfatti di soldi e lavoro il 59 e 77%. Febbraio 2018, poi votarono contro

di Lucio Fero |25 Febbraio 2019 8:21

Sondaggio: soddisfatti di soldi e lavoro il 59 e 77%. Febbraio 2018, poi votarono contro (foto d'archivio Ansa)

Sondaggio: soddisfatti di soldi e lavoro il 59 e 77%. Febbraio 2018, poi votarono contro (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Sondaggio, eccone uno che arriva…dopo. Domanda agli italiani (a domandare è l’Istat): soddisfatto della situazione economica, quella personale s’intende? Risposta: un bel 53 per cento di Sì. Altra domanda: soddisfatto della situazione economica familiare? Risposta: un ancora più rotondo 59 per cento di Sì. Terza domanda: soddisfatti del proprio lavoro? Risposta: un 76,7 per cento di Sì.

Era il febbraio 2018, un anno fa. Poi gli stessi che così avevano risposto al sondaggio andarono l’otto di marzo a votare. E votarono contro. Votarono per il partiti che erano contro il come andava. Votarono gli italiani al 50 e passa per cento per M5S e Lega (più un altro circa 8 per cento che votò contro votando per Fratelli d’Italia e l’estrema sinistra). E dopo aver votato e per tutti i mesi a venire nei sondaggi successivi sempre assegnando alle forze contro (nel frattempo divenute governo) circa il 60 per cento dei consensi. Solo nelle ultime settimane un 60 per cento che ha subito limatura al 56/57 per cento.

Nettamente più forte nella scelta di voto dunque l’umore e il sentimento che il portafoglio. Nettamente più forte la voglia di punire che la preoccupazione di tenersi l’acquisito. L’acquisito considerato come intangibile garantito, inattaccabile. E la percezione di uno scippo di condizioni ancor migliori subito.

Qualcuno ha scritto che la pubblica opinione italiana si è liberata del vincolo (esterno?) della coerenza. Lo si registra anche nei sondaggi relativi alle prossime elezioni europee: il 75 per cento degli italiani vuole restare nella Ue e nell’euro. Ma almeno il 55 per cento si accinge a votare per i partiti che compongono il governo più anti europeista della storia della Repubblica.

Come si spiega? Non si spiega, è. A meno che gli italiani interrogati non prendessero in giro l’Istat quando rispondevano, a meno che non rispondessero essendosi messi tutti d’accordo di rispondere per scherzo, così è e basta. I meccanismi di formazione creazione del consenso non hanno più alcun automatismo in comune non solo con gli indicatori della reale situazione economica. Non è solo che la gente non creda, non si fidi, abbia sulle scatole Pil, Bilancio, Deficit, Debito…E’ che la gente, come dire, privatizza i buoni dati e le cose buone (“merito mio”) e socializza le cose che non vanno e le difficoltà (“colpa loro”). E quindi alle elezioni si va per punire. Fino a quando? Fino a dove? Fino a punire un giorno anche i punitori? 

Nota a margine, ma non tanto a margine: più di un notiziario (della Rai soprattutto ma  non solo della Rai) presentando i dati della soddisfazione nazionale ha omesso di dire che erano di un anno fa. Quindi chi ascoltava poteva legittimamente pensare la soddisfazione premiasse il governo oggi in carica. Devono certo quei notiziari averlo fatto per distrazione, per concitazione lavorativa. Certo non devono averlo fatto apposta…

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