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Donald Trump, Corte Suprema su bando musulmani: “In vigore tra 72 ore per chi non ha legami”

di Daniela Lauria |26 Giugno 2017 19:39

Donald Trump, bando musulmani a Corte Suprema: "In vigore tra 72 ore per chi non ha legami"

Donald Trump, bando musulmani a Corte Suprema: “In vigore tra 72 ore per chi non ha legami”

WASHINGTON – Entrerà in vigore tra 72 ore, ma si potrà applicare solo alle persone che non hanno legami negli Stati Uniti. Così la Corte Suprema americana ha parzialmente sdoganato il bando di Donald Trump che vieta l’ingresso in Usa a chi proviene da Paesi musulmani. L’Alta Corte ha stabilito che per ora il bando si può applicare a chi non ha legami con persone o entità negli Usa. E ha quindi fissato ad ottobre l’esame del provvedimento, quando verranno ascoltate tutte le parti in causa.

Per essere esentati dal bando gli individui dovranno dimostrare una stretta relazione familiare negli Stati Uniti, una cosiddetta relazione bona fide. Il legame con un’azienda dovrà essere documentato formalmente e nel dettaglio. Questo vuol dire che uno studente ammesso a un’università americana sarà esentato dal bando, così come un lavoratore che ha accettato un’offerta di lavoro. I rifugiati con reali relazioni negli Stati Uniti sono esentati dal bando.

Tre dei saggi dell’Alta Corte, tra cui Neil Gorsuch nominato dallo stesso Trump, avrebbero preferito un ripristino integrale del bando. “Ci vediamo in tribunale #NoMuslimBanEVER (No al bando dei musulmani, mai)”. Così ha replicato l’Associazione Americana per le Libertà Civili.

La Corte Suprema degli Stati Uniti è composta da nove membri, un presidente, Chief Justice, e otto giudici nominati a vita. La facoltà di nominare un giudice è conferita al presidente dalla Costituzione. I giudici nominati sono ufficialmente considerati super partes, ma il fatto che vengano scelti dal capo dell’amministrazione appartenente all’uno a all’altro schieramento politico può incidere sulle loro caratteristiche e nell’interpretazione della costituzione e della giurisprudenza. Il fatto inoltre che si tratti di una nomina a vita rende particolarmente cruciale la composizione della Corte che può sopravvivere al susseguirsi di diverse amministrazioni di differente colore politico.

Con l’insediamento del 49enne Neil Gorsuch ad aprile scorso, la massima corte Usa è tornata ad essere al completo dei nove giudici previsti dopo che per 14 mesi era rimasto vacante il posto lasciato vuoto con la scomparsa di Antonin Scalia.  Gorsuch ha giurato alla presenza del presidente Trump nel giardino delle Rose alla Casa Bianca, dopo una prima cerimonia privata presso la sede della Corte Suprema

Scalia era noto per essere la ferma voce conservatrice alla Corte Suprema. Gli altri otto membri si dividono al momento equamente tra quattro nominati da presidenti repubblicani e quattro nominati da presidenti democratici: John G. Roberts fu nominato da George W. Bush nel 2005, così come Samuel Alito nel 2006, mentre Clarence Thomas fu scelto da Bush padre nel 1991 e Anthony Kennedy da Ronald Reagan nel 1988. Quest’ultimo ha avuto spesso il ruolo di ago della bilancia avendo assunto posizioni più liberali e votato di conseguenza per diverse decisioni cruciali. D’altro canto, i cosiddetti giudici progressisti che siedono alla Corte sono Ruth Bader Ginsburg nominata da Bill Clinton nel 1993 così come Stephen Breyer nominato nel 1994.

Il presidente Barack Obama dall’inizio del suo mandato ha nominato Sonia Sotomayor nel 2009 e Elena Kagan nel 2010.

 

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