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Pakistan: si prevede un cambio di strategia contro i Talebani

di fmontorsi |30 Aprile 2010 14:12

L’esercito pakistano starebbe infine maturando l’idea di prendere l’iniziativa ed attaccare i militanti pro-talebani nella loro base principale nel Waziristan del Nord. Da anni gli Stati Uniti spingono il governo pakistano verso questo passo, ma inutilmente. I politici e gli altri ufficiali dello stato asiatico hanno sempre ritenuto di adottare la politica del vivi e lascia vivere. Ai talebani le loro roccaforti, in cambio uno status quo precario ma rassicurante. Oggi, le cose stanno cambiando e il Pakistan sta lentamente arrivando all’idea che un attacco delle basi talebane è necessario, in primo luogo nel suo proprio interesse.

Gli occidentali sanno da lungo tempo come il Nord Waziristan sia la base strategica, la roccaforte di quel complesso movimento militare e terroristico che riunisce i militanti di Al Qaeda, i Talebani e altri insorti contro il potere centrale di Islamabad o Kabul. Da qui vengono preparati un grande numero degli attacchi che vengono settimanalmente sferrati contro le truppe Nato.

Nel Waziristan il Pakistan ha foraggiato a lungo, seguendo la politica « smaliziata » della Guerra Fredda, i gruppi talebani locali, permettendogli di installarsi e prosperare, e sperando di esercitare, attraverso di loro, un’influenza in Afghanistan (all’epoca della presa del potere di Kabul, il Pakistan fu, insieme ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi, il solo stato a riconoscere il loro governo).

Dopo il precipitare degli eventi, in seguito all’invasione americana, il Pakistan, pur mantenendo una posizione ambigua, è dovuto scendere a compromessi con gli Stati Uniti. Le attività militari promosse da Islamabad si sono però sempre ridotto a rappresaglie, ad incursioni contro i militanti che prendevano l’iniziativa, attaccando per primi le truppe pakistane. Si sono, in sostanza, lasciate in pace tutti quei gruppi guerriglieri che, all’interno del paese, si limitavano ad esercitare il loro potere territoriale o a preparare attacchi in Afghanistan.

Il cambiamento di mentalità che, secondo fonti diplomatiche, si starebbe verificando all’interno dei vertici pakistani risiede in due fattori diversi. Da una parte, le relazioni con gli americani si stanno notevolmente rinforzando e i due eserciti, dall’avvento dell’era Obama, hanno cominciato a collaborare più strettamente. Dall’altra, nel Waziristan si sta verificando un fenomeno inquietante. La confusa galassia di etnie locali restie ad accettare il potere centrale, i Talebani afghani e pakistani, i militanti forestieri di Al Qaeda si stanno, infine, saldando insieme in una rete, fluida ed efficace, di collaborazione militare.

Nonostante la decisione di attaccare sembri sempre più inevitabile, gli ufficiali stanno prendendo tempo. L’esercito pakistano ha da poco terminato una sanguinosa spedizione nello Swat. Dal 2001 ad oggi il confronto con i talebani è costato all’esercito pakistano la vita di 2700 militari (più del doppio degli americani uccisi nello stesso periodo). I vertici dell’esercito stanno da tempo dicendo pubblicamente che i soldati sono impegnati già su numerosi fronti e che, per diversi altri mesi, non avranno le risorse per cercare di irrompere nella regione.

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