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Sinodo famiglia, relazione votata a maggioranza. Divisione su gay e divorziati

di Lorenzo Briotti |18 Ottobre 2014 19:40

Foto LaPresse

CITTA’ DEL VATICANO-  Al sinodo sulla famiglia che si concluderà domani (domenica 19 ottobre) con la beatificazione di Paolo IV, su 62 punti della Realtio Synodi, 59 sono stati approvati con la maggioranza dei due terzi, e tre non l’hanno raggiunta: si tratta dei paragrafi relativi alla ammissione alla comunione dei divorziati risposati, dell’accoglienza pastorale degli omosessuali e della comunione spirituale (che in realtà  era concettualmente alternativo alla comunione per i divorziati risposati). I tre paragrafi hanno comunque avuto la maggioranza semplice di voti. 

Questo Sinodo straordinario sulla famiglia, ha vissuto un dibattito di portata e toni che nella Chiesa non si vedevano da decenni. Papa Francesco supera la prima fase di quello che è diventato il vero banco di prova del suo pontificato. Già da domani, a mostrarsi sarà ora una Chiesa diversa rispetto all’immagine “unanimistica”, priva di confronto interno, su cui il cattolicesimo mondiale sembrava adagiarsi, non senza arroccamenti rispetto alle domande poste dai mutamenti sociali.

Affrontando le questioni della famiglia, in particolare delle famiglie “irregolari” e spesso lacerate di oggi, il mini-concilio svoltosi per due settimane in Vaticano ha vissuto un confronto acceso che da una parte ha spaccato in due il consesso di cardinali e vescovi, ma dall’altra ha portato una ventata viva dei sentimenti sociali. Al di là dei cambiamenti che verranno effettivamente portati nella prassi pastorale, se non nella dottrina, su temi finora quasi tabù come l’accoglienza delle coppie omosessuali o la comunione ai divorziati risposati, il cammino sinodale voluto con forza da Papa Francesco sta facendo misurare la Chiesa direttamente con le sofferenze e le aspettative di persone che finora, se non tenute fuori, venivano comunque trattate come fedeli “di seconda classe”.

Bergoglio ha chiamato la Chiesa a un cammino complesso, in più tappe. Il Concistoro sulla famiglia dello scorso febbraio, in cui già la proposta Kasper sul sì ai sacramenti a chi è unito in seconde nozze (pur in un quadro “penitenziale” e solo a determinate condizioni) aveva scatenato reazioni infervorate dal fronte dei fautori dell’indissolubilità matrimoniale; la consultazione a livello globale con il questionario alla base cattolica (con domande anche sulla morale sessuale, sulle unioni gay, sulle pratiche contraccettive) che aveva mostrato l’abisso esistente tra il magistero della Chiesa di Roma e la condotta abituale dei cattolici in tutto il mondo; la vigilia di questo Sinodo movimentata dallo scontro a distanza, sempre sul tema dell’ostia ai risposati, fra i cardinali conservatori alla Mueller, alla Burke, alla Caffarra, e il versante “aperturista” che, dietro la proposta Kasper, coalizzava ad esempio i vescovi tedeschi insieme a molti altri del Nord Europa e non solo: sono solo le prime fasi di un cammino non agevole che, nell’assemblea straordinaria terminata oggi (sabato 18 ottobre), ha visto per la prima volta venire allo scoperto “partiti” contrapposti.

E anche tra molte polemiche, come quelle – sempre però dal fronte conservatore – di un Sinodo “pilotato” e dall’esito già scritto. Non è stato così, e l’andamento dell’assemblea, sempre sotto l’occhio attento di Bergoglio, ne è testimonianza. La stessa controversa “Relatio post disceptationem”, che aveva scontentato molti e su cui si sono abbattute centinaia di proposte di emendamento, è stata riscritta fino a far dire a uno dei padri sinodali che si erano mostrati più insoddisfatti, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, che con il documento finale, la “Relatio Synodi”, che dopo altre consultazioni a livello nazionale produrrà il documento di lavoro dell’assemblea ordinaria prevista tra un anno, “abbiamo raggiunto un punto importante”, “una visione comune”.

Non sono mancati scontri che hanno lasciato il segno, e d’altronde era stato lo stesso Francesco all’inizio dell’assemblea a invitare tutti alla “franchezza” (alla “parresia”). Ma il cammino è partito, e l’aria che si respira nella Chiesa già non è più quella di prima. Difficile per Bergoglio, verso cui per la prima volta si sono cominciati a coalizzare segni aperti di dissenso e malumore, sarà tenere insieme le diverse anime che si sono manifestate. Ma anche solo il fatto che un consesso così alto abbia discusso certi argomenti, anche con il contributo della componente laica, è sicuramente un segno di forte novità da cui la Chiesa difficilmente potrà tornare indietro.

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