Siria, ispettori Onu via sabato. Si teme la guerra?

di Alessandra Baldini
Pubblicato il 29 Agosto 2013 - 23:40 OLTRE 6 MESI FA
Siria, ispettori Onu via sabato. Si teme la guerra?

Ban Ki-moon (Foto Lapresse)

NEW YORK (ANSA) – Gli ispettori dell’Onu lasceranno Damasco sabato, con un giorno di anticipo sul previsto, e anche Ban Ki moon rientra in fretta e furia a New York. Gli esperti di armi chimiche delle Nazioni Unite faranno rapporto al segretario generale non appena usciti dalla Siria, ha annunciato il portavoce Farhan Haq, mentre al Palazzo di Vetro i P5 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto) sono tornati a riunirsi per la seconda volta in 24 ore, stavolta su richiesta della Russia.

“Gli Stati Uniti stanno valutando una reazione appropriata” ha twittato l’ambasciatrice Usa Samantha Power dopo aver lasciato scura in volto l’aula del Consiglio, senza che fossero evidentemente emersi spiragli di una qualche intesa con russi e cinesi. Ma gli americani sono “lividi” anche con Londra dopo l’improvvisa frenata di David Cameron ai Comuni, hanno riferito diplomatici occidentali all’Onu. E questo dopo che ieri una risoluzione britannica sull’uso della forza contro il regime di Bashar al Assad era finita su un binario morto per la ferma opposizione di Mosca e Pechino.

L’anticipo del rientro degli ispettori ha evocato l’analoga “fuga” dall’Iraq prima che dieci anni fa cominciassero a piovere le bombe americane: venti di guerra stanno soffiando più forte anche stavolta? L’accordo con il governo siriano dava al team guidato dal professore svedese Ake Sellstrom fino a domenica per completare l’inchiesta. Resteranno in sospeso gli altri episodi su cui la squadra Onu era stata mandato a indagare, ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro Farhan Haq, senza peraltro rispondere alla domanda di un giornalista se il nuovo calendario è stato motivato dall’ipotesi di un raid più vicino, forse già nel fine settimana, perché la finestra di lancio per i missili Usa sta chiudendosi: martedì Obama parte per la Svezia e poi per il G20 di San Pietroburgo, un calendario che restringe ulteriormente le opportunità di azione.

Non è chiaro cosa gli ispettori potranno dire a Ban dopo aver lasciato il paese. Le “prove” definitive delle Nazioni Unite arriveranno soltanto dopo che i campioni raccolti nelle ispezioni saranno stati analizzati da laboratori in Europa: ci sono “procedure precise” messe a punto dallo stesso Sellstrom e questo – ha detto Haq – potrebbe prendere “giorni”.

I dati di intelligence in mano a Usa e Gran Bretagna non danno d’altra parte la certezza “al cento per cento” che Assad sia il diretto responsabile della strage del 21 agosto. Parlando oggi ai Comuni David Cameron ha escluso l’uso della forza in caso di “soverchiante” opposizione all’Onu pur evocando altre possibili “basi legali”.

Intanto la diplomazia ha continuato a muoversi: Mosca e Berlino si sono dette d’accordo sull’importanza di discutere in Consiglio di Sicurezza il rapporto degli ispettori. L’auspicio della cancelliere tedesca Angela Merkel, che ha parlato oggi con Vladimir Putin, Francois Hollande e Barack Obama, è stato di una “rapida e unanime reazione internazionale all’interno del Consiglio”. Analogo pressing è stato fatto dal ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle con il collega cinese Wang Yi mentre la Francia ha chiesto agli alleati di aspettare il dossier Onu prima di impegnarsi in un intervento.